"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

20 marzo 2019. Kampot - Bokor e parco


Ieri sera, alla fine, abbiamo deciso di andare al parco del Bokor. Stamattina quindi, armati di scooter perché i km da fare sono circa 40, solo per arrivare al parco, ci dirigiamo lì. Partiamo intorno alle 8.30. L'ingresso al parco, totalmente gratuito, dista circa 7 km dalla città di Kampot ma da questo si devono
percorrere altri 30 km per arrivare in cima al monte Bokor, laddove ci sono i resti della stazione climatica che costruirono i francesi, come ho accennato ieri. La strada da percorrere è fatta di tornanti di ottimo asfalto; tutto pulito e assolutamente fuori dal contesto, sembra una delle tante strade di montagna del nord Italia. Intorno una vegetazione sfavillante ne fa da cornice. La temperatura effettivamente cambia; dal caldo torrido della città si arriva ad avere anche un pochino di freschetto...finalmente. Poco traffico e strada davvero scorrevole, Gigi si diverte come un matto con lo scooter.
Prima di arrivare in cima (circa 1050 metri) si erge un grande Buddha su una collinetta dove alcuni seguaci sono già in preghiera. Come vi abbiamo già raccontato, una delle cose che ci lascia più attoniti è la devozione maniacale dei buddisti. Turisti che siano, arrivati con un bus da tour turistico, in visita ad un museo o in qualunque posto non prettamente dedicato, se trovano un Buddha si prostrano e pregano; integralisti buddisti; la cosa migliore è che, almeno loro, non si fanno saltare in aria e non uccidono in nome di un dio. Andati oltre, mentre si raggiunge la cima si incontrano gli edifici della stazione climatica ormai abbandonati alla foresta. C'è un belvedere in prossimità di un grande edificio chiamato Black House perché in parte era ricoperto di legno scuro; più avanti di qualche km i resti di una scuola e di un casinò. Ruderi di un passato sicuramente  sfarzoso, ormai lontano. Sono diversi i punti panoramici per strada, uno di questi è in un monastero chiamato Wat Sampov Pram pagoda.Secondo uno studio, la pagoda non è molto vecchia, ma piuttosto nuova.
Fu costruita nel 1924 dal re della Cambogia, Preah Sisovath Monivong, quando l'amministrazione della colonia francese sviluppò la zona di Bokor nel villaggio per le vacanze al fresco. All'epoca, quell'amministrazione francese fornì al re di Cambogia un posto per costruire il suo palazzo sulla cima della montagna; perciò, il re decise di costruire questa pagoda sul
terreno adiacente a cinque rocce stranamente scolpite, che sembrano cinque barche a vela. Infatti in molti siti web questo tempio viene denominato Wat Sampov 5 Pagoda. Alcuni monaci ci vivono nel quotidiano e tanti pellegrini vengono qui a fare la scampagnata religiosa. Continuando il nostro percorso ci imbattiamo in, in una nostrana chiesetta cristiana. Eccola lì, carina, carina, molto vuota e ormai rudere di pietra. Fu fatta costruire dai francesi nel 1920, probabilmente stanchi di avere sempre Budda tra le cosiddette. All'interno c'è un piccolo Cristo crocefisso, il Cristo sacro cuore al centro, San Giuseppe e la Madonna; faccio la mia preghiera di ringraziamento,
soprattutto, e si prosegue. Oltre la vetta non c'è altro, strada asfaltata che taglia la foresta. Ecco allora che cosa è davvero questo “Parco”: una bella strada asfaltata che sale su, offrendoti lo scenario di un bel panorama dai poin views da cui si intravedono, perché il cielo non è terso, le isole vietnamita di Phu Quoc, Koh Seh e Koh Thmei nel golfo della Thailandia. Niente di più. Di parco, come lo si intende, non c'è traccia. Non c'è alcun accesso alla foresta intorno, nessun sentiero, nessuna indicazione e nessun animale che si affacci sulla strada. Insomma è una fregatura per far trascorrere qualche ora ai turisti paganti il tour specifico. Una delle cose ancora più sconcertanti è lo scempio edilizio che stanno perpetrando nella zona, disboscando grandi aree per far spazio a mega hotel con casinò, uno scandalo. E vogliamo parlare della famose cascate? Per accedervi si paga un ticket, direi simbolico, di 50 centesimi, peccato che siano rocce prive di acqua. Diciamo che abbiamo trascorso una bella mattinata in
scooter a scorrazzare per una strada di “montagna” in cui c'è un piacevole refrigerio. Alle 13.30 siamo di nuovo  in città. È davvero carina Kampot; “smurziamo” due cosucce non proprio tipiche, spring rolls e cinnamon rools (non lo traduco perché si conoscono, dai), mentre chiacchieriamo fronte fiume e poi ci rintaniamo in albergo. Un paio d'ore tra social e pianificazione prossime tappe e il tempo passa. La serata si conclude in un localino italiano ben recensito(aimè abbiamo ceduto). Dopo più di tre mesi di sapori buoni ma molto ripetitivi, vorremo disintossicarci un po’ prima di continuare il nostro lungo percorso asiatico. Pasta, vorremmo un piatto di pasta. Carboidrati o non carboidrati non ce ne può fregar di meno, pasta. Abbiamo preso le penne all'arrabbiata fatte con
pomodori freschi. Devo dire non male, soprattutto cottura e sapidita’ ma non c'è storia. Italiano o no, quando non sei capace e non hai passione per la cucina, che fai solo per vile denaro, si vede e si sente; chi poi lo recensisce così ottimamente, vabbè non commento, ma va va. Domani visita alle coltivazioni di pepe, alle saline e tanto altro. Con una bella luna piena andiamo a nanna. Buonanotte 😉

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