"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

6 Gennaio 2019. Da Hpa-an a Kyaiktiyo: The Golden Rock.



Stamattina sveglia alle 4.45 per ripartire?? No! Perché siamo vicino ad un tempio indù, qui c'è una gran presenza di induisti, che dalle 4.30 alle 6.00 e di pomeriggio la stesa cosa (ieri quando siamo arrivati era così) emettono dagli altoparlanti questo canto, questa lagna, questo lamento, questa preghiera (???), questo guaito di cane  che fa così: aiagnnnaagnnaaaalagnnnggaa; aiuagnagnagggnnnnaaa; gggejjjjjnnnaaagnaaaa;lailaretsgdhdh, con una melodia uguale ai lamenti del mal di pancia, avete presente?? Fisso, costante, ti penetra nel cervello che rimpiangi i cori sgangherati che spesso senti in chiesa. Vabbè pazienza, preghiamo. Colazione e via, si cerca la stazione dei bus per ripartire per altro lido: Kyaiktiyo. Tutti i bus sono al completo, chiediamo e giriamo per una mezz'oretta ma non ci arrendiamo. Il taxi ci chiede una cifra esorbitante, relativamente a quanto si spende con gli altri mezzi, ma lo teniamo in considerazione perché da qui vorremmo spostarci (sarebbero “solo” 35 euro per noi) . A me vengono un po’ i brividi al pensiero di tre ore, questo è il tempo di percorrenza previsto, con un nuovo autista sputacchione ma ci penseremo. Gigi ferma un bus chiede all'autista ma niente; un"altro ci propone di sederci al centro su piccoli sgabelli di plastica.
Quando i bus sono pieni chi vuole salire ha questa possibilità, sgabelli di plastica nel corridoio centrale, il prezzo non cambia e non importa se sei vecchio, incinta, donna anziana, chi ha il suo posto a sedere se lo tiene, la galanteria qui non esiste; diciamo che c'è “parità’????. Stiamo per accettare il posto in sgabello, anche se tre ore sono tante, quando la fortuna, che spesso ci aiuta, ci viene in soccorso: troviamo posto in un  bus che stava dietro al primo (gli ultimi due posti liberi… Che culo!) Si va, ore 8.15. Durante il tragitto in cui io avevo una donna che era peggio di un bambino a fianco perché si muoveva in continuazione, incrociava le gambe e mi poggiava il piede nella gamba, fortunatamente coperta dai miei pantaloni più lerci dei suoi piedi, si susseguono rispettivamente: 1^ fermata: donna con una ciotola argentea per raccolta donazioni, uguale al rito in chiesa durante l’offertorio. Va avanti e indietro e guarda tutti, della serie “ e inza’, poni su dinai’(=per favore qualcosa per i poveri); 2^fermata in mezzo al nulla: il militare per controllo passaporto. Le preghiere le vogliamo dimenticare? Neanche per sogno, dai monitors a circuito chiuso veniva trasmessa in continuazione la loro celebrazione religiosa con il “sacerdote” che guaiva i soliti: gnainannnaggggaga, allahhnanagnanan, gannarggagbnna…. per un'ora.
Dopo, meno male, hanno trasmesso una bella telenovela Birmana (fantastica). Sul bus ogni postazione é dotata di bottiglietta d'acqua e di bustina di plastica nera (la plastica dilaga ovunque)…. cosa vi viene in mente???? Esattamente, sputacchiera.
Arriviamo nei pressi di una stazione di rifornimento e ci scaricano. Si, l'assistente, lo Steward di bordo, ricordandosi esattamente dove dovevamo scendere, ci invita a farlo.
Niente paura perché c'è già un mezzo locale  che ci accompagnerà dove vogliamo. Il costo di tutto questo è stato di 10.000 Kyat per due (6 euro) il bus e 6000 Kyat l'ape taxi (euro 3.50).
Scarichiamo i bagagli nell'alloggio, bungalow meravigliosi ai piedi della Golden Rock, con uno staff di una gentilezza disarmante. Ci organizziamo e andiamo a visitare questo sacro tempio. Percorriamo a piedi circa cinquecento metri, fino alla stazione dei mezzi che portano sulla Golden Rock.
Sono dei camion cassonati dotati di sedili che riempono a “cravirura”(=tanto tanto) e cinture di sicurezza, abbiamo capito dopo il  perché (costo 2000 Kyat a testa). Percorrono a velocità improponibile, come matti, questa strada tutta curve in salita, verso la vetta (1.100 metri) in cui si trova la Pagoda. Se non pensi a quanto possa essere pericoloso diventa davvero divertente, sembra di stare sulle montagne russe, matti da legare questi autisti. Arrivati al capolinea, dopo circa 40 minuti, continuiamo a piedi in salita per altri 10 minuti.
Arriviamo a una prima postazione di controllo e ci fanno scalzare, non sono permesse neanche le calze. Gigi ha i bermuda e viene caldamente invitato (obbligato) a coprire le gambe fino alla caviglia. Non avendo di che coprirsi, gli porgono un Lungy e lo invitano a coprirsi; anzi lo vestono proprio. Il militare, una donna molto gentile, gli fa infilare questo cilindro di stoffa che si lega alla vita in un modo molto particolare. È bellissimo mio marito !! Percorriamo il primo tratto e veniamo fermati ad una seconda postazione di controllo ingresso per turisti, in cui, oltre che farti registrare, scrivendo nome e stato di provenienza, ti chiedono la tassa d'ingresso (10.000 Kyat a testa). Ok, ci siamo, continuiamo la camminata scalzi. Non sono luoghi puliti, non credo ne abbiano la giusta consapevolezza. Mentre ci avviciniamo alla Roccia siamo attornaiti da ogni genere di umanità. Turisti, devoti, monaci e monache provenienti da altri luoghi, portantini di lettiga per le persone in difficoltà motoria o per qualche “pigro”giapponese, portatori di qualunque cosa compreso bagagli per gli ospiti degli hotel circostanti. Ci lascia un po sbigottiti la devozione di quanti bivacchino (famiglie intere) intorno a questo tempio. Persone che dormono in terra e bambini meravigliosi che giocano tra loro. Suggestivo spaccato di umanità.
Arriviamo in cima, il panorama è davvero molto bello siamo sulla sommità del monte Kyaiktiyo; verde dappertutto. Poi la roccia d'oro.
È un masso ricoperto di foglie d'oro che vengono attaccate ad esso dai pellegrini che vi arrivano. Per i buddisti è uno dei tre luoghi sacri da visitare nella vita, un po’ come la mecca per i musulmani. Secondo la leggenda questa roccia si trova in un precario equilibrio su una ciocca di capelli di Buddha. Le donne non possono avvicinarsi ad esso, è vietato per noi salire alla sommità dove si trova la roccia che praticamente è a 10 metri dalla passerella per accedervi.
Foto di rito, gente, gente, gente, soprattutto asiatici. A Ggi si slega il Lungy e nel tentativo di legarlo fa ridere alcuni locali. Meglio un nodo normale. Si rientra. Ultima corsa ore 18.00. Il mezzo, che ora è in discesa, va più cauto. Bellissima giornata.

