"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

25 - 26 Gennaio 2019. Nyaung Shwe

Buongiorno da Nyaung Shwe, piccolo paesino dove alloggiamo in prossimità del lago Inle. Anche quì, come in quasi tutto il mondo, esiste un turismo di prima classe e uno "normale", poi un un terzo, sotterraneo, per chi decide di fare del viaggio un proprio stile di vita (un po come noi). La differenza salta agli occhi in maniera lampante.
Troverete sicuramente, anche tra i vostri conoscenti, persone che diranno: sono stato In India o in Africa o in capo al mondo. Pochi di questi avranno toccato con mano il vero viaggio. Il contatto con le persone, la carezza ad un bambino e il compiacimento della madre per aver considerato il piccolo; incontrare il volontario in un villaggio sperduto e scoprire che impiega qualche mese della sua esistenza per insegnare a leggere e a scrivere ad alcuni bambini che non hanno la fortuna di avere la scuola a portata di mano. Assaporare il loro cibo e anche da quello capirne qualcosa in più, insomma integrandosi e non vedendo il mondo circostante come in un acquario, come in uno zoo umano da fotografare a distanza. Noi nel nostro piccolo cerchiamo un'integrazione che ci possa chiarire e spiegare quello che a prima vista sembra inspiegabile. Perciò, alcuni giorni avremo poco di spettacolare da raccontare; sono giorni che ci ritagliamo per andare in giro tra la gente, tra le loro case, attraversando pozze o arrampicandoci in bici, là, dove il "turista" non arriva, sia per il poco tempo a disposizione o per scelte diverse. Riteniamo che questa sia l'anima più intima del viaggio, quella che ti segna con immagini interiori e non da pellicola. Si potrebbe aprire un lungo discorso sull'essenza del viaggio, ma sono sicuro che mi mandereste tutti, o quasi tutti, a cag... (quel paese) 😂😂😂😂
OK, oltre questo, le giornate ci servono per organizzare il proseguo del viaggio. Dobbiamo prenotare bus, "albergo", treno, insomma tutto quello che serve per il proseguimento. È chiaro che per un periodo così lungo non si possa e non si voglia prenotare tutto prima. A casa si studia il territorio, l'itinerario di massima, documenti e visti, si prendono appunti, mentre quì, si passa ai fatti. Siamo "armati" di un tablet e due telefoni, da questi attrezzi, rete permettendo, dobbiamo organizzarci per gli spostamenti successivi. Poi ci sono le fotografie, il blog, la roba da lavare, i piacevoli scambi di opinioni tra me e Robi di fronte a un "ginger tea". A proposito qualcuno giustamente ci chiede cosa mangiamo noi e cosa e come si mangia qui. Beh, chiariamo una cosa: non si può morire di fame perché c'è di tutto. Ci sono market e quindi la possibilità di mangiare confezionato. Qui in Myanmar nella zona a sud di Mandalay esistono alcune catene di fast food nostrane, no McDonalds. A nord, invece non esistono proprio. Ci sono diversi ristorantini di cibo tailandese, molto piccante; cinese, molto buono e più fritto; birmano, poco piccante e pieno di verdure. Alimenti assolutamente sempre presenti sono il riso bianco, semplice, che sostituisce il nostro pane oppure elaborato, con verdure, pollo se non maiale, calamari o gamberi. Le uova, mai manchino; l'anatra, che qui allevano come noi le pecore e che fanno arrosto, è buonissima. Verdure di tutti i tipi, soprattutto cavoli. Mancano totalmente i legumi e i cereali, si trovano i fagioli ma non dappertutto. I pesci, arrosto o in umido, sono abbastanza saporiti. Dosano e usano perfettamente le spezie, il carry, il peperoncino e lo zenzero sono regine. Avocado, papaya, ananas, melone e anguria accompagnano i frutti esotici come il lichi, passion fruit e altri dai nomi strani. Molto apprezzate le arachidi e gli anacardi che usano mettere nei piatti tipici. Sgranocchiano pannocchie cotte a vapore o arrosto e vanno pazzi per i semi di girasole. Per quanto ci riguarda abbiamo la fortuna di non avere lo stomaco delicato e di non avere vizi ma tanta curiosità. Iniziamo con colazioni abbondanti perché stiamo in giro tutto il giorno e spesso saltiamo il pranzo. Uova, toast, burro, marmellata, pancake, succo di frutta fresca, te o caffè. Spesso negli alberghi in cui facciamo colazione, oltre a questi alimenti, ci sono pietanze composte vere e proprie: i noodles o il riso se non la zuppa con tanto di verdure e spezie, che ormai mangiamo normalmente. Se poi ci viene fame durante il pomeriggio, ci fermiamo nella bancarella di street food e ci facciamo guidare da olfatto e vista. A cena, di solito, scegliamo un "ristorantino" che ci ispira e mangiamo cibo locale. Noodles o riso con pollo o calamaro, anatra, pesce o zuppe con  "roba" galleggiante (verdure soprattutto)  tutto moto elaborato e davvero saporito, accompagnato da birra buonissima o raramente il vino perché non si trova spesso. L'acqua ai fiori. Due volte abbiamo assaggiato la pizza, "pizza", più per curiosità che per nostalgia. Qualche volta, ci strafoghiamo di arrosticini, molti li cucinano per strada. La formula è che tu scegli quelli che ti ispirano e loro li arrostiscono davanti a te, poi ti siedi in tavolini zozzi,  con la carta igienica al posto dei tovaglioli ed il gioco è fatto. Insomma non  manca niente soprattutto se si ha la capacità di adattarsi.
Di seguito il Link di un piccolo video che condensa i pochi giorni trascorsi in questo posto meraviglioso.

https://youtu.be/LTupEaznFbo


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