"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

12 marzo 2019. Phnom Penh ( Killing Fields )


Sveglia e colazione, ci aspetta una giornata storico culturale importante. Usciti dall'albergo troviamo diversi tuk tuk che aspettano eventuali clienti e siccome non è nostra intenzione andare in giro a contrattare più di tanto, perché sappiamo già da ieri quanto chiedono per questo tour,
chiediamo ad uno di questi di accompagnarci. È il più giovane dei tanti, avrà si e no 18 anni, ci fa tenerezza e sicuramente è alle prime armi. Ci piace e ci piace anche il prezzo, 15 dollari; direzione Killing Fields, i campi della morte dei Khmer Rossi. Distano 15 km dal nostro albergo, il tragitto sarà di circa mezz'ora tra caos cittadino e immersione nelle stranezze e bellezze della città. Pnohm Penh è la capitale politica ed economica della Cambogia. Ha un importante porto fluviale e si  adagiata sulle sponde del fiume Mekong, dove confluisce il lago Tonle Sap e dove si dirama il fiume Tonle Bassac. Con i suoi circa tre milioni di abitanti Phnom Penh è inoltre la città più vasta e popolosa del Paese e maggiore centro commerciale e culturale. Era considerata la Perla dell'Asia per posizione, bellezza e importanza. Oggi è una meta rinomata per la sua architettura, che risente sia dello stile tradizionale khmer sia di quello ereditato durante la dominazione
coloniale francese. È caotica ma la presenza assidua della polizia ne tampona gli eccessi. Strade reticolate ortonogalmente rendono facili i percorsi. Ha diversi punti importanti ma oggi ci dedicheremo alla tragedia che la colpì dal 1975, dal 17 aprile del 1975 al 1979 ovvero il genocidio cambogiano perpetrato dai Khmer Rossi. Arrivati, con 6 $ a testa, audioguida compresa, anche in italiano, iniziamo il giro. Non ho avuto ancora occasione di visitare Auschwitz ma non ho mai provato niente di più dolorosamente emozionante. Non ci sono mai parole per descrivere le brutture dell'essere umano. La speranza che la memoria rimanga, permanga, si diffonda fino alle ossa in ogni essere umano perché si capisca quanto è importante non commettere più certe atrocità mi accompagna ma, essendo una diversamente ottimista, cedo molto spesso. Vorrei che leggeste da voi, su Wikipedia o attraverso altri canali più attendibili,
approfondimenti su cosa è stato il genocidio cambogiano; tre milioni di persone innocenti uccise. Riporterò fedelmente questo stralcio abbastanza esaustivo, perché possiate almeno immaginare:
“Con genocidio cambogiano e di minoranze etniche e religiose cambogiane o autogenocidio cambogiano ci si riferisce al processo di epurazione del popolo cambogiano avvenuto tra il 1975 e il 1979, ovvero nell'arco dell'esistenza della Kampuchea Democratica, sotto la guida di Pol Pot. La storiografia ha appurato che durante l'esistenza della Kampuchea Democratica sono stati uccisi da 1,5 a 3 milioni di cambogiani. Per le proporzioni del fenomeno e l'impatto sulla popolazione complessiva, il genocidio in questione può essere considerato come un caso unico e senza precedenti nella storia dell'umanità.
Gli khmer rossi volevano trasformare il paese in una repubblica socialista agraria, fondata sui principi del maoismo.Nel 1976 cambiarono il nome del paese in Kampuchea Democratica. Per realizzare i loro obiettivi, essi svuotarono le città e costrinsero i cambogiani a trasferirsi nei campi di lavoro nelle campagne, dove avvenne una gran quantità di morti per esecuzioni di massa, lavori forzati, abusi fisici, malnutrizione e malattie.
