"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

31 Marzo 2019, Can Tho, passeggiata domenicale.

È una domenica sorniona questa a Can Tho ed è l'ultimo giorno di permanenza per noi. Non ci svegliamo mai tardi, massimo alle 8 siamo in piedi. Facciamo colazione e usciamo. Non abbiamo mete precise se non andare verso il fiume e raggiungere la zona festosa di ieri sera per vedere com'è la mattina. La città si sveglia tardi, poco traffico e poca gente in giro. Nonostante la grandezza è veramente un posto vivibile, molto
confortevole. Arriviamo nella zona festosa e non c'è niente e nessuno. Rimane l'immondezza e le strade silenziose. Sembra il day after di un rave party, anche se qui di illegale non c'era proprio niente. Diciamo che la pulizia delle strade non è la priorità assoluta e diciamo anche che, se anche ripulissero strade e fiumi, non saprebbero dove e come smaltire le tonnellate di plastica. È veramente un grande problema difficilmente risolvibile. Durante la passeggiata vediamo un gruppo di uomini di età diverse seduti in una bettola/ristorante; sono falconieri. Da cosa l'abbiamo capito?
Bè non dalle magliette tutte uguali con la stampa dei falchi e un logo particolare, ne’ dagli scooter parcheggiati con tanto di logo, ma da ciò che c'era sopra gli scooter: i falchi! Erano poggiati ai sellini e trattenuti con una specie di guinzaglio. Bellissime creatura, purtroppo non libere. Ci salutano, non i falchi, e dopo alcune foto andiamo verso altri lidi. È già mezzogiorno e cerchiamo
qualcosa da mangiare, oggi è domenica e quindi pranziamo fuori😜. Ci facciamo attrarre da un paio di localini su strada di cui uno la spunterà. Non c’è nessun occidentale in giro e anche nei locali; ci sono solo persone del posto e comunque di origine asiatica. Ordiniamo due pietanze che ci ispirano perché col caldo che c'è non vogliamo niente di elaborato. Uno è una specie di frittata con verdurine e carne di anatra macinata; l'altro è un insieme di una decina di mini tortine ai frutti di mare, sfiziosi. La cosa più strana è che, con queste due pietanze, portano un cesto di foglie. In ogni tavolo accompagnano le pietanze con questo cesto di foglie. Attenzione non verdura ma foglie, avete presente quelle che crescono tra i rami o nei cespugli? Sinceramente avevamo già visto come venivano mangiate dai commensali a noi vicini, altrimenti non avremmo saputo che farcene. Praticamente si prende una foglia (di cosa siano non è dato saperlo) si riempe con quello che vuoi e che hai ordinato, nel nostro caso le tortine e la frittatina a pezzetti, si aggiungono le altre foglioline (c'è anche menta), si rotolano e si bagnano nell'intingolo che ti portano sempre insieme ad esse. Troppo originale per noi, troppo divertente. Bè, non solo abbiamo mangiato tutto ma c'è pure piaciuto tanto. Fortunatamente non ci siamo sentiti male dopo perché l'intenzione è quella di cenare con una zuppa di frutti di mare che avevamo provato il primo giorno. Infatti così facciamo. La sera dopo il relax e un giretto finiamo proprio in questo ristorante che si chiama Tomato ma è totalmente vietnamita e prendiamo la zuppa. Braciere a tavola, sopra di esso il contenitore dove mettere tutto quello che ti portano, far bollire insieme a tante verdurine e i noodles e poi gustarselo con calma e tranquillità; fantastico. È ora di rientrare. Si preparano i bagagli, domani mattina si parte alla volta di Saigon, oggi chiamata Ho Chi Minh. Bellissima Can Tho, arrivederci.

30 Marzo 2019. Can Tho in scooter.

Oggi vorremmo vedere Can Tho in tutta la sua grandezza, ovviamente in scooter; noleggio per uno scooter 125 automatico=180.000 Dong (7 euro al giorno). Iniziamo a girare senza una
meta precisa per ora. Andiamo nelle strade più lontane, larghissime e ancora poco trafficate, sono le 9.00 del mattino. I negozi sono aperti da poco tempo ma diverse persone del posto stanno già mangiando per le strade. Seduti vicino alle bancarelle di pietanze tipiche, consumano la loro colazione. Solitamente mangiano la zuppa, con i noodles dentro. Non ci sono molti dolciumi in giro, qualche piccola pasticceria artigianale che offre soprattutto torte. Non è, però, loro abitudine mangiare dolci a colazione. Ci rendiamo conto di quanto sia immensa questa città e quanto sia ben organizzata.
Moltissime persone utilizzano il motorino, sempre dotati di casco. I caschi per moto sono semplicemente copri testa; si possono usare caschi tipici da moto ma anche quelli per mountainbike e addirittura gli e metti militari; l'importante è avere qualcosa sulla ccapoccia; nessuno, ma veramente nessuno, circola senza. Altra cosa che ritroviamo sono le nostre vecchie, “care”, chiese cattoliche. C'è una grossa comunità di cristiani/cattolici evidentemente, perché ci sono molte chiese sparse qua e là. Le luminarie sovrastano tantissime strade ma da spente ovviamente non rendono. Ci dirigiamo verso il fiume e costeggiamo il Flotting Market che abbiamo visto ieri in barca. Non ci sono molti accessi via terra ma qualche scorcio riusciamo a trovarlo.
L'immondezza regna sovrana, con la plastica al primo posto. Mentre percorriamo questi meandri ci imbattiamo in un mercato. Non paghi di tutti quelli che abbiamo visto in quasi quattro mesi, ci inrufoliamo anche in questo per vedere, soprattutto, se ci sono cose strane e se tra la carne ci siano serpenti, topi o altri animali non proprio piacevoli. Niente da fare; la cosa “”più strana”’ sono i rospi, che acquistano volentieri, sia morti che vivi, da scegliere. La cosa più caratteristica sono le ambulanti; hanno quasi tutte il cappellino a cono e la mascherina, oltre che indossare il pigiama.
