"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

26 aprile 2019. Favola di un viaggio in Indocina

ONCE UPON A TIME...
Dopo 4 mesi e mezzo, possiamo dire di essere arrivati esattamente dove volevamo. È stato un piccolo grande viaggio, una grande avventura per noi.
Certamente lo spostarsi ogni tre quattro giorni, con bagaglio da sistemare bene ogni volta, affrontare lunghi trasferimenti più o meno comodi, nuovi paesi, nuove città, moneta, traffico e culture ha bisogno di una grande  capacità di adattamento e, diremo, la capacità di lasciare a casa quello che siamo, immergendosi nel “diverso”, senza pregiudizi. Ammettiamo di essere un pochino stanchi, fisicamente e mentalmente. Fisicamente perché ogni giorno, ogni volta che ci trovavamo in nuovi luoghi, andavamo alla scoperta di tutto ciò he potevamo esplorare, senza tregua e senza seguire sempre le tracce predefinite. Mentalmente perché, nonostante sia stato un viaggio ben studiato da prima di partire, ovviamente, come spesso accade, quando ci si ritrova dentro alle cose, si presentavano condizioni e problematiche da risolvere all'occorrenza. Il nostro volo era di sola andata e soltanto le prime due settimane erano organizzate con le prenotazioni fatte dall’ Italia (visto il periodo di festività). Da lì in poi, ogni volta dovevamo pensare ai trasferimenti, agli alloggi e a superare piccoli ostacoli che  si presentavano e che, a casa, avremmo risolto con una telefonata. Però, sinceramente, rifaremmo tutto da capo, ora, adesso. Con qualche piccola modifica e accorgimento, rifaremmo tutto. Sapete perché: perché il mondo è bello da vivere e non ci sono soldi che ripaghino certe esperienze di vita, così come non ci sono scuse per chi non capisce che importanza abbia viaggiare. È RIDIMENSIONARSI, capire quanto siamo piccoli, in tutti i sensi. Prima di partire personalmente ero piana di paure: terrorismo, truffe, furti, incomprensioni in paesi rigidi politicamente, malattie, addirittura sequestri. Tutto questo perché c'è tanta ignoranza e perché ci sono informazioni assolutamente fuorvianti ed esageratamente negative sul web. Dal sito della Farnesina (Viaggiare Sicuri) in poi, è un continuo morire per strada. Invece, vi assicuriamo che è tutta un'altra storia. Abbiamo superato il pericolo malaria in zone ritenute rosse, senza profilassi;  abbiamo superato i primi mesi di dissenteria e infezioni intestinali facendoci anticorpi che non pensavamo di avere; abbiamo superato la pazzia degli autisti, il traffico, l'impossibilità di comunicare e chi più ne ha più ne metta. Insomma siamo davvero soddisfatti e felici che sia andato tutto bene, siamo stati molto fortunati, anche metereologicamente parlando, ed è andato tutto benissimo. Tutto questo però non lo dobbiamo soltanto a noi ma soprattutto ai luoghi in cui siamo stati e alle persone che abbiamo incontrato in questo cammino, esempio di rispetto, accoglienza e anche sicurezza per molti paesi “civili”. Lasciamo le considerazioni sull'inquinamento e la plastica perché solo stando qui e capendo il perché delle cose qualcosa l'abbiamo capita.
Cosa ci portiamo con noi:
Buddha, Templi, gradini gradoni, riso, noodles, scooter, caldo, karaoke, mercati, clacson (come il battito del cuore, ogni istante e in ogni dove), colori, profumi, sorrisi, paesaggi, e tanto altro ma soprattutto la gente: questa parte di mondo che a “civilta”, nel suo significato di capacità di civile convivenza, rispettosa convivenza e condivisione, ha tutto da insegnarci. Non conta il loro aspetto, le loro scarse condizioni  igieniche o l'inquinamento; conta il cuore che hanno, la loro capacità di adattarsi, accontentarsi e continuare a sorridere; il loro senso pratico, il pragmatismo in ogni piccola grande cosa; la manualità, la velocità nel gestire le situazioni, senza farsi le seghe al cervello e senza fronzoli e sovrastrutture formali che tutti noi conosciamo bene. L'onesta, l'incapacità di fare del male, quello serio (non le stupidate da semplici “truffaldini” che ci sono anche qua), l'accoglienza, il rispetto reciproco e l’UMANITA” saranno le cose che porteremo con noi da questa piccola, grande avventura.
