"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"
Visualizzazione post con etichetta Phnom Penh. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Phnom Penh. Mostra tutti i post

15 marzo 2019. Da Phnom Penh a Sihanoukville

Stamattina lasciamo la bella e bizzarra capitale per dirigerci a sud, sulla costa. La nostra intenzione è quella di stare un pochino al
mare, che ci manca assaiiii. Tutto questo caldo senza mare, per noi sardi, è una tortura. Direzione Sihanoukville. È una città portuale affacciata sul golfo del Siam. Le sue spiagge sono sempre state una meta turistica molto importante, soprattutto per gli stessi cambogiani. Il resto del mondo si è affacciato qui negli anni 2000, facendola diventare una delle mete più ricercate. Ha avuto un boom economico/turistico fino a qualche anno fa. Circa due anni fa sono arrivati i vicini cinesi ad acquistare praticamente tutto.  Da meno di due anni sono scappati quasi tutti gli operatori stranieri, compreso 12 strutture alberghiere e di ristorazione italiane. Ora è un cantiere aperto, lavori in corso e polvere, é veramente un gran caos. Nel web ne parlano tutti male, ma noi volevamo vedere con i nostri occhi. È vero, ma non é solo questo. Di fronte a Sihanoukville ci sono delle bellissime isole dove poter soggiornare per una bella vacanza al mare. I costi dei resort sono abbastanza alti per i parametri cambogiani, ma se è la vacanza dell'anno, magari ci sta.
Qui invece sulla penisola non si sta malissimo come dicon tanti. Certamente la polvere è  dappertutto; lavori in corso e cantieri aperti in ogni dove, però a noi è andata bene.
Siamo a Otres 2,  la striscia di spiaggia più tranquilla della zona; una lunga lingua di sabbia finissima, abbastanza pulita con un bel mare (e lo diciamo noi sardi!) da vivere. Sinceramente, girando per i mari del mondo, abbiamo visto di peggio. La stessa blasonata Playa de Carmen nella penisola dello Yucatan, in Messico, in confronto è un emerito cesso. Quindi, è sempre tutto relativo nel giudicare cose luoghi e persone. Ognuno si porta dietro il proprio bagaglio di conoscenze, esperienze e soprattutto capacità o meno di dissociazione dal proprio vissuto socio/culturale. Mi spiego meglio; se sono sarda abituata ad avere il mare più bello del mondo intorno a me ovviamente dovunque io vada lo relazionero' con esso e la partita sarà impari. Ma se ho viaggiato abbastanza e ho visto altre realtà saprò che si, il mio mare rimarrà il più bello del mondo ma ce ne sono altri che meritano. Bisogna comunque sempre toccare con mano. Per arrivare qui abbiamo impiegato 6 ore di Van Ford Transit, 13 posti, pieno fino all'orlo di bagagli che non lasciavano molto
spazio alle gambe. L'autista, un giovane "temerario" (io lo definirei diversamente) e incosciente, correva come un matto e prendeva ogni buca e fosso senza riguardo, né per la macchina tantomeno per noi passeggeri anzi; se poteva tornava indietro a prendere quelli evitati🤣, come la formosa scena di Aldo, Giovanni e Giacomo nello sketch " La Subaru Baracca" in cui Giovanni prendeva in pieno gli animali, compresa la famiglia di ricci,  tornando indietro a schiacciare i superstiti 😂. Sorpassi a destra e sinistra invadendo spesso anche la corsia opposta. Le auto, della corsia opposta, gli
facevano gli abbaglianti ma lui ci dava dentro e le sfiorava, un matto; nonostante ciò delle 4 ore previste (partiti alle 8.00 dall'hotel) ne abbiamo impiegato 6, arrivati alle 14, comprensivo di due soste tecniche; agenzia CTT. Il tutto è costato 12 dollari a testa, dall'albergo di Phnom Penh alla cittadina di Sihanoukville. Da questa abbiamo dovuto prendere un tuk tuk per raggiungere la nostra guesthouse che sta sulla costa, pagato 4 dollari per trasporto. Alloggiamo nella Arni's Rest Guesthouse, gestita da un giovane italiano, Stefano, e la sua gentilissima fidanzata cambogiana. Molto carino ed essenziale, a 100 metri dalla spiaggia. Facendo una lunga passeggiata ci siamo resi conto che questo tratto di spiaggia è, secondo noi, uno dei più belli. Pulita la spiaggia, pulito il mare, alberi che creano ombra assolutamente utile nelle ore caldissime e poi, soprattutto, sta tra il caos della città che si vede in lontananza alla nostra dx, con i suoi
palazzoni affacciati sulla spiaggia,  e i resort più frequentati sulla sinistra. In questi ultimi si trovano anche  ristorantini e lounge bar attrezzati di lettini e sedie sdraio. Ovviamente in uno di questi ci fermiamo e beviamo una birra fresca godendo del nuovo tramonto, sull'oceano. La serata la concludiamo nel villaggio vicino alla guesthouse, in un ristorantino suggerito da Stefano, dove con 15 dollari totali finalmente mangiamo pesce:  buono, pesce grigliato, semplice, salato al punto giusto, accompagnato da calamari spadellati con aglio e verdure, patate arrosto e un litro e mezzo di birra ghiacciata.