La mascherina è diffusissima in tutti questi paesi, direi quasi un vezzo, un'abitudine perché,secondo noi, non è giustificabile la sua diffusione. Questi paesi non sono così visibilmente inquinati in quanto ad aria da respirare. L'inquinamento che hanno è ben altro, in terra. Dopo questa visita al mercato ci dirigiamo a circa 12 Km da quest'ultimo, verso il Il monastero buddista di Phuong Nam che  si trova nella zona storica di Lo Vong Cung, villaggio , comune My Khanh, distretto di Phong Dien (eeee in taddinanta insomma), a circa 15 km dal centro della città di Can Tho.
Lungo l'ingresso principale si trovano statue scolpite di 18 immagini arhat ( il buddismo Theravādade, uno dei rami del buddismo, definisce arhat come colui che ha acquisito conoscenza della vera natura dell'esistenza e ha raggiunto il nirvana). All'interno della sala principale invece c'è la statua del Buddha Sakyamuni, che è fatta di rame, del peso di 3,5 tonnellate e sculture di legno di statue di bodhisattva (Bodhisattva è una persona che si trova sul percorso verso Buddhahood, cioè di “risvegliato”, ma non ha ancora raggiunto esso). L’esterno del monastero è curato, pieno di piante e bougainvillea di colori sgargianti e
tutt'intorno ci sono spazi per rilassarsi, compreso una mini pagoda in mezzo ad un laghetto in cui nuotano le carpe. Oggi in questo bellissimo contesto in cosa ci imbattiamo, noi culoni? In un weekend dedicato ai giovani. Ci saranno un migliaio di ragazzi, suddivisi in grossi gruppi, probabilmente sono i corrispettivi della nostra “azione cattolica”. Sono festosi e quando arriviamo stanno facendo, probabilmente, colazione. Appena ci vedono salutano e pian piano cominciano a coinvolgerci tra loro; ci offrono dei saccottini di riso, poi da bere e ancora frutta, cominciamo a diventare “famosi”; molti vogliono fare le foto con noi, monaci compresi. Ci chiedono da dove veniamo, come ci chiamiamo, solite domande d'approccio.
Poi, con nostra meraviglia, succede l'impensabile, i gruppi cominciano a sfidarsi a suon di Watt, parlo di suono e musica. Ogni gruppo si evidenzia con quanto più casino può fare, musica “tecno” a palla, tutti che ballano, monaci che riprendono quanto succede, tutti sorridenti e festosi. E noi che siamo venuti a cercare un monastero di meditazione e relax. Incuriositi ci avviciniamo, mai l'avessimo fatto; ragazzi e monaci ci invitano a prendere parte alla festa, sono le dieci del mattino. Noi, che siamo rinomatamente asociali🤥😜😜, iniziamo a ballare con loro e scoppia una festona. Fanno a spintoni per poter ballare vicino a noi, è una festa che coinvolge tutti. Immaginate questi
ragazzi, presi dalla frenesia della musica, con questi due stranieri (scemi) in mezzo che ballano con loro, finita la quiete che si addice a i giardini del tempio. Sono accoglienti e positivi, proprio come i nostri giovani🙊. Dopo la festona danzante si sono ripresi il proprio posto nel proprio gruppo iniziando il lavoro di dialogo collettivo con i monaci, evidentemente per parlare dell'argomento dell'incontro. Dopo circa un'ora e mezza usciamo dal Tempio carichi di energia positiva. Sulla strada di rientro esploriamo il mercato mattutino che sta in città; è un'estensione grandissima di merci e alimenti, molto simile a quelli già visti, se non fosse per la grandezza. Anche qui cerchiamo qualcosa di strano ma sinceramente, oltre al contesto in sé che è sempre strano, non c'è niente di sovraumano. Rientro in ostello dopo aver mangiato un panino al volo. Nel tardo pomeriggio usciamo nuovamente con direzione Pagoda di Chua Nam Nha.
La pagoda appartiene alla religione del buddismo Theravada. Non solo è particolare dal punto di vista architettonico, ma è soprattutto importante per la storia ad esso associata a molte attività patriottiche di alcuni studiosi e intellettuali vietnamiti.  La Nam Nha Pagoda è famosa per la sua lunga storia di attaccamento al movimento rivoluzionario contro la Francia. Si trova a 5km dal centro della città e ha una parvenza abbastanza semplice nonostante sia colorata. All'interno ci sono sculture di legno che rappresentano i profeti. Ci sono tre sale, ma la sala principale è il luogo per l'adorazione; qui si trovano tre statue di Buddha fuse in bronzo. Vediamo i monaci; sono molto diversi dai
soliti monaci buddisti; non sono rasati e sono vestiti con un pantalone leggero bianco, sotto ad una specie di abito talare nero lungo, di stoffa leggera, aperto ai lati. Scarpe basse nere, anch'esse di stoffa e un copricapo molto particolare. Qui ne abbiamo visti tre, tutti ragazzoni alti. Arrivano alcune signore in bicicletta, sono vestite casual; dopo pochi minuti le rivediamo con addosso lo stesso abito nero dei monaci ma senza copricapo. Una di loro, con gentilezza, mi fa capire a gesti che non posso entrare a causa dei miei pantaloni, troppo colorati probabilmente (oppure non coperti da gonnelone?), purtroppo non ho capito. È il momento della funzione religiosa. Stiamo un pochino a vedere da fuori ma poi, sentendoci di troppo, togliamo gli ormeggi. Tornando verso la città andiamo a vedere la
“”spiaggia””; un litorale, molto curato sulla strada, che fiancheggia un lembo di spiaggia sul fiume, marroncino, con la sua immondezza di qua e di là. È un punto di ritrovo e rilassamento per i locali, le persone del posto intendo. Spazi allestiti con sdraia e tavolini su questo tratto di fiume. A qualche centinaio di metri invece c'è tutta una zona, una lunga strada che è già in festa. Oggi è sabato. Gente che passeggia tra bancarelle di bevande e di alimenti, Street food appunto. Non ci facciamo mancare un succo di frutta fresca doclificato con la canna da zucchero che pressano al momento; il succo zuccherino è ricavato dallo schiacciamento della canna da zucchero che viene infilata in un torchio apposito. Stiamo a guardare questa bella umanità. Molti ci guardano un po sorpresi, siamo gli unici con gli occhi verso il basso. Turismo occidentale 0. È evidente che siano abituati ai