Ringraziamo tutti coloro che hanno voluto viaggiare un po con noi, significa che siete curiosi e  ben sappiamo che la curiosità di conoscere è il sale della vita.
Il nostro viaggio continuerà, venite con noi.

Lettera al Vitmam

Caro Vietnam,
mentre decolliamo per altri lidi, un velo di tristezza e gli occhi lucidi non ci mancano. Non lasciamo solo te ma questo “Microcosmo”, questa avventura. Si chiude un grande, meraviglioso capitolo della nostra vita.
Da quando siamo entrati ad ora che ti lasciamo non ci hai mai deluso. Terra bellissima, paesaggi indimenticabili e se, qualche rara volta abbiamo avuto qualche intoppo, è stato nulla di fronte a tutto il resto.  È come quando entri in un locale, magari fatiscente, e trovi uno staff ospitale e gentile, tutto il contesto passa in secondo piano; ma qui è bello anche il locale. Hai un bagaglio di sofferenza non discutibile ma una grinta unica, sei un leone. Sei stato capace di far scappare i colonizzatori francesi,sconfiggere la belligeranza dei giapponesi prima e
della più grande potenza mondiale poi, così, senza tutto lo spiegamento dei mega supporti bellici super sofisticati, per l'epoca. Ti hanno massacrato ma ti sei risollevato e con cazzutaggine sei andato avanti; ecco cosa sei per noi: AVANTI; TU SEI OLTRE! Come tu abbia fatto è risaputo: il cervello, l'intelligenza, il pragmatismo, che ti distinguono ancora nel vivere quotidiano, ma soprattutto l'unione. Eri diviso, eppure, quando si è trattato di combattere un nemico esterno, opportunista e incivile, ti sei armato di coraggio, tattica e unità. Ecco, questa è l’eredità al tuo popolo: l'unità, la convivialità, la fermezza, il coraggio e la sicurezza.
Tutte queste cose le si possono vedere negli occhi della gente, per strada. Sei pieno di gente umile ma grintosa, sicura di se. Caro Vietnam, tu sei l'esempio più lampante di ciò che è la Resilienza. Siamo entrati dal sud percorrendo la tua spina dorsale, per approdare, infine, ad Hanoi. Dal delta del Mekong alla baia di Ha Long abbiamo cercato di cogliere tutte le sfumature di colore che ci hai proposto, in termini materiali e umani. Ci siamo mossi in ogni modo, per poter apprezzare il tuo territorio, la tua meravigliosa gente e ancora non siamo paghi.
Molte scene ci vengono in mente, distese infinite di riso, dedali di fiumi e ruscelli incantevoli, guglie, picchi, isole, spiagge e lanterne, ma soprattutto la tua gente, l'operosita che la contraddistingue; dalla macelleria per strada, alla venditrice ambulante con in spalla il tradizionale “quang ganh” pesantissimo, pieno di frutta o verdura, magari vestita di pigiama, accanto a donne curatissime che vanno in ufficio, vestite di tutto punto, alla moda, con i loro tacchi alti e il tubino nero, per continuare con le venditrici di alimenti al mercato, sedute per terra  ma con il viso truccato e curatissimo,
così come le unghie. I ragazzi e i bambini poi, all'uscita di scuola, gioiosi e pieni di vita, non mancano mai di salutarti con un sorriso e un “Hello”, manifestando tutto il rispetto che dedicano alle persone più grandi di loro; così come gli anziani inarrendevoli e pronti ad accoglierti. Sei un insieme di cose e persone che convivono senza pregiudizi, senza quell'aria altezzosa o viceversa triste e vittimista che da noi fa puzza. Sei moderno, dedito alla cura di te stesso ma accogliente verso tutti coloro che vengono a trovarti, sei un
intelligentissimo ospite. Sei stato la miglior conclusione di questa avventura e ci hai coccolati tra sorrisi indimenticabili e affetto puro, tra onestà e sincerità. Ti abbiamo salutato al nostro ingresso, un mese fa, con il Good Morning Vietnam e con un pochino di paure del nuovo. Ora ti lasciamo con un Good Bye e tanta voglia di tornare. Quindi Caro nostro meraviglioso Vietnam, Xin Chào, arrivederci, ciao e Càm On, GRAZIE.