13 e 14 marzo 2019. In giro per Phnom Penh tra mercati, tempio e Mekong.

In questi ultimi giorni di permanenza qui, ci dedicheremo a scoprirne i meandri. Intanto iniziamo con i mercati; ce ne sono diversi e in diverse parti della città: c'è quello russo, quello centrale, quello
notturno e altri simili. Il mercato russo deve il suo nome al fatto che negli anni 80 gli espatriati russi venivano qui a comperare. Quello centrale si chiama così perché sta al centro della città. Quello notturno, indovinate perché si chiama così. Ce ne  almeno altri due molto grandi e tanti minori ma sinceramente ci bastavano questi. Sono enormi e trovi davvero di tutto, dalla carne alla parrucchiera, passando per le gioiellerie e i pescivendoli, senza dimenticare manicure e pedicure. Souvenir a prezzi stracciati marche e griffe taroccate di tutti i generi. Ormai siamo abbastanza abitati a questa specificità asiatica ma c'è sempre qualcosa di nuovo da vedere. La sera giriamo per le strade e ci rendiamo conto che qui è peggio di Bangkok a prostituzione. Non c'è una o due strade dove trovarle,
ma interi quartieri. Sempre la stessa solfa: massageee o hellooo, donnine giovanissime e pronte a tutto pur di guadagnare facile. Ritroviamo con "" piacere"" i rincoglioniti che vengono qui a fare sesso o a trovarsi la badante bag.. Insomma, squallore puro. Per il resto la città è molto accogliente, abbastanza sporca in alcuni punti ma facilmente fruibile. I locali, intendo le persone del posto, sono sempre molto accoglienti e si nota subito la loro abitudine a trattare con turisti di tutto il mondo. La maggior parte conosce l'inglese e sono soprattutto molto disponibili.


14 marzo 2019, oggi visita al tempio della città, il Wat Phnom. Situato in cima a una collinetta alta 27 metri, Wat Phnom è l'unica "collina" in città. Secondo la leggenda, la prima pagoda su questo sito fu
eretta nel 1372 per ospitare quattro statue di Buddha depositate qui dalle acque del fiume Mekong e scoperte da Lady Penh. Da qui il nome della città Phnom Penh o "collina di Penh". Un dollaro a testa per l'ingresso e tante cose da vedere. Non parlo del sito in se, carino, ma niente di rilevante, ma della vita attorno ad esso. Benedizioni strane da parte di pseudo santoni, donazioni di denaro e beni alimentari; santoni/sacerdoti "in borghese" che, mentre tutti pregano o si fanno benedire dai "" colleghi"" con tanto di incensi accesi e budda, contano i soldi offerti🙏. È Tutto molto interessante, direbbe Rovazzi. Nel giardino attorno, molto carino, si trova un grande orologio e una scultura in paglia di un grande cane...boh. Usciti da lì, non prima di aver visto
un serpente verde bellissimo lottare con una specie di grande lucertolona grigia con i pois arancioni sul tronco di un albero maestoso, andiamo al mercato lì vicino. Scene fantastiche, nel vero senso della parola, forse con qualche immagine riusciremo a descriverle. È ora di metter nello stomaco qualcosa, oggi coreano, zuppa dal nome improponibile e polpettine, davvero ottimo. Serata conclusiva con tanto di tramonto in battello sul Mekong. Con 5 dollari comprensivi di bevanda a scelta, puoi fare il tour in barca, sul Mekong, per un'ora. Bellissima sensazione di completo rilassamento; sarà la barca, la serata calda o la birra, ma ce la godiamo. Finiremo la giornata cenando indiano: Palak panee, Masala Dal, Naan, roti, Momo e la nostra, poco indi, birra.