turisti perché il loro approccio non è mai di meraviglia ma di semplice domanda “e voi occidentali qui tra noi ?? come mai non siete nei migliori ristoranti del posto e invece siete seduti qui a bere le nostre bevande piene di ghiaccio quando vi si dice di non prendere mai nulla col ghiaccio dentro perché insalubre? Invece noi, imperterriti, stiamo proprio in mezzo a voi, perché ci piacete e tanto. Infatti è qui che ceneremo oggi. Dopo aver visto i banconi di alimenti esposti, pesce, frutti di mare, carne ecc, decidiamo di fermarci. Ne scegliamo uno allestito, come tutti del resto, con tavolinetti di plastica e seggioline di plastica (quelle che usano nelle nostre scuole materne) dove consumare le pietanze. Gli imbonitori ci sono piaciuti; ragazzi giovani di cui uno parlante
inglese, una mosca bianca qui. Scegliamo un pesce bello grande, una specie di leccia, un po di gamberoni freschissimi e ci sediamo ad aspettare che ce li preparino. Ovviamente il vino non esiste nelle bancarelle, ci sono solo bibite, acqua e birra, tutto caldo!. Prendiamo le birre Saigon (new entry nella nostra collezione), buona e leggermente amarognola. Purtroppo sono a temperatura ambiente (25 gradi!!) e per loro è normale bere le bevande con il ghiaccio nel bicchiere: un cubone di ghiaccio nel boccale e la birra è fresca, per loro. Ci adeguiamo e beviamo la nostra birra annacquata. Nel frattempo arrivano verdure spadellate, che avevamo chiesto, i gamberoni grigliata con le salsette apposite e poi il pesce grigliato su lettino di verdure, coperto di arachidi. Spesso in questi paesi si trova la frutta secca a guscio in tantissime pietanze; a noi piace molto. Insieme a tutto questo ci portano delle verdurine a crudo, tagliate a julienne, dei noodles sbollentati e dei fogli di farina di riso. Sono gli stessi che si usano per fare gli spring rools fritti, solo che qui, in Vietnam soprattutto, oltre che fritti, li cuociono a vapore oppure, come in questo caso, te li danno “crudi”. Devi semplicemente prendere il foglio di farina di riso, riempirlo di noodles, pesce e verdurine, rotolarlo e mangiarlo, dopo una piccola immersione nella salsa di soia apposita. Vi assicuriamo che oltre allo spasso di farli
da noi, sono buonissimi; il tutto usando mani e barchette cinesi. Gli scarti si buttano dentro cestinetti di plastica, quelli da ufficio, ma quasi tutti buttano a terra; Gigi si adegua subito, io, inizialmente, non riesco a buttare in terra col cestino affianco ma poi, vedendo come funziona, lo faccio. Quando i clienti vanno via, i ragazzi “camerieri” spostano tutto e spazzando l'immondezza raccogliendo e buttando i resti in un bidone….meno male. Sono frenetici, attenti e veloci e le pietanze sono davvero belle da vedere e buone, per quanto ci riguarda. La spesa è stata di circa 12 euro tutto compreso, con tre birre incluse. Stiamo constatando che il Vietnam è, probabilmente, il paese più economico tra tutti. Per mangiare è quasi scandaloso. Anche in Laos spendevamo pochissimo ma qui si va dai quattro ai sei euro tutto compreso, in due, a pasto, vi assicuro abbondante, non lesinano nelle pietanze.
Felici e strapieni gironzoliamo ancora tra le locande e la gente; il karaoke non manca mai. Al rientro ci fermiamo in città dove da qualche giorno è allestita una fiera del libro: pazzesca. Stand immensi con migliaia di libri, dalla narrativa a quelli scolastici; dai classici alla letteratura moderna, c'è di tutto. Ci sono anche qui bancarelle di roba da mangiare e dolciumi ma c'è soprattutto tantissima gente: sembra una mega sagra paesana importante. Non immaginate la marea di giovani che acquistano libri, esattamente come fanno i nostri 🙊, bellissimo davvero. E si, questi vietnamiti, poco civili e soprattutto fuori dal mondo….mi sa tanto che i pregiudizi che abbiamo noi, paesi “ “‘“civili””” dobbiamo rimangiarceli a colazione e merenda! Amen

29 Marzo 2019. Can Tho. Cai Rang Flotting Marke


Stamattina la levataccia delle 04.30 è giustificatissima: andremo a vedere i Flotting Markets, i famosi mercati galleggianti. È ancora buoio pesto quando scendiamo per strada; un uomo
che è venuto a prenderci ci indica la strada per l'imbarco.Percorriamo circa 100 metri a piedi dietro a lui e ci troviamo al molo. Tante barchette con altrettante barcaiole, timoniere donne. Una di queste, ma non la facciona simpatica di ieri, ci sorride caldamente e ci fa accomodare nella sua. Faremo un tour nei meandri dei fiumi “distributori” del delta del Mekong (di cui ho accennato ieri) che durerà circa 7 ore e che avrà come tappe importanti due mercati galleggianti e una fabbrica di noodles; costo del pacchetto per due 450.000 Dong, 15 euro circa. Questo tipo di tour è proposto  ai turisti dagli stessi albergatori ma anche direttamente sul posto, nel molo, dagli stessi barcaioli. Le cifre sono molto simili ma con l'albergo abbiamo risparmiato, strano a dirsi. Spesso i turisti
scelgono di stare in gruppo e si fanno trasportare da grosse barche dotate di guida. Altri, come noi, preferiscono la tranquillità di una barchetta. L'atmosfera è fantastica, il caldo umido della notte ci avvolge mentre percorriamo la prima parte di fiume. Ci sono ancore le luminarie della città accese in lontananza e i pali della luce che illuminano i viali adiacenti al fiume, compreso le luci dei grandi alberghi. Una mezza luna splendente e una manciata di stelle ci sovrastano. Pian piano si procede, affiancati spesso dai barconi e dalle altre barchette di turisti. Si dice a tutti che l'orario migliore per i mercati galleggianti è la mattina presto così non ci sono troppi turisti in giro e quindi tutti i turisti si ritrovano
insieme all'alba, come le nostre partenze intelligenti (Avviso Importante “suggeriamo a chi volesse mettersi in viaggio in macchina per XY, di partire alle XY per non trovare troppo traffico” e tutti partono all'ora XY e ci si ritrova imbottigliati, tutti insieme appassionatamente). Dopo circa 45 minuti di navigazione, mentre un’alba meravigliosa fa capolino e schiarisce il cielo con pennellate rosa arancio, arriviamo al primo mercato sull'acqua il Cai Rang Flotting Market. È pazzesco; una miriade di imbarcazioni che si incrociano, affiancano e trasbordano merci alimentari. Barche strapiene di ogni ben di Dio; frutta e verdura soprattutto.
