"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

8 marzo 2019. Angkor Wat Sunrise, the last day.

La giornata comincia molto presto, svegli alle 4:30 del mattino. Ieri abbiamo deciso di andare a vedere l'alba a Angkor Wat. Per questo motivo la sveglia così presto. Ci prepariamo i nostri piccoli zainetti e, inforcato lo scooter, verso le cinque, partiamo. È notte fonda, pensavamo di viaggiare senza traffico, invece ci sbagliavamo. Molti altri hanno la nostra stessa intenzione. Persone che si muovono con ogni mezzo, dalle biciclette ai bus, percorriamo i sei chilometri che ci separano al primo controllo del biglietto, c'è già un po di fila, con lo scooter riusciamo a fare abbastanza velocemente, arriviamo
all'ingresso di Angkor Wat e la gente è già tantissima. Una fiumana di persone che si dirigono verso il sito, armate di luci per vedere dove camminare;  è incredibile. Ieri, chiedendo al personale di servizio, abbiamo identificato quale poteva essere la zona migliore per godersi l'alba, li, spediti, ci dirigiamo. C'è un sacco di gente che è arrivata prima di noi accaparrandosi la postazione migliore, comunque riusciamo a trovare un buco e li ci piazziamo. Con l'aiuto delle torce elettriche sistemiamo prima noi poi la macchina fotografica. Ci vorrà ancora
un'oretta prima di veder spuntare il sole ma l'atmosfera è surreale, magica, tutti con lo sguardo puntato dove probabilmente sorgerà. Pian piano la luce prende il sopravvento sul buio e il chiarore fa capire quante, tantissime, persone sono venute ad assistere a questo miracolo quotidiano. Restiamo li in contemplazione e finalmente il sole fa capolino. È difficile descrivere l'atmosfera, soprattutto per me, che non sono uno scrittore. Noi ci
siamo goduti questa meraviglia per ogni istante trascorso lì. Col senno di poi, devo dire che ne è valsa assolutamente la pena svegliarsi alle 4:30. Col sole ormai alto continuiamo a gironzolare dentro il sito, Angkor Wat è veramente bellissima. Proseguiamo il nostro giro andando a visitare i siti più lontani, quelli che ieri non abbiamo potuto raggiungere in bicicletta. Ancora avanti è un susseguirsi di templi, porte d'ingresso a fortificazioni murarie, rovine e così via. In particolar modo, tra gli altri, ci è piaciuto il Preah Khan, costruito nel XII secolo per il re Jayavarman VII in onore di suo padre. Il tempio in gran parte non è restaurato, continua la diatriba tra esperti del settore, restaurare togliendo quello che la natura si è ripresa o lasciare che, soprattutto gli alberi, continuino ad espandere le proprie radici sulle rovine. Personalmente, da profano,
queste radici che avvinghiano le strutture mi piacciono assai. Ancora qualche sito e la stanchezza per la levataccia, abbinata al caldo caldissimo ci inducono a non continuare, anche perché, i monumenti più importanti, e non solo, gli abbiamo visti. Si torna in albergo, è all'incirca l'una. Cerchiamo da mangiare, consumiamo il nostro pranzo cambogiano e torniamo in camera. Abbiamo bisogno di dormire, la note scorsa le nostre ore di sonno si sono ridotte a 4, ora la stanchezza si fa sentire. Qualche oretta di sonno ci ha rigenerato, ci studiamo il percorso di domani, qualche riga nel blog e si è fatta ora di cena. Nonostante il caldo, per cena, ordiniamo due zuppe tipiche della cucina Cambogiana. Allora, da che sono quì, in viaggio, ormai 3 mesi, ho mangiato piatti di ogni tipo, tipici e non, ma questa ciotola, dal nome improponibile, non sono riuscito a terminarla. La cosa che mi ha dato più fastidio, in questo intruglio cremoso, è stata la presenza di pezzi di ananas, non riuscivo proprio a mandarli giù, almeno ci ho provato 🤪🤪🤪🤪. Che dire ancora, con lo stomaco ancora un po' così rientriamo, è ora di dormire, buonanotte.


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