Piccolo video che racconta il nostro passaggio a Phnom Penh. Link sotto
https://youtu.be/WvDMQ-KVz7E




12 marzo 2019. Phnom Penh ( Killing Fields )


Sveglia e colazione, ci aspetta una giornata storico culturale importante. Usciti dall'albergo troviamo diversi tuk tuk che aspettano eventuali clienti e siccome non è nostra intenzione andare in giro a contrattare più di tanto, perché sappiamo già da ieri quanto chiedono per questo tour,
chiediamo ad uno di questi di accompagnarci. È il più giovane dei tanti, avrà si e no 18 anni, ci fa tenerezza e sicuramente è alle prime armi. Ci piace e ci piace anche il prezzo, 15 dollari; direzione Killing Fields, i campi della morte dei Khmer Rossi. Distano 15 km dal nostro albergo, il tragitto sarà di circa mezz'ora tra caos cittadino e immersione nelle stranezze e bellezze della città. Pnohm Penh è la capitale politica ed economica della Cambogia. Ha un importante porto fluviale e si  adagiata sulle sponde del fiume Mekong, dove confluisce il lago Tonle Sap e dove si dirama il fiume Tonle Bassac. Con i suoi circa tre milioni di abitanti Phnom Penh è inoltre la città più vasta e popolosa del Paese e maggiore centro commerciale e culturale. Era considerata la Perla dell'Asia per posizione, bellezza e importanza. Oggi è una meta rinomata per la sua architettura, che risente sia dello stile tradizionale khmer sia di quello ereditato durante la dominazione
coloniale francese. È caotica ma la presenza assidua della polizia ne tampona gli eccessi. Strade reticolate ortonogalmente rendono facili i percorsi. Ha diversi punti importanti ma oggi ci dedicheremo alla tragedia che la colpì dal 1975, dal 17 aprile del 1975 al 1979 ovvero il genocidio cambogiano perpetrato dai Khmer Rossi. Arrivati, con 6 $ a testa, audioguida compresa, anche in italiano, iniziamo il giro. Non ho avuto ancora occasione di visitare Auschwitz ma non ho mai provato niente di più dolorosamente emozionante. Non ci sono mai parole per descrivere le brutture dell'essere umano. La speranza che la memoria rimanga, permanga, si diffonda fino alle ossa in ogni essere umano perché si capisca quanto è importante non commettere più certe atrocità mi accompagna ma, essendo una diversamente ottimista, cedo molto spesso. Vorrei che leggeste da voi, su Wikipedia o attraverso altri canali più attendibili,
approfondimenti su cosa è stato il genocidio cambogiano; tre milioni di persone innocenti uccise. Riporterò fedelmente questo stralcio abbastanza esaustivo, perché possiate almeno immaginare:
“Con genocidio cambogiano e di minoranze etniche e religiose cambogiane o autogenocidio cambogiano ci si riferisce al processo di epurazione del popolo cambogiano avvenuto tra il 1975 e il 1979, ovvero nell'arco dell'esistenza della Kampuchea Democratica, sotto la guida di Pol Pot. La storiografia ha appurato che durante l'esistenza della Kampuchea Democratica sono stati uccisi da 1,5 a 3 milioni di cambogiani. Per le proporzioni del fenomeno e l'impatto sulla popolazione complessiva, il genocidio in questione può essere considerato come un caso unico e senza precedenti nella storia dell'umanità.
Gli khmer rossi volevano trasformare il paese in una repubblica socialista agraria, fondata sui principi del maoismo.Nel 1976 cambiarono il nome del paese in Kampuchea Democratica. Per realizzare i loro obiettivi, essi svuotarono le città e costrinsero i cambogiani a trasferirsi nei campi di lavoro nelle campagne, dove avvenne una gran quantità di morti per esecuzioni di massa, lavori forzati, abusi fisici, malnutrizione e malattie.