Qualche imbarcazione scarica o carica dai moletti adiacenti la merce. Cucine ambulanti allestite sulle barchette fungono da mini ristori, servendo soprattutto zuppa di noodles calda. È una frenesia di interscambi e compravendite condita dalla curiosità di noi turisti. È una esperienza davvero difficile da spiegare ma che val la pena vivere se si ha la fortuna di venire qui. Barche di ogni stazza, da quelle di tre metri a quelle da venti, cariche di ogni bontà, sfilano davanti ai nostri occhi strabiliati. Lasciamo il mercato dopo una buona mezz'ora e una miriade di fotografie e continuiamo la navigazione.
Entriamo in un canale trasversale attorniato da casette/palafitta ognuna con balconcino provvisto di fiori e di immondezza sottostante, non manca mai. Nonostante ciò, la bellezza della vegetazione intorno a noi è entusiasmante. Arriviamo così ad una fabbrica artigianale di noodles. Scendiamo a conoscerne il procedimento di produzione. Ci accolgono diverse persone sorridenti e ci spiegano come funziona il tutto. Dapprima si macina il riso per ottenerne una farina che viene diluita in acqua e lasciata a macerare per qualche ora; se si vuole colorare e aromatizzare l'impasto, si aggiungono prodotti naturali: il rosso si ottiene dalla patata dolce, rossa appunto, così come il verde con spinaci o altre
verdure verdi e così via. Dopodiché si ottiene un liquido che viene cotto a vapore spalmandolo, tipo crepes, su un panno di stoffa. Una volta cotto, due minuti circa, lo si mette ad asciugare un pochino usando una sorta di “clava” di bambù intrecciato, pratica che viene subito provata da Gigi che si cimenta a farlo. Infine, questa crepes gigante si taglia a spaghetto, facendola passare all'interno di un macchinario. Una volta fatta la “matassa” di spaghettini, si fa essiccare definitivamente all'aria. Assaggiamo qualcosa tra cui quelli fritti, buonissimi. Risaliamo nella nostra imbarcazione e, usciti dal canale, riprendiamo a percorrere il fiume principale. Percorriamo tanti km di bellissimi scenari, fino a raggiungere il secondo mercato.
Fhon Dien Flotting Market, questo a dire il vero non è un granché; si tratta di poche barche allestite di sola frutta da vendere soprattutto ai turisti che, come noi, sono giunti fin qua. Non vale assolutamente la pena farsi portare fin qui per vedere questa trovata turistica se non per il paesaggio che la precede. Continuiamo ancora la navigazione prendendo la via del rientro; il sole inizia a scaldare tanto. Il nostro comandante percorre una via alternativa a quella di andata, imboccando un altro canale trasversale. È abbastanza stretto e a tratti anche poco profondo tant'è che si rende necessario procedere a remi anziché a motore. Curioso il loro modo di vogare: a remi incrociati; la nostra comandante è bravissima.
La scenografia è sempre più ricca di fauna e flora, soprattutto alberi da frutto. Banani, mango, papaia verde e chi più ne ha più ne metta, nascono spontaneamente come da noi il fico d'india, dappertutto. Sbuchiamo nei pressi del primo grande mercato visto stamattina, sono circa le 12.00 e questo è agli sgoccioli. Hanno praticamente tirato i remi in barca, il giusto riposo dopo una giornata di lavoro. Procediamo; ora, con la luce piena del sole le condizioni del fiume ci appaiono nella loro cruda realtà. Tutta la poesia svanisce per lasciar posto a quella che, ormai, devasta il mondo: la plastica. Ne galleggia di ogni forma e specie ma le situazioni peggiori sono a bordo fiume, in particolar modo dove vi sono
abitazioni; cumuli di immondezza spaventosi. Si incastrano tra rami, reti ed elica dei motori, compreso il nostro. Ogni tanto la signora alla guida è costretta a tirare su l'elica per liberarla dall'inesorabile busta di plastica che le si è avvolta attorno. Tralasciamo le impressioni e le considerazioni che abbiamo fatto in merito a tutto questo perché davvero complesse. Alle 13.00 siamo di nuovo sul molo dal quale siamo partiti stamattina. Caldo, caldissimo, fame famissima, cerchiamo qualcosa da mettere sotto i denti. Il Vietnam è famoso, tra le tante cose, per il buon cibo e le ottime zuppe. Ci viene l'ispirazione, nonostante il caldo, di mangiare proprio questo. Ci facciamo preparare una zuppa ai frutti di mare e verdure che si cuoce sul tavolo; praticamente ti portano tutto a crudo e tu devi cuocerti tutto all'interno di un pentolino alimentato dal fuoco, in cui c'è già un brodo di acqua e spezie (un si sistema di cottura trovato spesso anche in Laos).
Con la pancia piena e soddisfatti di tutto, rientriamo in ostello dove ci attende una mega doccia e un po di rilassamento al fresco. La sera usciamo per le vie limitrofe dove viene allestito un mercato di street food notturno; ci sono tantissime specialità che vengono cotte al momento e noi non ce ne priviamo. Gironzoliamo fino a tarda sera e rientriamo per la meritata nanna.