24 Aprile 2019, ultimo giorno ad Hanoi, penultimo in Vietnam e Indocina.

È l'ultimo giorno in questa pazzesca città e anche il penultimo giorno della nostra avventura qui, in Indocina.
Per quanto riguarda questa metropoli vi consigliamo di starci almeno due giorni e di vederla con occhi innamorati. Sinceramente pensavamo ad un caos unico, migliaia di motorini e traffico, invece è stata una delle tante città caotiche e trafficate che abbiamo visto. Ci aveva fatto molta più impressione, per volume di traffico, Patong in Thailandia o Can Tho, prima città vietnamita che abbiamo visto. Qui è abbastanza "" normale"" ma la particolarità è che è, soprattutto, tutto pregno di vita.
Non è il traffico a colpirci ma la gente del posto, unica e meravigliosa nel loro vivere quotidiano. Oggi ce la godiamo così, senza meta, tra la gente. Andiamo in giro e facciano shopping di cose che ci servono, avendo "consumato" e buttato via pantaloni e scarpe (siamo partiti con abbigliamento molto vecchio e usato, era una facile profezia) ma niente souvenirs aimè, non sopravvivrebbero mai.
La sera, a cena,  ci tuffiamo nella caotica via delle birrerie, Ta Hien, una marea di localini e gente a frotte. Ci accomodiamo negli sgabellini e finiamo la nostra avventura tra spring rools ottimi, nem (polpettine) di carne e birra alla spina (draft Beer) a fiumi. Abbiamo tre vicine commensali italiane, tre giovani perle che a 30 anni hanno una bella laurea, un buon lavoro e, soprattutto ,  hanno capito già tutto: si guadagna per vedere il mondo senza alienarsi e senza vendere il
proprio tempo, questa terribile costante della vita. Si chiamano Annalisa (senzaspigoli😂😂😂),  Eugenia , che sono entrambe siciliane, e Federica, ligure savonese. Anche a loro tocca la sorte del "Nemo profeta in patria", ognuna vive e lavora da tutt'altra parte: Annalisa a Bolzano e le altre due a Sidney in Australia, dove sicuramente la meritocrazia esiste. Sono l'esempio di cosa dovrebbe essere ognuno di noi, basi solide e occhi rivolti al mondo, ci ricordano tanto la nostra Piccolina che raggiungeremo molto presto. 
Ci lasciamo così tra una chiacchiera e l'altra, tra una marea di gente intorno e l'infinita voglia di viaggiare ancora. Si rientra. Prepariamo i bagagli e, con la grande soddisfazione di essere arrivati fin qui ma anche un velo di tristezza per dover lasciare queste meravigliose terre, pensiamo alla prossima tappa. Si volta pagina, domani si vola per Singapore che vedremo, con piacere, per la terza volta. Il nostro viaggio è ancora molto lungo e tanto dobbiamo fare ma qui in Vietnam, così come nei paesi toccati prima, lasciamo un bel pezzo di cuore e la speranza di tornare tante altre volte ancora.




23 Aprile 2019. Diretti al mausoleo di Ho Chi Minh


Oggi, dopo la nostra buona colazione, ci dirigiamo verso il mausoleo di Ho Chi Minh, il grande leader che rese indipendente e unito questo bel paese. Si trova a circa due km e mezzo dalla città vecchia, dove stiamo noi e noi ci andiamo a piedi. Hanoi, come già detto, ha un fascino tutto suo. Paradossalmente tutto il caos e le brutture della città, che non ha niente di bello dal punto di vista archittettonico, ci affascinano. Passare tra le viuzze del quartiere vecchio è un viaggio nel viaggio.