Ciò provocò la morte di circa il 25% della popolazione totale della Cambogia. All'incirca 20.000 persone passarono attraverso il centro di tortura di Tuol Sleng (noto anche come S-21), una delle 196 prigioni gestite dagli khmer rossi e solo sette adulti sopravvissero. Gli oppositori venivano portati nei Killing Fields, dove venivano giustiziati (spesso con attrezzi contadini come picchetti o asce, per risparmiare proiettili) e sepolti in fosse comuni. Il rapimento e l'indottrinamento dei bambini era diffuso e molti bambini e ragazzi, nel pieno della loro incoscienza e immaturità, ignari di ciò che facevano, erano persuasi o costretti a commettere veri e propri atti di sadismo. L'invasione vietnamita della Cambogia pose fine al genocidio con la sconfitta degli khmer rossi nel 1979.
Le torture e gli esperimenti medici compiuti dal regime degli khmer rossi sono del tutto paragonabili, se non in alcuni casi persino peggiori in termini di efferatezza e crudeltà, a quelli compiuti dalla Germania nazista. Quest'ultima indubbiamente segui una politica espansionistica molto aggressiva e segnò molte più vittime rispetto al regime degli khmer rossi ma, in percentuale rispetto alla popolazione, il genocidio cambogiano fu ben peggiore”"
Il Choeung Ek Memorial è lo Stupa (il reliquiario buddista per eccellenza) che domina la parte centrale dell'area. All'interno 17 livelli di resti umani, 17 come il giorno in cui iniziò la tragedia. Sono tutti catalogati in base a età e sesso; crani spaccati e ossa spezzate rendono facili le deduzioni sulla causa di morte. Siamo provati emotivamente e in silenzio, così come tutte le persone che vengono qui, andiamo via. Il ragazzino del nostro tuk tuk ci rincuora con un bel sorriso e ora direzione museo nazionale. Nel tragitto parliamo di quanto visto e di quel bastardo di Pol Pot, che, nonostante tutto, morì a 82 in casa sua dopo la  condanna agli arresti domiciliari, in America, dove visse una bella vita. Alcuni membri della comunità dei Khmer Rossi furono addirittura riconosciuti dalle nazioni unite quali rappresentanti ufficiali del governo cambogiano. Pazzesco. Cosa e chi ci fosse dietro tutto questo non lo sapremo mai. Sta di fatto che pochi di loro hanno avuto l'ergastolo e altri hanno avuto solo meno di dieci anni fa la condanna per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Una nota di merito alla Cambogia che ha voluto mantenere la memoria di questi orrori in modo esemplare, dando la possibilità di ripercorrere questi dolorosi ricordi con un biglietto di modica  cifra e un’ audioguida impeccabile in tutte le lingue, senza lucrare e speculare sulla tragedia. Ogni mese i responsabili e gli operatori continuano ad estrarre dal terreno i resti delle vittime. Come si dice nel racconto dell'audioguida, sembra che gli spiriti delle vittime, atrocemente uccise, vaghino senza trovare pace e saltino fuori dalle loro indegne sepolture a memoria della loro esistenza.
Arriviamo al più rilassante museo nazionale, 10 $ a testa. All'interno molte sculture di epoca kmher dal IX al XII secolo e soprattutto provenienti dal sito di Ankgor. Abbastanza interessante ma sinceramente non vale i 10
dollari d'ingresso, inoltre non è ben tenuto se non nell'area esterna dove c'è un bel giardino. Alle 13.30 circa siamo fuori, c'è caldo. Ci rifugiamo in una backery dove tra roba fresca e tranci di pizza ci rifociliamo. Torniamo in albergo, perché nelle ore successive è impossibile stare fuori. Relax e cernita di foto, blog compreso.  Usciamo a cena, che, soprattutto per Gigi, sta diventando un incubo. Scegliamo un ristorantino molto carino e molto europeo dove cucinano soprattutto hamburger. Si chiama “Cousin's Burger and Coffee”, si mangia benissimo e lo staff è molto professionale. Si spende un po' di più relativamente allo standard asiatico ma almeno ritroviamo sapori nostrani. A domani.