28 Marzo 2019. Can Tho (Vietnam)


Ci svegliamo in questa grande mega città, la quarta  più grande del Vietnam e la più grande del Delta del fiume Mekong. Fino a giugno 2018 si censivano circa 1.500.000  abitanti. È famosa per la sua posizione sulla riva sud del fiume Hau, una distributore del fiume Mekong. I distributori  (oltre a quello di carburante)
sono flussi che si diramano ed escono da un canale flusso principale. È una caratteristica comune dei delta dei fiumi . Il fenomeno è conosciuto come biforcazione fluviale. L'opposto di un distributore è un affluente (Wikipedia docet). Qui si trovano mercati galleggianti e canali circondati da flora e fauna, compreso quella umana. Andiamo in giro ad esplorare ciò che ci consentono di fare le nostre gambe. Gironzoliamo per diverse ore e ci
accorgiamo che, nonostante sia davvero enorme e moderna, è estremamente vivibile. Ci sono tantissime attività commerciali e altrettanti hotels e ristoranti. Nel fiume poi scorre un pullulare di vita: persone che ti propongono il giro in barca nel fiume, bambini e ragazzini che giocano e si divertono semplicemente a dirti “Hellooo”, persone che passeggiano o si rilassano nelle panchine apposite. La città è poi unita da un ponte, di designer molto moderno, ad un altro lembo di terra che sembra quasi un isola a se. Qui, infatti,  si trovano alberghi di lusso e aree residenziali; è tutto curatissimo e il
traffico non si fa sentire come dall'altra parte. Bello ma troppo In per i nostri gusti. Proprio mentre percorriamo il ponte, ci imbattiamo in due signore, una molto più anziana dell'altra. Come spesso accade, ci salutano e noi rispondiamo, ovviamente. Allora si fermano e la più giovane, che poi scopro avere 67 anni portati benissimo, mi chiede un sacco di cose in inglese perfetto che, finalmente, riesco a capire bene. Parliamo un po’ e mi dice che è un'insegnante d'inglese all'università, che la signora anziana è la mamma 93enne, portati magnificamente anche lei, e che sono qui per qualche ora a godere di queste bellezze. Mi chiede di noi e mi dice che è felice
di averci conosciuti. Insomma un approccio di una gentilezza e cordialità uniche. Dopo queste chiacchere, ci salutiamo e continuiamo la passeggiata. Arrivati dall'altra parte del ponte, nella zona IN, visitiamo un tempio: non abbiamo capito di chi o cosa; si chiama Dinh Than Tan An, forse è buddista perché c'è un piccolo Buddha (quelli cinesi grassi) in un angolo ma le icone e le statue restanti sono di animali o persone...bohh. Ovviamente le didascalie sono tutte in vietnamita, non c'è speranza di una traduzione. Torniamo a Can Tho city e dopo uno snack veloce, andiamo a comprare due cosette  in un supermarket. Qui, all'ingresso, una coppia di ragazzi in divisa da sorvegliati ci salutano caldamente. Uno di loro ci chiede da dove veniamo e sentito che siamo italiani si illumina e ci dice che sa che l'Italia è un posto bellissimo (certo, da prima di Cristo al rinascimento) e ci augura buone compere. All'uscita ci saluta ma vuole chiederci altro. È molto incuriosito da noi, ci chiede se è la prima volta che veniamo in Vietnam e tante altre cose. Di contro gli chiediamo anche noi alcune cose e scopriamo che è uno studente universitario di ingegneria chimica e si esercita il più possibile a parlare inglese (anche noi , ma senza speranze😂); dice che nel tempo libero a disposizione guadagna qualcosa facendo la vigilanza ai negozi, grazie ad una cooperativa di sicurezza privata, troppo carino. Anche lui con tanta gentilezza e carineria ci saluta e ci augura buona permanenza in Vietnam, il suo bellissimo paese, di cui ci ha dato anche qualche dritta. Noi non possiamo che augurargli tutto il bene del mondo.
Rientriamo in albergo, doccia e qualche ora di fresco condizionato. Alle 17.30 usciamo e ci dirigiamo verso il fiume. Tanta bella gente. Foto, sorrisi a non finire e tanti saluti da tutti, incredibile. Molti, uomini e donne utilizzano le barchette in legno per spostarsi e/o fare da guida a chi vuole visitare i meandri del fiume, i suoi canali rurali. Molti ci chiedono se vogliamo fare un giro di un'ora ma, siccome domani abbiamo in programma di fare molto di più, decliniamo l'invito. Ad un certo punto, però, una delle tante donne al timone della sua barchetta mi fa un sorriso a 32 denti e ha una faccia simpatica. Mentre Gigi si diletta con la machina fotografica, la
Signora simpatica cerca di avvicinare la barca a noi e mi chiede se vogliamo fare il tour di un'ora; dapprima dico di no, sempre ringraziando ma poi. Mi ha conquistata. Ci ha conquistati col suo faccione sorridente e il suo piglio deciso da timoniere navigato. Cediamo. Per la cifra di 150.000 Deng, ovvero 6 euro, ci porta in giro in barca: destinazione tramonto. Percorriamo i canali rurali navigandoci dentro; siamo estasiati da tanta bellezza. Lei la comandante, sempre sorridente, ci tratta come gioielli. Un'ora davvero indimenticabile sia per gli occhi che per il cuore. Al rientro lasciamo la dolcissima Signora con tanti ringraziamenti e lei ci lascia con tantissimi sorrisi.
Siamo davvero in pace col mondo. Ancora tra le nuvole, veniamo svegliati da due bambini che si avvicinano; uno molto più grande dell'altro. Questo, il più grande, ci saluta in inglese e ci chiede da dove veniamo, se è la prima volta che veniamo in Vietnam, se ci piace il cibo, cosa pensiamo dei Vietnamiti ecc. Ha 12 anni e l'altro è il fratellino di 7; studia inglese e si esercita facendo domande ai turisti e cercando di parlare con loro (quello che cerchiamo di fare noi con loro, praticamente). Educatissimi, ci lasciano ringraziandoci e noi rimaniamo ancora una volta di stucco: ma è una candid camera? è possibile che da ieri siamo in Vietnam e da ieri riceviamo
gentilezze, sorrisi e saluti? saranno mica tutti davvero così? non ci crediamo ma la prima impressione è proprio questa. Tutti i bambini ci salutano, le signore sorridono, sono bellissime persone. Non ci sono facce truci, fretta, aggressività nei volti o ancor meno, scusate il termine, incazzo. Ridono, scherzano , si danno le pacche sulla spalla, si scambiano favori procurandosi a vicenda clienti per i tour, si sorridono tra loro, ti sorridono, chiacchierano e salutano i passanti; sono unici. Oggi chiudiamo così, con il breve resoconto di questa giornata di pochi ma indimenticabili incontri, a domani.