Qui, in questi meandri caotici rivediamo un concentrato di tutto ciò che abbiamo visto in Indocina. Niente ci stupisce ormai ma tutto ci affascina sempre. Le vie intorno sono a tema: c'è quella della sartoria, quella della carrozzeria, quella dei fiorai, quella dei conciatori di pelli, quella della passamaneria e così via. Sicuramente se hai bisogno di qualcosa qui la trovi. Motorini e auto le attraversano rendendo
la passeggiata un continuo saliscendi tra strada e marciapiede. C'è tantissima gente, soprattutto i locali che conducono la loro quotidianità tra le facce incuriosite, sorridenti o schifate di tanti turisti di passaggio. Hanoi è spesso sede di transito per esplorare il nord del Vietnam, la zona di “Sapa”, ricca di paesaggi meravigliosi. Ormai sappiamo che questa è diventata una meta turistica fin troppo battuta ma sicuramente da vedere. Per questa volta noi passiamo; preferiamo rimandare a quando saremo meno stanchi e ci potremmo dedicare molto di più anche alle zone del nord. Siamo troppo innamorati del Vietnam e quindi anche questi aspetti di vita caotici ci piacciono.
Pian pianino raggiungiamo la piazza Bin Dinh, in cui si trova il mausoleo. Le strade qui sono larghe e poco frequentate; viali lunghissimi e silenzi interrotti soltanto dai clacson dei mezzi a motore. La piazza Bin Dinh è famosa perché qui, nell'estate del 1945, il leader proclamò la dichiarazione d'indipendenza del Vietnam dall’oppressione francese prima e giapponese nel periodo della seconda guerra mondiale:
“il Vietnam ha diritto di godere della libertà e dell’indipendenza ed è divenuto un paese realmente libero ed indipendente. I cittadini vietnamiti sono determinati a mobilizzare la propria intera forza fisica e intellettuale, e a sacrificare le proprie proprietà e le proprie vite, allo scopo di salvaguardare la libertà e indipendenza”.
Le potenze straniere avevano in serbo per il Vietnam ancora tanti anni di guerre e orrori, che però non fecero altro che confermare lo spirito di sacrificio dell’indomabile, forte e orgoglioso popolo vietnamita prima di riconoscere, nel 1975, quello che la storia aveva già scritto nell’estate del 1945: “ il Vietnam è un paese indipendente e sovrano, membro della comunità internazionale alla pari di tutte le altre nazioni.” La piazza è davvero grande, con giardini curatissimi e picchetti d'onore stabilmente persenti.
Purtroppo il mausoleo oggi è chiuso, come spesso accade, perché ha giorni e orari di apertura precisi. A dire il vero, avevamo letto in internet che oggi sarebbe stato aperto. Non ci sono indicazioni all'esterno per conoscerne gli orari di apertura, si va a fortuna insomma. Il mausoleo è imponente e sta di fronte alla sede del Parlamento. Foto di rito e si va a cercare la vicino altri siti d'interesse come la One Pillar Pagoda, la pagoda ad una gamba 😜😜
ovvero un tempio buddista che si regge su un unico pilastro e che sta in mezzo ad un laghetto, con fiori di loto sull'acqua. All'interno un/una dea della fertilità, molto somigliante alla dea indù Kali. Gira rigira ci sediamo in una caffetteria/ristorante all'interno del parco dietro al mausoleo. Oggi Banh Mi vietnamita (il classico panino) e birra fresca. Adocchiamo una coppa gelato che portano ai vicini commensali; sarà il nostro dessert, gelato buonissimo. Rifocillati, si riparte alla scoperta delle zone limitrofe; molti edifici importanti sono chiusi e ci dirigiamo verso la Old City, la città vecchia, nostra residenza. Mentre percorriamo questi bei vialoni ci imbattiamo nel museo della guerra: costo biglietto 30.000 dong a testa; per la macchina fotografica altri 40.000 dong. Visitiamo la parte esterna che è accessibile gratuitamente ed è la parte più interessante dal punto di vista visivo: aerei, carrarmati, bombe e tanto altro, a memoria della devastazione e della stupidità umana.
