"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

28 febbraio 2019. 4000 isole - Don Khon


Viste le dimensioni dell'isola oggi abbiamo in programma: tour in
bicicletta. Cercheremo alcuni punti già individuati sulla carta. Queste isole sono famose, oltre che per essere tante, anche per le rapide e cascatelle che il Mekong crea; proprio alcune di queste rientrano nei nostri obiettivi odierni. Andiamo a prendere le bici che terremo tutto il giorno, costo del noleggio 10.000 Kips l’una; siamo pronti a partire. Andiamo nella costa orientale di Don Khon, che non è un prete, bensì l'isola che ci ospita. Percorriamo qualche kilometro in un sentiero sconnesso e con molte pietre, ma i muscoli ricordano ancora come si pedala e andiamo tranquilli. La nostra pedalata termina nei pressi di un ponte sospeso che attraversa il fiume. Parcheggiamo e proseguiamo a piedi. Oltre il ponte, seguiamo le tracce di un piccolo sentiero, che ci guida fino alle
rapide più importanti. Lo spettacolo naturalistico é veramente bello, il GPS le menziona come Khane Paksy Waterfall. Cerchiamo i punti più suggestivi, anche fotograficamente, e, per non farci mancare nulla, raggiungiamo una piccola spiaggia poco più a sud. La sabbia è
ricchissima di un minerale che riflette la luce come fossero frammenti microscopici di specchio, prendono la scena degli alberi grossissimi che mostrano le loro radici nude. Sono fotogrammi che rimarranno impressi nei nostri ricordi. Si rientra; raggiunto nuovamente il ponte ci rimpossessiamo delle nostre bici e si parte. Per il rientro decidiamo di percorrere un'altra “stradina”, alternativa, che fiancheggia il fiume.
Attraversiamo qualche baracca sparsa lungo il sentiero, assistendo a spaccati di vita quotidiana che sono il sale che condisce il viaggio. Certe situazioni spiegano l'indole poco ospitale dei laotiani. Questo che sto affermando è un pensiero covato e riflettuto a lungo prima di permettermi di esprimerlo: non abbiamo trovato, girando da nord a sud, questa indole ospitale e sorridente, tanto decantata, del popolo laotiano. Ti sorridono e sono cortesi, il personale dei grandi alberghi e quelli che ti devono vendere qualcosa, altrimenti sei un essere inesistente. Penso che le istituzioni abbiano violentato questa gente, imponendo loro di accettare il turista, ma a loro del turismo, almeno alla maggior parte, “non gliene può fregar di meno”. Sono persone semplici, alle quali piace lavorare il meno possibile, mangiare e dormire, tutto il resto fanculo. Alcune volte entri in piccoli negozietti, dove il gestore è coricato per terra che guarda TV o telefonino e non ti degna neppure di un sguardo. Della serie: mi devo scomodare per te, se vuoi  stare, aspetta i miei ritmi (normalmente biblici). Siamo nuovamente nell'agglomerato principale. Tutte le strade sono in sterrato, fa eccezione un pezzetto di un centinaio di metri che è in cemento, posso immaginare nel periodo delle piogge, fango in ogni dove.
Certo non si può dire che abbiano una qualità di vita eccelsa; ma chi si accontenta gode. Troviamo un piccolo ristorantino sull'argine del fiume, il sole è caldissimo, ci rifocilliamo all'ombra con un paninozzo al tonno e un bicchiere di birra, forse due o tre, booh ho perso il conto 😂🤣😂. Forse è meglio parcheggiare le bici e rilassarsi un'oretta in camera con condizionatore a manetta. Così facciamo. Tra una cosa e un'altra si è fatta sera. Cenetta in un ristorantino di un carino eccezionale, per il Laos, “The Garden”, c'è un cuoco sopraffino. Passeggiatina e si rientra in camera. È ora di scrivere qualche riga nel blog e salutare amici e parenti nei social. Buonanotte.

Nessun commento:

Posta un commento