27 marzo 2019. Da Kep a Can Tho. Cambogia/Vietnam


L'unico minivan che parte da Kep per la frontiera vietnamita è alle 10:30; non è molto comodo per noi, che poi dobbiamo percorrere ancora tanti chilometri, però è il compromesso che hanno trovato le agenzie, in modo tale che possano usufruire del servizio anche quelli che entrano in
Vietnam per raggiungere l'isola di Puoh Quoc (meta turistica molto rinomata). L'imbarco per questi ultimi é a sette chilometri dalla frontiera. Per quanto riguarda noi, il biglietto da Kep a Can Tho ci è costato 16$ a testa. Per questo servizio abbiamo usato la “ANNY Tours & Travel”. Alle 10:30 puntuali si parte. Il minivan, come spesso accade, non è nelle migliori condizioni: sedili mal ridotti, portiere che si aprono solo dall'esterno, carrozzeria ammaccata e portellone posteriore legato con lo spago. Ormai non ci facciamo quasi più caso, è più normale che sia così piuttosto che tutto nuovo. Alla guida un ragazzino esile ma sicuro nella conduzione, unico neo è che viaggia quasi sempre al centro strada. In quaranta minuti arriviamo in frontiera, Ha Tien International Border
Checkpoint. Il giovane autista ci chiede  di consegnargli il passaporto e praticamente sbriga lui le pratiche doganali; a noi resta da compilare i moduli con i dati anagrafici e pagare un dollaro all'agente Vietnamita che, tra l'altro, è stato carinissimo nell' aiutarci a compilare il modulo d'ingresso, giusto per velocizzare il tutto. Da precisare che noi eravamo già in possesso del visto, richiesto on-line e pagato 25 dollari nel sito ufficiale de governo Vietnamita (invio via e-mail in meno di tre giorni lavorativi). In men che non si dica siamo in Vietnam. Prima impressione Vietnamita: luogo desolante.
I posti di frontiera poco turistici non hanno quasi mai un bell'aspetto, non sono proprio accoglienti. Anche qui c'è solo una baracca/ristorantino-ino-ino che funge anche da Terminal per i bus, dove purtroppo parlano solo vietnamita e dove si paga solo con moneta vietnamita, il Dong vietnamita (al cambio di oggi 1 euro = 26.100 dong). Noi siamo tagliati fuori, abbiamo solo dollari. Attorno una palazzina che brulica di militari molto ma molto in relax e poi il nulla. Siamo tutti e dieci lì, questo è il numero dei passeggeri. Sono le 11:30 circa e aspettiamo qualcuno che ci venga a prendere, come e quando non si sa. Alle 12:00 arriva un minibus, ci carica e ci porta via dal nulla per raggiungere la bus station di Ha Tien. La cittadina è molto viva e ben tenuta, un sacco di gente e di attività, da quì partono pure i traghetti per l'isola di Pho Quoc. Arriviamo alla bus station, appena fuori il centro abitato. Questa è abbastanza decente, biglietterie delle varie compagnie,
servizi igienici e, nello spiazzo dove si fermano i bus, una decina di “locande” dove preparano da mangiare. Ci informiamo e troviamo il nostro minibus, partenza ore 14:00. Dobbiamo aspettare quì per un ora e mezzo e proprio durante quest'attesa, in uno di questi “fast food”, consumiamo il nostro primo cibo vietnamita, “Pho Ga” zuppa nazionale con noodles, pollo e erbe varie che galleggiano (nonostante l'aspetto è buonissima). Il minibus per i prossimi chilometri non è male; sedili sufficientemente comodi ma strapieno in ogni spazio disponibile, persino il gradino per salire. Partiamo puntuali, anzi 5 minuti prima. L'autista sembra non abbia molta fretta, procediamo a 30/40 chilometri orari, per fortuna l'aria condizionata
funziona bene. Ci fermiamo a fare benzina, poi, con calma, ripartiamo a rallentatore; lui tranquillo e beato sgranocchia un frutto, qualche dolcetto, fa le sue telefonate, si ferma a comprare cibo, poi, ad un certo punto, dopo una buona mezz'ora, decide che il viaggio è iniziato e comincia a premere sull'acceleratore. Sono sicuro che passeranno giorni prima che mi tolga dalle orecchie le trombe del minibus. Ne ha fatto un uso smoderato, un suono di trombe con eco, micidiale.
Sosta Tecnica
Ad ogni sorpasso, cioè sempre, uno o due colpi di tromba, allucinante. I km da percorrere sono circa 190 in tutto per un totale di 5 ore comprensive di pausa toilette. Percorriamo km e km con case e attività varie che costeggiano la strada. Una vitalità incredibile. Ogni tanto, raramente, si aprono scenari su campi di riso spesso incolti o in preparazione per la semina. Durante il tragitto abbiamo toccato con mano la cortesia e la discreta gentilezza dei vietnamiti. Già in frontiera sono stati veramente veloci, efficienti ma soprattutto cordiali. Qui ancora di più, speriamo non sia un'eccezione. Una signora seduta nei sedili dall'altra parte del corridoio, in corrispondenza dei nostri, nonostante non fosse sola ma con nipotina e figlia, ci ha offerto non solo dei mandarini ma, finiti questi per di più ottimi, ci ha dato un arancia tagliata a spicchi e quando abbiamo finito di mangiarla ci ha dato anche le salviette di carta per pulirci. Insomma ci ha trattati come fossimo i figli senza invadenza né interesse, sono stati "semplici" gesti di accoglienza disinteressati, di cortesia, altruismo e generosità allo stato puro, considerando che non spiccicava una parola di inglese,
bella persona davvero. Arriviamo così a destinazione. Can tho è incredibile, siamo arrivati al buio ma sembra di stare in una delle nostre grosse città addobbata per natale, è tutta una luce; luminarie dappertutto e tabelloni pubblicitari luminosi, ci ricorda  Las Vegas in piccolo, è enorme. Prendiamo un taxi per raggiungere l'ostello dove alloggeremo per i prossimi gironi, si chiama "Amazon 2" e noi abbiamo prenotato la camera VIP 3, all'ultimo piano, con bagno decente e pulito per la stratosferica cifra di 15 euro a notte. A proposito di taxi, qui sono spariti i tuk tuk, non esistono più, troverete soltanto taxi o abusivi oppure ufficiali, gialli o verdi, molto ben riconoscibili, questi ultimi provvisti di tassametro. Per percorrere i 4 km dalla stazione bus all'alloggio  abbiamo speso meno di 2 euro. Preso possesso della camera usciamo a mangiare qualcosa. Giriamo tra le strade illuminate a festa e tantissima gente gioiosa, per concludere con un giro al night Market, a 100 metri dal nostro ostello. A domani.