La parte interna non la vediamo, probabilmente merita ma non abbiamo voglia di vedere armi e guerra oggi. Prima di rientrare passiamo nella famosa Railroad/Train, la via ferroviaria che passa in mezzo alla città sfiorando le case e i bar che devono ritirare i tavolini ad ogni passaggio del treno. Questo treno locale passa un paio di volte al giorno, non ne conosciamo gli orari. Chiediamo ad un ragazzo del posto e ci dice che passerà alle 7 di sera; sono le tre e mezza e sinceramente non siamo in grado di aspettare, grondiamo di sudore. Rientriamo verso l'albergo. A proposito si chiama Trang Trang ed è un tre stelle molto carino e pulito. La camera deluxe che abbiamo scelto è molto confortevole e il bagno è spazioso, con la doccia separata dal resto. Si sta davvero bene, nessun disturbo dal fatto che sta proprio al centro della Old City. Costo camera matrimoniale con prima colazione, 24 euro a notte. Arrivati ci tuffiamo in doccia; il caldo umido è davvero pesante.
Ci dedichiamo al blog e a varie cose relative ai prossimi giorni. La sera ci vedrà cenare nuovamente al Bun Cha Ta, con una variazione di spring rools ai frutti di mare e il buonissimo Bun Cha ma niente whisky oggi. Ancora una passeggiata attorno al lago, giusto per fare arrivare allo stomaco quanto ingerito. Ammiriamo le luci che riflettono su questo fazzoletto d'acqua, ci piace. Per oggi siamo appagati. A domani.

22 Aprile 2019. Hanoi city: Ngoc Son Temple, Saint Joseph's Cathedral, Ly Quoc Su Temple.




Nella città vecchia, dove abbiamo la fortuna di alloggiare, c'è il lago Hoan Kiem che, ad Hanoi, attira turisti e gente del posto che cerca di allontanarsi dal rumore e dal ritmo frenetico della città. Il lago circonda il Tempio di
Ngoc Son, una pagoda situata al centro di un'isoletta. Il nome significa “ Tempio della Montagna di Giada" ed è dedicato all'eroe di guerra il Generale Tran Hung Dao che sconfisse una forza armata di 300.000 soldati inviati dall'imperatore mongolo Kublai Khan nel 13 ° secolo per invadere il Vietnam.  L'isola su cui è costruito il tempio è conosciuta come Jade Island “isola di Giada” ed è accessibile dal ponte Rising Sun (Sole sorgente), un bel ponticello di legno dipinto di rosso.
Il lago e il tempio sono probabilmente i luoghi più famosi della città di Hanoi in cui riposare e godersi il panorama. Questo tempio ha un ruolo sacro nella mentalita’ del popolo Viet. Ha un legame stretto con la leggenda della restituizione della spada magica alla dea Kim Quy, la tartaruga d’oro. Leggenda narra che durante la rivolta contro i Ming cinesi fu usata una spada magica e che dopo la vittoria venne
restituita al lago e, da allora in poi, il nome e’ cambiato in “Lago della spada restituita”. Originariamente era un tempio taoista. Durante la dinastina Nguyen, il confucianesimo aveva un ruolo fondamentale nella societa’ e percio, il tempio e’ diventato la venerazione dei santi confuciani. Questo infatti è un bel mix tra  confucianesimo e taoismo. Il rosso, il nero e l'oro sono i colori predominanti.
Ci sono degli altari dedicati a Tran Hung Dao, alcuni manufatti antichi tra cui delle ceramiche e un esemplare imbalsamato di una tartaruga gigante trovato nel lago nel 1968 che pesa 250 kg. Costo dell'ingresso 30.000 a testa. Usciti da qui andiamo a vedere una chiesa cristiana la Cattedrale di San Giuseppe, inaugurata nel 1886, durante la colonizzazione francese, dal monsignor Puginier. È un simbolo dell'archittettura coloniale religiosa e un luogo di culto importante della
comunità cattolica in Vietnam. È in stile neogotico, con navate lunghe e alte a ricordo e somiglianza della bellissima Notre Dame (povera lei😔😔😔). Fatta la mia preghiera di ringraziamento, da miscredente e peccatrice quale sono, torniamo sui nostri passi alla ricerca di un altro tempio: il Ly Quoc Su. Si trova nella Ly Quoc Su Street nel centro storico, a soli 50 metri dalla cattedrale di San Giuseppe. È uno dei più antichi del suo genere ad Hanoi. Fu costruito nel 1131 ed è stato rinnovato più volte, specialmente nel 1954, quando fu distrutto durante il periodo coloniale francese. Ciò nonostante, questo tempio in stile vietnamita di quasi 900 anni ha conservato molti preziosi oggetti d'antiquariato come la statua del Buddha o la preziosa campana di Tu Chung, così come la meticolosa architettura di modelli unici di intaglio. Bello, nonostante un ingresso infelice, assolutamente da vedere.