Ciò provocò la morte di circa il 25% della popolazione totale della Cambogia. All'incirca 20.000 persone passarono attraverso il centro di tortura di Tuol Sleng (noto anche come S-21), una delle 196 prigioni gestite dagli khmer rossi e solo sette adulti sopravvissero. Gli oppositori venivano portati nei Killing Fields, dove venivano giustiziati (spesso con attrezzi contadini come picchetti o asce, per risparmiare proiettili) e sepolti in fosse comuni. Il rapimento e l'indottrinamento dei bambini era diffuso e molti bambini e ragazzi, nel pieno della loro incoscienza e immaturità, ignari di ciò che facevano, erano persuasi o costretti a commettere veri e propri atti di sadismo. L'invasione vietnamita della Cambogia pose fine al genocidio con la sconfitta degli khmer rossi nel 1979.
Le torture e gli esperimenti medici compiuti dal regime degli khmer rossi sono del tutto paragonabili, se non in alcuni casi persino peggiori in termini di efferatezza e crudeltà, a quelli compiuti dalla Germania nazista. Quest'ultima indubbiamente segui una politica espansionistica molto aggressiva e segnò molte più vittime rispetto al regime degli khmer rossi ma, in percentuale rispetto alla popolazione, il genocidio cambogiano fu ben peggiore”"
Il Choeung Ek Memorial è lo Stupa (il reliquiario buddista per eccellenza) che domina la parte centrale dell'area. All'interno 17 livelli di resti umani, 17 come il giorno in cui iniziò la tragedia. Sono tutti catalogati in base a età e sesso; crani spaccati e ossa spezzate rendono facili le deduzioni sulla causa di morte. Siamo provati emotivamente e in silenzio, così come tutte le persone che vengono qui, andiamo via. Il ragazzino del nostro tuk tuk ci rincuora con un bel sorriso e ora direzione museo nazionale. Nel tragitto parliamo di quanto visto e di quel bastardo di Pol Pot, che, nonostante tutto, morì a 82 in casa sua dopo la  condanna agli arresti domiciliari, in America, dove visse una bella vita. Alcuni membri della comunità dei Khmer Rossi furono addirittura riconosciuti dalle nazioni unite quali rappresentanti ufficiali del governo cambogiano. Pazzesco. Cosa e chi ci fosse dietro tutto questo non lo sapremo mai. Sta di fatto che pochi di loro hanno avuto l'ergastolo e altri hanno avuto solo meno di dieci anni fa la condanna per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Una nota di merito alla Cambogia che ha voluto mantenere la memoria di questi orrori in modo esemplare, dando la possibilità di ripercorrere questi dolorosi ricordi con un biglietto di modica  cifra e un’ audioguida impeccabile in tutte le lingue, senza lucrare e speculare sulla tragedia. Ogni mese i responsabili e gli operatori continuano ad estrarre dal terreno i resti delle vittime. Come si dice nel racconto dell'audioguida, sembra che gli spiriti delle vittime, atrocemente uccise, vaghino senza trovare pace e saltino fuori dalle loro indegne sepolture a memoria della loro esistenza.
Arriviamo al più rilassante museo nazionale, 10 $ a testa. All'interno molte sculture di epoca kmher dal IX al XII secolo e soprattutto provenienti dal sito di Ankgor. Abbastanza interessante ma sinceramente non vale i 10
dollari d'ingresso, inoltre non è ben tenuto se non nell'area esterna dove c'è un bel giardino. Alle 13.30 circa siamo fuori, c'è caldo. Ci rifugiamo in una backery dove tra roba fresca e tranci di pizza ci rifociliamo. Torniamo in albergo, perché nelle ore successive è impossibile stare fuori. Relax e cernita di foto, blog compreso.  Usciamo a cena, che, soprattutto per Gigi, sta diventando un incubo. Scegliamo un ristorantino molto carino e molto europeo dove cucinano soprattutto hamburger. Si chiama “Cousin's Burger and Coffee”, si mangia benissimo e lo staff è molto professionale. Si spende un po' di più relativamente allo standard asiatico ma almeno ritroviamo sapori nostrani. A domani.

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