Bella Cambogia,Sou sdey (Susde’), ciao,arrivederci.


Siamo entrati qui con un pochino di timore di trovare ciò che era appena lasciato in Laos. Sinceramente, nonostante i tanti giorni trascorsi qui, non mi sento di poter dare un giudizio obiettivo su di te. Purtroppo le tappe toccate questa volta non sono state tante, sia perché gli spostamenti tra i punti salienti sono veramente difficoltosi e molto lunghi, sia per la scelta obbligata condizionata dalle prossime nostre avventure. Che strano, nonostante siamo “liberi” di fare e vedere ciò che vogliamo, alla fine non è proprio così. Il tempo è sempre scandito in primis dalla durata dei visti che non consentono una permanenza più lunga di 30 giorni in ogni paese; secondo, non meno importante, il clima. L'Indocina, da maggio, va incontro al periodo del caldo torrido che si carica per le pioggie torrenziali dei mesi estivi. Maggio è quasi sempre instabile e quindi dobbiamo uscirne entro quel periodo. Purtroppo, non ti abbiamo rivoltata come un calzino come avremmo voluto e quindi il mio giudizio sarà più da turista che da viaggiatrice (mi auguro abbiate capito la differenza). La cosa che mi, che ci supporta è che abbiamo con noi un bel bagaglio di conoscenza dei luoghi visti prima e qualcosina la dire di te in relazione agli altri possiamo visitati. Innanzitutto sei bellissima. Ci hai accolto dalla porta principale facendoci entrare da uno dei più bei posti al mondo, Ankgor. Da qui ci siamo intrufolati nei meandri delle tue stanze: la città moderna di Siem Reap, il lago poetico Tonle 'Sap e dintorni. Abbiamo fatto un salto nel tuo cuore, il bel soggiorno, la capitale Pnohm Penh, dove abbiamo scoperto quanta sofferenza hai sopportato, dopo la colonizzazione dei francesi, con la guerra del Vietnam e poi il regime sanguinario di quel pazzo di Pol Pot e dei Khmer rossi. Ci siamo tuffati in piscina, un po 'sporchina, a Sihanoukville, dove abbiamo constatato che la Cina invadera' il mondo prima o poi; per finire, poi, tra le coltivazioni di un tuo orgoglio, il pepe, coltivato amorevolmente nel tuo prezioso e bel giardino, passando per il tuo loggiato di saline ancora lavorate artigianalmente. Siamo usciti, infine, dal retro, dove un bel mare, tempestato di isole più o meno grandi e una bella spiaggia, ci salutano chiudendo il portone, per noi d'uscita, alle nostre spalle. Dentro la tua immensa casa abbiamo incontrato tanta gente, tanta bella gente che, nonostante sia solo poche decine di anni che ti sei potuta aprire al mondo, sono quì ad accogliere tutti con un sorriso, a salutare e tentare un approccio inglese con chi ne sa meno di loro. Umili ma fieri, che vanno in giro con il pigiama, che sotto il sole cocente sono vestiti di tutto punto, che non hanno i nostri parametri di pulizia ma che sono rispettosi, mai disonesti, mai volgari, mai aggressivi e sempre sorridenti. Dove i ragazzi ei bambini, che non vedi mai fare stupidate, vanno in giro alla guida di scooter più grandi di loro per fare commissioni o semplicemente andare a scuola muniti di zainetto e divisa scolastica, che li rende ancora più democraticamente belli. Siamo così diversi e distanti ma a me, a noi, piace pensare che siamo tutti abitanti dello stesso pianeta, dello stesso condominio. Speriamo di rivederci e, Akoun, grazie di cuore bella Cambogia.

22, 23, 24, 25, 26 Marzo 2019. Kep


Trasferimento da Kampot a Kep. Sono distanti circa 30 km e compriamo il biglietto per 3 dollari tutto compreso: dall'albergo di Kampot alla cittadina di Kep. Kep è una località costiera nel sud della Cambogia conosciuta per i suoi frutti di mare, soprattutto il granchio, di cui si trova un monumento
vicino alla costa. È una piccola zona balneare con ampie strade e ville fatiscenti che ricordano la sua antica gloria di città coloniale francese. Kep Beach, dove alloggiamo noi, ha acque calme e pulite e una lunga passeggiata in cui ci si imbatte in venditori ambulanti di frutti di mare, di dolciumi e frutta. A circa 1 km dal nostro alloggio sempre sul mare (oceano ovviamente), si trova il famoso Crab Market.
Questo mercato sta proprio sul mare; da quì le donne, solo loro, tirano fuori dall'acqua delle nasse piene di granchi e li smistano per i ristoranti oppure per la compravendita sul posto. Infatti si possono comprare subito oppure scegliere per farseli cuocere, tre dollari il kg, e infine  mangiarli seduti ai tavoli allestiti per l'occasione. Il caos però è davvero tanto ed è difficile scegliere e soprattutto stare qui a mangiare. Scene fantastiche di donne che, vestite di pigiama, qui è un capo di normalissimo abbigliamento, entrano in acqua e fanno il lavoro di smistamento. Assistiamo spesso a scene di vita quotidiana che non riusciremo mai a rendere realistiche con la macchina fotografica ma rimarranno indelebilmente impresse nella nostra memoria. La nostra permanenza qui a Kep è stata di cinque
fantastici e rilassanti giorni di “vacanza al mare”. Il nostro alloggio “Casa Kep”gestito da una meravigliosa coppia di nord europei (lui scozzese) è il coronamento dei tre mesi e mezzo di corri corri che abbiamo alle spalle. È una guesthouse immersa nella vegetazione, curatissima e pulitissima, con solo 5 alloggi, tra cui due bungalows e uno al piano superiore dotato di terrazza, poltroncine, amaca, totalmente indipendente: il nostro! (non pensate che sa il più caro perché il nostro budget quotidiano per alloggio, con colazione, non ha mai superato i 28 dollari per notte, limite massimo toccato poche volte). Siamo abbastanza bravini a scegliere e ci va spesso bene. Queste giornate sono state soprattutto di mare, mercato, mangiate di pesce e granchi e ricarica per ciò che ci attende: un mese di Vietnam, da correre. Il Vietnam sarà la nostra tappa finale in Indocina e 30 giorni per visitarlo da sud a nord saranno veramente pochi.
