"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

5 Gennaio 2019. Sukhothai - Hpa An

Oggi lasciamo la Tthailandia per entrare in Myanmar. Purtroppo i collegamenti tra Sukhothai e la nostra destinazione di frontiera, Mae Sot, non sono tanti e oggi solo con minivan che per la mattina prevede due corse una alle 9.15 e l'altra dopo un'ora. Sveglia presto, ore 6.30 per prendere un “Sorgn taa ou” il “taxi” ovvero il furgone cassonato che fa servizio locale, dove lo vedi, lo richiami e si ferma,. Raggiungiamo la stazione dei bus che ha i collegamenti tra le varie rotte. Il minivan delle 9.15 ha solo tre posti ancora liberi. In fila solo noi e una coppia di turisti olandesi: ce la dobbiamo giocare a testa o croce (stoccarasa) nel vero senso della parola. Scegliamo testa e THE WINNER IS? Noiii.
Anche oggi abbiamo avuta la nostra botta di culo, gli olandesi della disputa precedente ci informano che la corsa delle 10.15 è stata soppressa (guasto al mezzo) , per cui devono fare il viaggio facendo un pezzo con un taxi quindi in minivan, un po più di disagio però partono pure loro, ne siamo felici.


OK, si parte, il minivan è pieno in ogni ordine di posto eccetto due posti spaiati uno per Robi e uno per me. Sale per prima Robi, si dirige vero l'ultimo posto ma viene "stoppata" dal braccio di una ragazza che le indica di sedersi nell'altro posto libero. In “piccionaia” vado io, al mio fianco a me un monaco buddista, probabilmente il motivo per il quale Robi è stata fermata dall'azzardarsi a stare vicino al monaco. Robi ringrazia la ragazza che le fa un sorriso d'intesa Devo direi che il mio posto non è molto comodo, alla mia destra ho un ragazzo che occupa un po’ anche del mio posto e io che mi ritrovo a fare il viaggio con un quarto di culo fuori dal sedile. Non è finita, al volante ci ritroviamo “Hamiton”, che percorre come un dannato la strada evidentemente nuova, che con salite e tornanti si arrampica sino al valico. Mi sento sballotare a destra e a manca non so più in che posizione mettermi. Finalmente, dopo tre ore e 170 km
arriviamo a Mae Sot. Cerchiamo un mezzo locale che ci porti in frontiera, per trovarlo dobbiamo spostarci di qualche centinaio di metri, eccolo! Altro furgone cassonato strapieno di gente e merci, riusciamo in qualche modo a metter su gli zaini, i passeggeri si stringono e riescono a far sedere Robi e io? Resto appeso fuori nella parte posteriore mantenendomi a una sorta di portapacchi e alla scaletta per accedervi. I passeggeri sono tutto un programma. Sette km (50 Bath a testa) e siamo al confine. Ci aspettano le pratiche di frontiera; prima quelle di uscita dalla Thailandia, sportello 7. Attraversiamo il ponte che collega i due stati e siamo in Myanmar. Procedure di ingresso in Myanmar, sportello 4. Gli ufficiali di frontiera si rendono subito accoglienti e professionali ci fanno compilare il solito modulino; presentiamo il nostro passaporto per il timbro d'ingresso, controllano il visto ci fanno una foto con una piccola telecamera e il gioco è fatto, siamo in Myanmar. Per la cronaca, per chi come noi possiede già il visto, in frontiera non ha bisogno d'altro e non deve sborsare nemmeno un centesimo (attenzione a farlo attraverso il sito governativo ufficiale perché il costo viene quasi triplicato qualora lo facciate con agenzie che troverete in rete, che sono molto ingannevoli perché sfruttano il logo del governo; il visto costa 50 euro non una lira in più e ve lo inviano quasi subito via web). Questa pagina diventerà lunga ma le cose da raccontare sono tante. Il primo impatto con il nuovo stato non è positivo; i locali non sembrano molto interessati al turista, l'ambiente circostante è assai sporco, diciamo che trabocca sporcizia, immondezza tra i piedi. Notiamo poi che tutti sputano per terra; ci ricordiamo della vecchia cara India, dovremmo riabituarci a questa loro abitudine, del resto da noi i calciatori lo fanno ovunque durante la partita, come dovessero irrigare il terreno di gioco. Preleviamo moneta locale dai bancomat fortunatamente sempre presenti, 200.000 kyat (1€ = 1760 kiat) per capirci meglio 1000 kyat equivalgono a 0.60 euro circa, ad oggi. Ora possiamo cercare un mezzo che ci porti giù, siamo a circa 700 metri di quota. Diciamo che è completamente diverso l'approccio dei birmani con i turisti: non Ii vedono proprio. Poco gliene frega se devi spostarti o hai bisogno di aiuto. A primo impatto qui sono poco socievoli e poco propensi all'apertura. Cerchiamo qualche mezzo che ci porti a Hpa an, dove ci fermeremo per una notte, come punto di sosta per la nostra prossima tappa quella di domani verso la Golden Rock di Kyaiktiyo. Tutti poco disposti tranne uno, quello che AIMÈ sarà il nostro autista. La maggior parte degli uomini indossano la gonna lunga si chiama Longy. Anche la maggior parte di donne indossano il Longy ma