La sera ci vede gironzolare tra le strade della vecchia città. Ci sorprende e ci incanta la moltitudine di vietnamiti che si godono gli spazi intorno al lago. Moltissimi anziani e non, che fanno attività fisica servendosi di attrezzi messi a disposizione; pesi, panche ecc. anche arrugginiti, vengono utilizzati da tutti. Ci incuriscono, in particolare, alcuni uomini che giocano a rilanciarsi un oggettino, un volano, senza fargli toccare terra e senza essere toccato con le mani.
Il gioco si chiama Jianzi, nato in Cina come gioco tradizionale, il suo nome significa appunto “calcio volano”. Si utilizza un aggeggio fatto di rondelle sovrapposte, tenute insieme da una piuma. La bellezza di questa gente che si diverte con poco ci affascina e ci fa riflettere tanto sulla loro grandezza, vitalità, socievolezza e rispetto reciproco, sempre. Passiamo una importante ora a goderci tutto questo e veniamo anche coinvolti a giocare col volano….meglio lasciare perdere, nel caso specifico, lasciar cadere la cosa🤣🤣🤣. Hanoi è sempre descritta come una brutta città caotica ma secondo noi è una bella caotica città da GUARDARE con occhi diversi, godendosi il film dell'umanità meravigliosa e variegata che la circonda. La sera vogliamo provare il piatto tipico di Hanoi, quello che si dice sia nato qui e si trovi solo qui. Effettivamente non l'abbiamo visto da altre parti: il Bun Cha. Viene venduto dalla strada al ristorante di lusso. Bun Cha è diventato ancora più famoso grazie al presidente Obama che, durante una visita in Vietnam,  ha visitato una piccola trattoria ad Hanoi e ha goduto del Bun Cha cucinato da un famoso cuoco. 
Noi ci accontentiamo di un ristorantino particolare fatto a piani ed in cui si entra scalzi, si chiama “Bun Cha Ta” ed è abbastanza economico nonostante sia molto rinomato per la qualità. Assaggiamo il Bun Cha: buonissimo. È fatto di polpettine carne di maiale grigliate, immerse in una zuppa di verdure fresche. La carne, speziata perfettamente, crea un gusto buonissimo. Insieme ad essa portano dei noodles e altre verdure a foglia verde da immergere a proprio piacimento. Oltre questo, degli spring rools di maiale e verdure davvero saporiti. Finiamo con un “bicchierino” (direi mezzo bicchiere) di “vino” di riso vietnamita: è whiskey!!! Abbiamo finalmente capito, per la seconda volta, che il vino di riso vietnamita è un distillato superalcolico, niente a che vedere con il vino nostrano. La cameriera simpaticissima ci fa vedere come si brinda: si conta pronunciando 4 parole a voce alta e giù, tutto d'un fiato; “Mot, Hai, Ba ... Zo (uno due tre ... cheer)”. È il brindisi che si usa fare in famiglia o con gli amici, il nostro “Cin, Cin”. Allora “Salute” a tutti e buonanotte.


21 aprile 2019. da Ha Long a Hanoi, ultimo trasferimento in Vietnam


Ci svegliamo prima dell'alba, siamo sulla baia di Ha Long, più precisamente sempre a bordo della Cozy Classic Crouiser. Vorremmo assistere al sorgere del sole pasquale. Ci armiamo del piatto di frutta di cui abbiamo accennato ieri e saliamo sul
ponte/solarium della barca; l'atmosfera è magica, una leggera foschia avvolge il silenzio della baia. Le imbarcazioni sono alla fonda. Alcuni ospiti, come noi, delle imbarcazioni vicine hanno avuto la nostra stessa idea e attendono l’alba. Sul ponte siamo in compagnia di altre tre giovani e simpatiche ragazze di cui una argentina, che parla benissimo italiano  e due olandesi di origine sarda (entrambi i padri di Botigali) che, ovviamente, parlano italiano e conoscono la Sardegna. Ci dividiamo la frutta aspettando il sorgere del sole ma aimè, il cielo è velato e non ci regala questa magia.
