"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

16 Gennaio 2019. In Battello da Bagan a Mandalay

Gli zaini pronti dal giorno prima.
Sono le 4:15 la sveglia fa il suo dovere. Vestizione, zaino in spalla e giù, in strada c’è il taxi che ci aspetta.
È ancora notte, abbiamo un imbarco alle 5:00, dobbiamo risalire il fiume Irrawaddy fino a Mandalay. Viaggiamo con la MGRG Express, compagnia di trasporto fluviale. Il biglietto ci è costato 32$ a testa (circa 28 euro). Ore di navigazione 12 circa; compreso nel biglietto: colazione, pranzo e snack pomeridiano.
Il taxi arriva alle 4:30, puntualissimo per il check-in; costo del taxi 5000 Kyat (circa 3 euro).
Alle cinque, puntualissimi, si parte. La temperatura è fresca e per una buona oretta stiamo nelle poltrone, peraltro comodissime, sotto coperta.
Man mano che scorre la prima ora il cielo comincia a schiarisi, è il crepuscolo mattutino.
Il cielo si colora di magia, il nostro lento procedere ci fa assaporare un’ atmosfera surreale. Piccole imbarcazioni di pescatori locali si configurano nella penombra, poi i controluce diventano sempre più netti e fa capolino il sole. Di lì a poco diventa una palla di fuoco, un’ alba indimenticabile. La maggior parte dei passeggeri ora è sul ponte a contemplare questo miracolo.
La natura, per chi la sa osservare, offre spettacoli incomparabili.
Ora lo scenario è più chiaro, siamo in mezzo ad un grosso fiume. Incrociamo varie imbarcazioni: chiatte stracariche trainante da rimorchiatore, piccoli mercantili carichi di tronchi di legno, altri con carichi idecifrabili, insomma il fiume è vivo.
Il sole comincia a scaldare e prendiamo posto nelle

poltroncine  in bambù poste sul ponte, è una goduria. Siamo investiti da una leggera brezza che mitiga il calore del sole, la giornata è bellissima. Il nostro battello scivola lentamente contro corrente e le sponde del fiume si animano di persone che adoperano le sue acque per la loro sopravvivenza. C’è la donna che fa il bucato che poi stende, quanto lavato, nelle sponde del fiume. Una cosa non riusciamo a capire: perché stendere il bucato per terra anziché su una fune? misteri della fede. Qua e là grosse motopompe sono in funzione, convogliano l’acqua per irrigare i campi.

A tratti la nostra marcia viene rallentata e osserviamo che un membro dell'equipaggio, a prua, con una lunga pertica tasta il fondo per vedere la profondità ed evitare che il battello si areni. Il panorama spesso viene arricchito da Templi, Stupa o Pagode costruite in riva al fiume, alcune sono veramente belle.

Si è fatto mezzogiorno e viene servito il pranzo.
Già 7 ore di viaggio sono volate, ci restano ancora 5 ore di navigazione.
Il sole riscalda più intensamente, rivolgiamo le poltroncine a suo favore e ci ricarichiamo di “Energia Druci” (Energia Dolce), Pinucciu Su Maccu “di Assemini” docet.
Scorci di vita quotidiana si evidenziano nel corso del nostro viaggio. I contadini che lavorano il campo, carichi di imbarcazioni che vengono scaricate in carri trainati da buoi, piccole imbarcazioni di pescatori che salpano le reti. Giunti nei pressi della città di Nganzun, cominciamo a vedere imbarcazioni che fanno un tipo di lavoro che non si capisce. Praticamente hanno un’idrovora che pesca acqua e la scarica a bordo, poi ci spiegano. Sono cercatori d'oro. Con l'idrovora aspirano i sedimenti dal fondo e li settacciano a bordo con una sorta di vaglio, in questa zona sono veramente tanti.


Scopriremo dopo che a Mandalay ci sono parecchi laboratori che lavorano oro.
Attraversiamo  la città di Sagaing, centro religioso e monastico molto importante a sud ovest di Mndalay, che ci scorre ai lati con tutto il suo splendore. Siamo meravigliati, anzi stupefatti, per il numero di Stupa, Pagode e non so che altro, che si ergono in tutto il territorio, facendo bella mostra e impreziosendo questa bella città.
Oltrepassiamo i due ponti che uniscono le due sponde del fiume collegando Sagaing con Inwa, altra città importante storicamente parlando e proseguimo.
Ancora un’ ora e attracchiamo al molo di Mandalay. La riva è affollatissima; ci sono imbarcazioni di ogni tipo e misura, siamo ormeggiati in quarta fila, per arrivare a terra attaversiamo tre battelli e una passerella; siamo a terra.
Un’ orda di tassisti ci assale, ci accordiamo con uno col quale abbiamo tirato il prezzo sino a sfinirlo e per 3000 Kyat ci porta in hotel.
Rimpiangiamo Bagan, chiasso, traffico, casino in ogni direzione, é scioccante.
Prima sera a Mandalay, ci rimane un po’ di amaro in bocca.

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