11 marzo 2019. Phnom Penh

L'idea è quella di andare a vedere il palazzo reale e le diverse attrazioni che lo circondano. Ci prepariamo i nostri mini zaini con l'occorrente, soprattutto acqua e partiamo. Dista dal nostro alloggio 800 metri circa.
Sono le nove e il sito dovrebbe essere aperto dalle 8:00. A proposito, per visitare il palazzo reale e templi circostanti sono necessari pantaloni lunghi, abbigliamento “sobrio”. Arrivati a destinazione ci comunicano che questa  mattina è chiuso perché c'è una visita ufficiale da parte di una delegazione straniera e li il re deve riceverli (la Cambogia è una monarchia costituzionale). Altro orario di ingresso alle 14. Questo orario volevamo evitarcelo per il caldo ma se non si può fare diversamente, va bene così. Gironzoliamo intorno a questi monumenti, facciamo qualche commissione,
soprattutto cerchiamo rifugio in luoghi freschi, perché il caldo è tanto. In ogni angolo ci sono autisti di tuk tuk che ti propongono visite e tour di ogni tipo; uno, però, ci interessa in particolar modo, la visita al Killing fields, famigerati campi della morte, che pensiamo di visitare domani, perciò ci informiamo su i prezzi. Alle 14, comunque, siamo davanti ai cancelli del palazzo reale; fatti i biglietti, 10$ a testa, entriamo. Sarà il caldo, che non ci dà la giusta cognizione di quello che vediamo, ma per essere il posto di rappresentanza di una nazione, non ci trasmette nessuna sensazione di
stupore. Un edificio che ospita un lungo salone, dove non si può né entrare e neppure fotografare. Dai due grandi portoni d’ ingresso aperti, si vede questo colonnato che termina su un grande scranno, dovrebbe essere il trono del re,  “palazzo reale” per l'appunto. Il tutto è molto curato, ma niente di più; se volessimo fare un paragone con quello di Bangkok, non c’è storia. Poi non capisco questo divieto alla fotografia, veramente ridicolo; manco fosse la base nucleare di non so dove. Altro edificio importante al suo interno é la grande Pagoda d'argento che custodisce un Buddha in smeraldo. La Pagoda d'argento si trova sul lato sud del Palazzo Reale. Il nome ufficiale è Wat Ubaosoth Ratanaram, noto come Wat Preah Keo Morakot "Tempio del Buddha di cristallo smeraldo" che viene comunemente abbreviato in Wat Preah Keo, l'argento non l'abbiamo visto🙄. Oltre il Buddha su citato, ne ospita uno molto più prezioso; un Buddha in oro a grandezza naturale, dal peso di 90 kg e
vestito con paramenti reali e incastonato con 9584 diamanti, il più grande di 25 carati, creato nelle officine del palazzo tra il 1906 e il 1907. Qui si può entrare ma non fotografare. Degli Stupa bianchi e un monumento equestre completano la piazza antistante. Questo è tutto, forse 10$ per la visita è un po troppo. Però, per dover di cronaca, nei pressi dell'uscita, ci sono alcuni locali, uno in particolare, che contiene una raccolta di elefantini, che sembrano i
tapiri di striscia la notizia, e ha una temperatura interna bellissima; li ci siamo rifugiati e, al fresco, abbiamo contato tutti i tremila elefanti 🤣😂🤣😂😂😂. All'uscita bottiglietta d'acqua in omaggio. Torniamo verso il nostro alloggio, il caldo è davvero insopportabile. Nuova sosta in un locale che prepara “smoothies” di frutta freschissimi, giusto per avere un tantino di refrigerio. Siamo in camera, aria condizionata a tutta forza e un po di relax. La sera, considerando la mia condizione di rifiuto alimentare, ci mettiamo a cercare una pizzeria; non dobbiamo fare molta strada, ne abbiamo una a trecento metri. Pizza molto buona, passeggiata di rientro e buonanotte.