Pazienza, chi si accontenta gode e ci accontentiamo di tutto il resto, che non è poco. Sono le sette e, mentre qualche imbarcazione vicina salpa l'ancora, la mattina si anima. Siamo tutti ormai svegli e facciamo colazione. Tra gli ospiti conosciamo anche due insegnanti italiane della provincia di Brescia con le quali condividiamo questi due giorni di navigazione e tante riflessioni. A proposito di navigazione, non è stata tanta; tra stop e visite a destra e manca, le ore di navigazione alla fine non sono tante ma abbastanza per rendere l'idea della bellezza del posto. Una nota dolente, come abbiamo detto in altre occasioni, è l'inquinamento del mare.
Anche qui, come in altri luoghi, non mancano la plastica e i rifiuti che galleggiano. Ormai è un processo irreversibile. Dopo colazione, salpiamo e ci dirigiamo verso una farm di perle; si scende a visitarla. Ci accoglie una guida che ce ne spiega il procedimento. Questo non è nient'altro che un allevamento di ostriche alle quali viene inserito un corpo estraneo che viene inglobato dalla madreperla.
Chiaramente, a seconda della crescita, la perla raggiunge dimensioni più o meno grandi. Interessante il metodo di inserimento di questa pallina che genererà la perla. Un operatorea apre leggermente le valve e, con l'aiuto di una lente e pinzette da microchirurgia, introduce l'oggetto estraneo. L'ostrica, così trattata, viene fatta crescere per altri 5 o 6 anni e quasi sicuramente avrà al suo interno la perla. Qualità e forma mi è sembrato di capire siano date un po dal caso. L'allevamento si sviluppa in una baia riparata da una serie di isolette che la rendono immune da qualsiasi condizione di mare. Da qui c'è la possibilità di prendere un kayac per andarla a esplorare; così facciamo. Sulla piattaforma immensa e galleggiante, che ospita laboratorio e negozio di perle, c'è un moletto dal quale partiamo; kayak biposto, Robi davanti io dietro. Per 45 minuti pagaiamo a ridosso di insenature e scogli di cui alcuni sono a strabiombo, altri, gradualmente, si affacciano al mare. Sembra di essere fuori dal tempo in un'altra dimensione.
Una natura selvaggia e incontaminata ci ammalia, peccato non si possa dire altrettanto per il mare. Terminata questa bella esperienza rientriamo a bordo per prendere la via del ritorno.
La rotta di rientro, per fortuna è differente di quella di andata, così possiamo ammirare scenari diversi, unica pecca è il sole, non splende come ieri, anzi, direi che non si vede proprio. Si mangia nuovamente, qui sembra di essere all'ingrasso, stiamo sempre mangiando. È quasi mezzogiorno e, mentre finiamo il nostro pranzo, stiamo entrando in porto. Di lì a poco saliremo sul bus per il nostro ultimo trasferimento che ci ha visto protagonisti in questo lungo viaggio in Indocina, direzione Hanoi. Costo trasferimento 10 dollari a testa, con il minibus della agenzia che propone la crociera. Arriviamo ad Hanoi alle 16.30 circa. Depositiamo i bagagli in camera e usciamo a vedere quella che viene descritta come una delle piu caotiche citta' del Vietnam...ma non è proprio così.

20 Aprile 2019 Cruiser in Halong Bay


Oggi lasciamo l'alberghetto per imbarcarci sulla Cozy Classic Cruiser in cui trascorreremo due giorni per esplorare la baia di Ha Long (o Halong).
Questa bellissima parte del Vietnam è, forse,  la più famosa dal punto di vista naturalistico. Le varie cittadine intorno non offrono un granché ed è difficile godersi le bellezze della baia stando a terra. Prenotato, attraverso booking.com, una notte in una delle tantissime imbarcazioni che fanno le mini crociere, ci dirigiamo al molo. Il costo del taxi dall’ albergo al molo, 4 euro (100.000 dong), circa 12 km. L'imbarco è previsto a mezzogiorno e alle 11.30 siamo nel punto di ritrovo previsto. Arrivati qui
notiamo che per lo smistamento dei passeggeri per le diverse imbarcazioni non c'è organizzazione. Il tutto si riconduce ad una bolgia umana in cui ognuno si sente perso e cerca di districarsi come può, ammenoche’ non si arrivi con tour guidati. Gira  e rigira troviamo il tender che ci deve portare alla nostra barca. Saliamo e, primi passeggeri, siamo a bordo. Ci accoglie uno staff molto cordiale che ci da il benvenuto con una bevanda alla frutta. La barca è molto carina, tutta di  legno scuro con arredi stile Agatha Christie in “assassinio sul Nilo”😂😂.