lo legano in modo diverso; inoltre tantissimi usano spalmare sul viso una pasta bianca ottenuta dalla corteccia di alcuni alberi per proteggerlo, profumarlo e rinfrescarlo, il cosiddetto Tanaka. Per quanto riguarda la comunicazione, l'inglese per loro è quasi un tabù e inoltre sono veramente incomprensibili. Nel frattempo io (Robi) cerco un bagno. Chiedo della toilette (la chiamano tutti così, quindi dimenticate restroom o bathroom) e con gesti tipo “a casinu” mi indicano un ingresso. Dove? Lì lì, sempre con la mano di vai o nenna (questo è per i casteddai). Entro in questo tugurio e percorro un corridoio dove trovo rispettivamente: una sarta, un materasso sfatto, un cane, una vecchia megera dalla faccia antipaticissima e severa che trita qualcosa e al mio “Hello" con sorriso, risponde allungando la mano lercia e mi dice: " ten bath" (10 Bht) quindi non in moneta locale ma tailandese, bho. Mi indica una porta e mi viene improvvisamente in mente il film horror “Non aprite quella porta”. Con nonchalance affronto il pericolo. Un bagno alla turca, abbastanza decente, ormai i miei i parametri sono sballati avendo visto i bagni pubblici di mezzo mondo e, vi assicuro, non per una deviazione mentale ma per un semplice bisogno fisiologico, quindi, direi che è andata bene. Uscita da lì, la babbiona che, finito il trito, stava mangiando, non mi degna neanche di uno sguardo. Le ho dedicato i miei pensieri migliori. Ma arriviamo a lui il nostro mitico autista. Gentile, zozzo come un ratto ma vestito di tutto punto con il suo bel gonnellone, ci fa sedere in un minivan in cui c'eravamo solo noi due; tutto il resto era un carico di sacchi di rafia bianchi, del cui contenuto non vogliamo saperne, con un prorompente odore di naftalina che siamo convinti che nessun insetto strisciante o volante si avvicinerà più a noi per almeno 10 anni. Partiamo, sono le 13.15 (a proposito qui abbiamo mezz'ora in meno rispetto alla Thailandial) Il viaggio dura circa quattro ore. È una sorta di incubo, siamo passati dal droghino tailandese allo sputtacchione birmano. Voi non potete neppure lontanamente immaginare cosa significhi sentire sputare dal finestrino ogni sempre, compreso risucchio nasale, scatarramento, dita nel naso con smocciamento nella mano, il cui contenuto veniva buttato fuori dal finestrino con una scrollata. Ogni tanto, dopo lo scaccolamento con mocio in mano, prendeva un asciugamanino riposto ordinatamente sul cruscotto col quale si puliva naso, viso, mani, testa e lo stesso cruscotto rimettendolo poi in ordine al suo posto. Oltre a ciò si faceva una manciata di cavoli suoi: fermata per snack, fermata per prendere qualcosa da Tzio e dopo qualche km darla a Caio, piasciatina vicino alla macchina accosciato come le femminucce, bhe ha la gonna e, per finire, il lavaggio auto con nostra cordiale attesa di 20 minuti. Questa è una pratica comune perché proprio nell'autolavaggio ritroviamo con piacere i nostri amici olandesi costretti alla stessa sorte. Praticamente questi zozzoni, caddozzoni (non quelli dei nostri panini) tengono alla pulizia dell'auto, deve essere pulita e lucida, ma si può? Comunque io e Gigi forti di stomaco che ormai però si era chiuso, arriviamo incolumi, siano alla fine. Stavamo aspettando che aprisse il portellone per prendere i bagagli, al gesto di portarli giù lui abbiamo gridato DON'T TOUCH… PLPLEASE!!! La fortuna vuole che non si usi porgere la mano per salutare né dare pacche sulla spalla perche sicuramente ‘sarebbero stati colpi”. Arrivati ad Hpa an prendiamo possesso della camera. Albergo carino e staff gentilissimo. Alla prossima, ciao




9 commenti:

  1. hahahahhahaa già ti passara a essi schizzinosa .... Ciao Stella

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    1. 😂😂😂😂😂quando torniamo facciamo la gara a chi sputa più lontano😂😂😂

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  2. Bellissimo! Mi state facendo venir voglia di andare in Myanmar! ...Roby ma lo sputo era verde catarroso o nero di Betel? 😂😂😂😂😂😂😂 ....

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    1. Liquido, spesso rosso perché masticano un impasto rossastro. Cuddu cu....😂😂😂😂

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    2. Comunque se ti manca, quando torno ti prometto che ti sputo tutti i giorni😂😂😂😜😜😜😜😜😜

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  3. Siete unici. Bella la descrizione dello sputacchione������
    Byw Cenza

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    1. Tesoro bellissimo, hai fatto bene a dire chi sei perché se no diventa il dialogo con fantasma😂 . Grazie per il tuo sostegno, ci fa troppo piacere farti viaggiare con noi😘

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  4. gli avrete sicuramente stretto la mano...che schifoooooooooooooooooo

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