10 marzo 2019. da Seam Reap a Phnom Penh

Lasciamo l'affascinante Seam Reap per raggiungere la capitale. Lo spostamento verso sud ci vedrà coprire una distanza di 340 Km. Ci siamo affidati alla VET (Virak Buntham express tours and travel) che per la cifra
di 12$ ci porta a Phnom Penh. Alle 7:35 un tuk tuk, compreso nel prezzo del biglietto, viene a prenderci dall'Hotel per portarci nell'agenzia dove parte il nostro minivan. Anche questa volta dobbiamo affidarci ad un minivan, la cosa che ci stupisce è che i posti sono numerati e assegnati. Dopo qualche minuto di attesa arriva non un minivan ma un minibus, di quelli con una ventina di posti, bella sorpresa, le poltrone sono comode e spaziose. Caricati passeggeri e bagagli, alle 8:00 si parte. La strada è ottima e l'autista guida spedito, sembra veramente tutto ok. Vista la tranquillità del viaggio ne approfitto per cominciare a vedere le foto scattate a Seam Reap e in particolare ad Angkor, sono tantissime, mi perdo, non so cosa scegliere, perlomeno il viaggio diventa meno pesante.
Prima sosta “tecnica” dopo due ore, per mezz'ora; seconda, dopo altre due ore per un quarto d'ora circa. Alle 14 circa siamo nella capitale. Il viaggio è filato liscio, senza nessun intoppo, senza spese o commissioni personali da parte dell'autista, insomma veramente professionali. Il nostro alloggio dista circa due chilometri dalla fermata, quindi tuk tuk e arriviamo in hotel. Allora, qui in Cambogia la moneta corrente, come ha già scritto Robi, è il Real, ma vengono usati indistintamente i dollari americani, tutti i prezzi, market compresi, sono esposti in dollari e qualsiasi conto ti viene indicato in dollari; gli stessi ATM (bancomat) ti fanno scegliere se prelevare in real o dollari. Tornando al nostro tuk tuk, dovete sapere che i prezzi delle corse si calcolano a un dollaro a chilometro (trattabili), perciò sborsiamo i nostri due dollari e il gioco è fatto. Io sono in una situazione un tantino anomala, dall'altro giorno, quando ho mangiato quella zuppa con ananas, sono in crisi alimentare. Mi spiego meglio, siamo ormai tre mesi in giro per l'Indocina e abbiamo mangiato di tutto; si, qualche problemino di “cagarella” ogni tanto ci ha colpito, però tutto si è risolto. Questa volta io ho proprio un rifiuto alimentare relativo ai sapori e persino agli odori, mi viene il voltastomaco, non so come risolverlo, spero mi passi presto. Questo per dire che oggi ho fatto solo colazione, ho una fame che mi sto spaccando e non so come finirà. Tralasciando questa
piccola questione personale, continuiamo con il viaggio. Dopo esserci sistemati in camera, decidiamo di fare un giro nei dintorni. Incuriositi da un architettura stravagante, sembrava una navicella spaziale, ci avviciniamo e alla fine scopriamo essere un mega mercato, anzi il mercato di Pnohm Penh. É tutto abbastanza pulito, non ho visto bancarelle con carne o pesce, all'esterno qualcuna di frutta, ma niente altro di alimentare. Regna il taroccato e l'oro, taroccato di tutte le marche e di tutti i generi, che sia abbigliamento o
elettronica piuttosto che occhiali o orologi, forse l'unica cosa vera sono l'oro e le gemme, ma, non sono un esperto e non ci metterei la mano sul fuoco. Girovagando arriviamo sulla sponda del Mekong, poi una grande piazza dove ci sono ragazzi che giocano a calcetto, nel lato opposto una comitiva, capitanata da un ragazzo, che fa aerobica, insomma un bel po’ di movimento; ancora un mercato con Street food apparecchiato in terra. Ci rendiamo conto che questa zona che circonda il nostro alloggio è veramente piena di vita. É giunta l'ora di cena, mo cosa mangio? Mi salvo con due tramezzini mangiati con grande sforzo. Speriamo domani sia meglio. Stanchi, siamo nuovamente in camera e per oggi è quanto. Buonanotte.