9 commenti:

  1. Posto che considero Gigi una delle persone più open, a livello di mentalità, che conosco; quando ho visto la sua foto col lungy ho detto : “che bravo! Guarda come si cala nel contesto!” Ammarolla!!!🤪🤪🤪🤪🤪Sig. Gigi super top !😎😎😎😎😎

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    1. Posto chi tenisi arregioni😂😂😂😂😂😂

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  2. Grazie per l'open "Zurru". Ti lovo. 😂😂😂👍

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  3. UAAAAA Gnata la descrizione dei vostri spostamenti mi fanno solo ridere .... lo so stai proprio rimpiangendo le campane di S.Pietro , o anche NO ???? hahahahahah Ciao a presto

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  4. I birmani sono così cordiali e sorridenti e sopratutto molto genuini rispetto agli scafati tailandesi! I visi delle donne con la loro crema bianca sulle guance sono disarmanti! Non smettete di fare foto! saranno immagini che rimarranno per sempre nei vostri cuori! ...saranno loro prima o poi a chiedervi di farvi la foto con voi! ...Gigi col longy mi rimarrà impresso per molto tempo! 😂😂😂😂😂😂😂

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    1. Si sono meno scafati dei thailandesi ma anche molto ma molto più distanti, non gliene può frega de meno se ci sei o no.

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  5. Ciaoooo ziiii non avevo idea che raccontavate le vostre avventure così nel dettaglio!! Meglio di una serie tv Ahaha da ora vi seguo anch'io vi mando un bacione !!
    Vostro nipote Simone

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    1. Hiiii l'amore di ZZIA TUA, che bello che ci segui. Anche noi vediamo dove vai, vagabondo come noi. Sei grande😘

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  6. Carissimi. Sono esterrefatta. Non posso commentare ancora. Ho un misto di nodi in gola. Ma siete fantastici e appena posso vi leggo. We should translate this for foreign followers though ����������

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