Abbiamo dovuto rivedere le tappe studiate a casa per modificare un pochino l'itinerario e studiare anche i passaggi successivi, ma di questo non voglio anticipare niente. Insomma questi giorni ci sono serviti tantissimo non solo per rilassarci ma anche per ripianificare e definire alcune cose. Ciononostante non ci siamo fatti mancare la passeggiata in bicicletta verso il centro, il paese: solo poche belle ville e qualche ufficio ministeriale mega galattico
deserto, come il resto del paesino. Diversi hotel di lusso, deserti, e resort, deserti anch'essi, ci fanno spesso chiedere il perché siano ancora in attività e con prezzi, vi assicuro, non proprio economici. Abbiamo capito che, comunque, ruota tutto intorno al lungomare dove, oltre ai venditori ambulanti di cui ho accennato sopra, ci sono diversi ristoranti molto accoglienti, in cui si mangia benissimo spendendo massimo 10 o 12 dollari a coppia. Un'altra delle attrazioni di Kep è un bel parco, il Kep National Park (un dollaro a testa d'ingresso) ,  che copre un'area di
66,64 km². Nel parco ci sono piste e sentieri immersi nella bellissima e rigogliosa vegetazione. Il terzo giorno, domenica 24, lo abbiamo esplorato, facendo il percorso più lungo, 8 km ad anello. Siamo partiti proprio da dietro il nostro alloggio. Farfalle che svolazzano da tutte le parti , difficilissime da immortalare con la macchinetta fotografica; scoiattoli, qualche scimmia e uccellini tra alberi maestosi dalle radici che si espandono dappertutto; tunnel di arbusti ci circondano durante cammino, una meraviglia. Il caldo umido è impressionante; grondiamo. A proposito di farfalle il 25 marzo, armati di biciclette, siamo andati alla riserva che dista circa 3 km dal nostro alloggio. È una piccola oasi lontano da spiaggia e paesino, immersa nella foresta. Attrezzata con reception di accoglienza e ticket di un dollaro, punti di relax e sentieri alternativi, presenta
soprattutto una zona con un gabbione molto grande e molto curato con una dozzina di specie di farfalle diverse che svolazzano tra le piante e fiori all'interno. Solitamente non visitiamo le “prigioni” per gli animali ma ormai c'eravamo; gli operatori hanno cura della loro protezione e del percorso di sviluppo, dalla
pupa in poi, ma purtroppo ci è dispiaciuto notare, soprattutto rivedendo le fotografie, che questi animali, rinomata mente sinonimo di libertà, hanno spesso le ali danneggiate a causa della loro reclusione. Per quanto grande sia è sempre una gabbia. Al rientro si finisce sempre a mangiare qualcosa sul lungomare. Sabato 23 siamo stati nei pressi della zona mercato del pesce dove oltre i tavoli all'interno di esso, ci sono tra i migliori ristorantini rinomati per la cucina del granchione. Noi ne abbiamo provato uno il “Magic Crab”, che, secondo TripAdvisor, è tra i primi in classifica: hanno ragione! ottima cucina, gentile e cortese lo staff. Il prezzo è leggermente più alto dei parametri locali ma non pensiate chissà ché; stiamo parlando di 15 dollari in due per avere preso due piatti di granchione cucinati in due modi diversi, uno al curry ed uno al pepe verde di Kampot, praticamente più di un chilo e mezzo di roba. Altri pranzi ci hanno visto in zona, sempre soddisfacenti. Insomma questo posto è incantevole per tanti motivi. Diciamo che è la miglior conclusione della visita ad un bel paese come la Cambogia. A proposito; una delle tante cose positive di questa gente è la loro capacità di socializzazione.
Non solo sono accoglienti e gentili con i turisti ma tra loro sono estremamente amichevoli. Durante il fine settimana vengono qui a fare la scampagnata al mare. Muniti di casse altoparlanti e voglia di divertirsi, si piazzano sui marciapiedi antistanti la spiaggia e pranzano. Comprano una marea di roba da mangiare e mangiano tantissimo, chiaccherano, ridono e si rilassano. Non li vedi mai né fumare né essere brilli. Bevono tantissima birra eppure, anche se sono visibilmente allegri, non si permettono mai leggerezze antipatiche. Questo lo abbiamo visto dovunque in Cambogia, non solo qui. Tornando alla spiaggia, nel frattempo, alcuni di loro si fanno il bagno: VESTITI! ebbene si, non vedrete quasi mai un o una cambogiana con costume da bagno o qualsiasi tipo di semi nudità.
Qualche uomo si toglie la maglietta ma solitamente stanno tutti vestiti. Considerate il caldo bestiale; loro sono sempre iper vestiti: maglioncino dolce vita, jeans, calze, cappello, insomma temono il sole sulla pelle ma soprattutto NON SUDANO!. Mai madidi di sudore e quasi mai puzzolenti di sudore. L'altra cosa strana  è che entrano in mare così, tutti vestiti, manco fossero musulmani. Senza parlare del pigiamino; spesso le donne lo indossano per uscire, ragazze comprese. La cosa più interessante è che, comunque, non hanno atteggiamenti di sorpresa né di disapprovazione nel vedere i turisti semi nudi, dotati di costumino da bagno o molto poco vestiti per il caldo torrido. Insomma un mondo, un bel pezzo di mondo al quale ormai siamo abituati ma che è bello raccontare e ricordare e, per quanto riguarda Kep, è stata una bellissima conclusione.