"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

14 febbraio 2019. da Luang Prabang a Vang Vieng


Notte tranquilla per il cagone, ore 8.30 si parte per Vang Vieng, altra località più a sud, 180 km da fare in minivan. Sappiate che dalla stazione dei bus ( per Vang Vieng, zona sud) partono solo minivan o bus che costano almeno 20.000 Kips in più rispetto a quello che ti viene a prendere dove alloggi. Il costo è di 100.000 Kips cadauno (10 euro) direttamente dall’alloggio. Ovviamente è uguale a tutti gli altri, sgangherato, pieno a cuccuru (=molto, molto, molto) e con autista tutto da provare. Quindi, che siate ricchi o meno, che siate turisti fai da te o più “delicati”, questo offre il Laos, democrazia, tutti uguali. Non ci sono altri mezzi, se non le macchine private con autista (che sarà sempre una sorpresa), che però percorreranno la stessa unica strada distrutta e impiegherannno le stesse interminabili 5 ore di percorrenza.
Nessuna scelta quindi, obbligatoriamente come sardine, si parte. Sicuramente si è più sicuri di sopravvivere volando con un aereo senza un'ala che nei mezzi condotti da questi “autisti”. Come dice Battisti “..e guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere, se poi è così difficile morireee”, qui potrebbe essere anche “di giorno a fari accesiiii in minivannn”. Allora, immaginate un minivan pieno di turisti, tutti di nazionalità diverse, sbigottiti ma zitti, insomma abbastanza cretini tutti, compresi noi, perché?  La strada, solo di curve, molto sconnessa con buche e fossi, lavori in corso in continuazione (insomma una città italiana😜) e sto deficiente di autista con due telefonini, uno per mano, sempre e dico sempre al telefono. Parla, chiacchera, ride e prima con un telefonino e poi con l'altro e, soprattutto, supera sempre in curva. Ci siamo fatti sotto tutti per tante di quelle volte
che facevamo concorrenza ai bagni pubblici. Cinque ore, cinque ore così con una pausa di mezz'ora per “sosta tecnica bagno, pranzo” che se avessimo avuto un'altra scelta l'avremmo sepolto vivo o infilato dentro il gabinetto, con i telefonini senza scheda. È stato davvero un incubo. Forse siamo arrivati a destinazione, finalmente. Il bastardone, sempre col telefonino in mano a chiacchierare, si ferma in una strada  con qualche attività commerciale intorno, apre le
portiere, non dicendoci né dove siamo, né che siamo arrivati, né che l'incubo è finito, perché è troppo impegnato al cellulare 😠. Ci lascia così, a scaricare da noi stessi i bagagli. I nostri compagni di viaggio, nonostante lo sbigottimento, non dicono una parola, noi, sardi dentro, che comunque siamo colpevoli di essere stati complici silenti in tutto il viaggio, gli gridiamo di darci i bagagli. Gigi gli urla che ha bisogno del bagaglio e gli fa cenno di smettere di telefonare. Lui lo guarda con noncuranza, continua a chiacchierare al telefonino e con l'altra mano libera dall'altro (telefonino), che aveva appena infilato in tasca, ci sfila i bagagli da sotto i sedili posteriori continuando a fare i cavoli suoi. Peccato, peccato che non possa più incontrarlo, sto pezz’e…m.. ente🙊 . Siamo a Vieng Viang: POLVERE! questo posto è terra che impregna l’aria, POLVERE. È una cittadina di terra e
Laos
 polvere. Poche strade asfaltate ma dissestate, molte sterrate su cui viaggiano, avanti e indietro, mezzi a motore, qualche mucca ogni tanto, e intorno a cui hanno costruito guesthouses, hotels più o meno di lusso, ristoranti, negozietti, bancarelle, c’è di tutto ma soprattutto terra che vola. Mi ha ricordato l'Africa, che abbiamo avuto il privilegio di visitare tante volte e dove, se viaggi in fuoristrada su quelle “strade” sei un tutt'uno con la polvere. Dio, scacciando Adamo dal giardino dell'Eden gli disse “Con il sudore della fronte mangerai il pane (e qui l'abbiamo ritrovato, brutto segno 🤔) ; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!" eeeeeee ma da mo che l’abbiamo scontato il peccato originale, e daiii su, un po di misericordia, azz; vabbè, ci adegueremo. Comunque, qui già vediamo tanti turisti, di tutte le età e nazionalità (italiani zero, che bello) . È una meta molto apprezzata per chi vuole conoscere il Laos
naturalistico.

Nam Song
È attraversata dal fiume Nam Song e intorno ad esso ruotano mille attività. Kayak, rafting, river tubing, cioè stai seduto su grandi salvagente (rende meglio camera d'aria di camion) e galleggi facendoti trasportare dalla corrente. Sul fiume poi vanno e vengono  barche motorizzate per la gioia di tanti, soprattutto coreani e giapponesi. Il tutto è incorniciato da montagne che sembrano guglie, ricoperte da una vegetazione rigogliosissima. Si possono fare trekking, arrampicate su parete e visitare grotte, le caves come si chiamano in inglese, che qui sono dappertutto. Noi infatti, domani, attrezzati di scooter, andremo a cercarne e visitarne qualcuna che dista circa 10 km dal centro. Vediamo un po’. Per ora è tutto, è sera, ci aspetta cenetta sulla riva del fiume e nanna.

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