"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

11 febbraio 2019 Luang Prabang , the city.



Oggi perlustreremo a piedi la cittadina. Passeggiamo lungo la riva del fiume e riniziamo a vedere molti turisti, l’80% francesi, pochissimi italiani, direi mosche bianche e bakeries, per quei pochi che non lo sapessero, sono attività commerciali di produzione e vendita di prodotti da forno come il pane, le torte, le focacce e la pasticceria varia. Insomma abbiamo ritrovato un po di Europa. Il pane e’ dappertutto, baguettes e altro, veramente buono. Torte deliziose, al cioccolato, alla nutella, con noci, mandorle, cannella ecc. Riappare anche la frutta frullata o preparata nelle vaschette da asporto. Non manca la pizza, dall'apparenza sembra anche decente, praticamente pizza napoletana, leggermente alta ma di bell'aspetto. Ci sono poi le solite
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pietanze sia tailandesi che cinesi, con grande spazio alla laotiana. Di quest’ultima ancora non abbiamo capito cosa la differenzi dalle altre perché, oltre al riso glutinoso non è così diversa. La gente non è il massimo della simpatia. Non sorridono spesso e non ti considerano se non per motivi economici. Il costo vita è bassissimo, spesso si mangia con 2 euro. Per quanto riguarda la cittadina è  un insieme di templi, mercati e  zone più isolate, verso la periferia e le montagne, dove si possono fare tante attività come il rafting, trekking, mountainbiking e kyaking o semplicemente farsi portare a vedere elefanti, orsi tibetani in gabbia, grotte e chi più ne ha più ne metta. Per quanto ci riguarda oggi si va di relax tra le vie del centro, detto “città vecchia”(Old city) e
qualche tempio di passaggio. Tra questi una nota di riguardo merita il Wat Xieng Thong, ingresso 20.000 Kips. Si tratta di uno dei Templi più antichi (1559 A.D.), qui venivano incoronati i re ed è considerato come la rappresentanza dell'arte e dell'artigianato tipico del Laos; infatti, mantiene la sua struttura originaria, tutta di legno e tutta intarsiati e decorata in modo particolare. Davvero bello. Per quanta riguarda gli altri, si visita quello che ci ispira di più, in modalità random. Di pomeriggio andiamo  a vedere il tramonto nella parte alta che si chiama “Phou Si Mountain” ed è al centro della zona storica, su cui esiste una Pagoda detta That Chomsi. Ingresso 20.000 Kips. Gradini, gradini, gradini...uffaaa. Arrivati su, Santa Greca di Decimomannu più Sant’Efisio (per i sardi sagre con troppppa gente), più l’Auchan prima di Natale. Vi diciamo però che è stata una rassegna di cose e persone strane, comportamenti e atteggiamenti a tratti stravaganti e talvolta comici, tutto come un film. Il tramonto poi, però, ha deluso tutti. Tanto tempo li’ ad spettare per vedere un sole che veniva inghiottito dalla nebbia. Scendiamo e ci tuffiamo nella strada che diventa pedonale, la Sisavangvon Road, perche inizia il mercato notturno, tra bancarelle di artigianato locale, filati di cotone, bigiotteria, colori e prezzi per tutte le tasche. Immancabili le bancarelle di dolci, torte, nonché piatti composti e fast food. Ci sono molti localini e ristoranti molto
carini sia di aspetto che economicamente parlando (per gli standard del posto ovviamente) e belle caffetterie. A proposito di ciò, abbiamo avuto il piacere di trovare un ristorante sardo, gestito da un giovane ragazzo sardo, Simone Scalas, che per di più è nostro compaesano e che da cinque anni vive e lavora qui. Il ristorante si chiama “l'isola dei Nuraghi” si trova sulla riva del Nam Khan nella via Kingkitsarath, ed è un bellissimo locale sul fiume, una location romantica e di classe dove si mangiano buonissimi piatti della cucina italiane, nonché sardi, compresa la pizza. Bravo Simone. Finiamo la serata tra le bancarelle, domani ci aspetta il “fuori porta”.

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