Ci assegnano la camera 202 e salpiamo. Con nostra grande sorpresa in camera, una “deluxe”( piccola ma veramente carina, con anche un bel bagnetto), troviamo frutta fresca e udite, udite: una bottiglia di vino rosso offerto dalla compagnia, e non siamo neanche VIP. Il tempo di sistemarci ed il pranzo è servito. Molte pietanze cucinate dignitosamente ci saziano con piacere. Abbiamo due commensali giapponesi con noi, due giovanissimi innamorati un po distaccati, giapponesi appunto. Stiamo già navigando tra i pinnacoli di roccia emersi che costellano la baia e la caratterizzano. Il programma della giornata prevede una visita in una grotta e in una spiaggia; un mini corso di cucina e la cena alle 19.30.
Così sarà. Alle 15 circa la  prima tappa ci conduce alla grotta dal nome vietnamita “Sung Sot”che vuol dire stupore. Questo è quello che provavano gli antichi abitanti di queste zone al vederla; anche noi però. Purtroppo c'è una marea di gente e di imbarcazioni; c'è una lunga fila da fare per accedervi ma ne vale la pena. È un'ampia grotta che inizia con un collo di bottiglia al suo ingresso, che ne fa da tappo. Superato questo si aprono delle sale enormi di formazioni calcaree molto ben illuminate e scenograficamente stupefacenti, da quì il nome. Scalinate che salgono e scendono sono gli accessi per ingresso e uscita che si trovano in punti diversi dell'isola. Finito il giro, ci rimettiamo i navigazione per raggiungere la spiaggetta di “Ti Top”.
È una spiaggia piccolina e, soprattutto, strapiena di gente che fa lo stesso tragitto con le altre miriadi di imbarcazioni. La cosa più bella di questo sito  è una lunga scalinata che porta ad un panorama mozzafiato della baia. Fortuna vuole che da qui ci godiamo un
bellissimo tramonto, un tramonto indimenticabile sulla baia di Ha long. Sia la grotta che quest'ultima tappa in spiaggia e il point view, sono a pagamento ma per quanto riguarda noi, erano comprese nel costo della crocera. Si ritorna in barca, sono le 18.00. Navighiamo fino ad una baia circondata dalle immense rocce e qui ci si ferma per la notte. Nel frattempo ci si prepara per la cena; doccia e poi mini corso “aperitivo” di cucina. A dire il vero è una lezione di un piatto tipico
da antipasto, gli spring rools a crudo: foglio di pasta di riso, verdurine e noodles, il tutto da assemblare e bagnare in un intingolo, prima di essere mangiati; per noi non è la prima volta. Ad accompagnare il tutto un calice di vino: orribile. Si cena subito dopo, tante cose sfiziose, tra le quali ostriche ma soprattutto la nostra bottiglia di vino rosso che
stappiamo e condividiamo con i nostri due giovani commensali giapponesi che, dopo il primo bicchiere, cominciano a sciogliersi un
pochino e noi approfittiamo per chiedere alcune cose sul Giappone. Al secondo bicchiere siamo già amici🤣🤣 (evviva il vino, che Dio lo benedica sempre, come ha fatto del resto). Unica pecca è non averlo condiviso anche con altre persone carine che abbiamo conosciuto a bordo, ma alla fine non si sono perse niente, non era così buono. Finiamo l'ultimo sorso sulla passerella della barca. Intorno a noi una miriade di imbarcazioni, sembra una città galleggiante. Le luci si riflettono sull'acqua creando un'atmosfera surreale e romantica, e, per benedire la serata…. “spunta la luna dal monte” CHE LUNA MERAVIGLIOSA. Una bellissima luna piena ci accompagnerà tutta la notte.