"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

22 febbraio 2019. Thakhek, la città, il mercato.

Siamo da ieri sera in questa cittadina di confine con la Thailandia. È
attraversata dal Mekong che ne delimita il confine appunto. Infatti possiamo vedere la bellissima Thailandia proprio dalle sponde del fiume. Una nuotata di circa 500 m. e saremmo di nuovo lì nel paese dei balocchi. Ma siamo da questo lato e quindi ne ispezioniamo i meandri. Il caldo è torrido, non abbiamo tanta voglia di girovagare
con lo scooter, che qui affittano a 12.000 kips (12 euro),e quindi stiamo in zona. Passeggiamo per le strade ben asfaltate, abbastanza pulite e larghe. Ci incuriosiscono dei contenitori sferici posti a bordo strada. Ci avviciniamo e scopriamo che sono dei contenitori per rifiuti, realizzati riciclando copertoni di camion, tagliati e rovesciati (vedi foto). Le attività commerciali sono ancora chiuse nonostante siano le
10 del mattino. Sembra una città fantasma, pochissima gente in giro e soprattutto svogliata. Hanno l'atteggiamento dello, scusate ma non trovo un aggettivo più esplicativo, scazzo totale. Negozietti con gente che dorme dentro, probabilmente i gestori e/o proprietari, altri che chiacchierano come i nostri vecchietti sulle panchine. Insomma un pochino surreale per essere un luogo di transito ma anche turistico. Noi, tra vedere e non vedere, ci facciamo un giro al mercato dove sappiamo esserci carne "fresca" di serpente, scoiattolo e rana. Invece non ne troviamo ma in compenso troviamo altre cose interessanti: banchi di
gioielleria. Oro, oro, oro, ne vanno matti. È molto giallo troppo giallo, sembra un po' ramato. C'è anche la parte argentea ma non ha così successo. Mi avvicino per chiedere il prezzo di un anello d'argento, che mi piace molto, ma devo aspettare perché la signora venditrice si sta facendo fare la pedicure dietro al bancone e non può alzarsi. Mi guarda e si rigira dall'altra parte. Questo è il Laos style. Continuiamo ad addentrarci tra puzza e cemento bagnato e sporco di ogni cosa, su cui poggiano le bancarelle. Venditrici sdraiare in mezzo alla frutta e verdura, che chiacchierano beatamente con le
vicine di banco; la macellaia che si accanisce su una mucca sanguinolenta appena scaricata; la fruttivendola che ci invita ad acquistare il mango appena pulito e tagliato con le sue amorevoli mani nude, belle sudice; le solite bustine di plastica, chiuse con elastico, con brodaglia verdone o marrone dentro; bacinelle di plastica piene di un liquido nero in cui stanno fermentando diverse cose tra cui pesciolini morti, insomma tante cose che ci fanno venire fame, quasi quasi mangiamo qualcosa....le unghie! Usciamo dal labirinto di Cnosso in cui non abbiamo trovato il Minotauro ma molti altri mostri si. Ci rifocilliamo in una caffetteria chiamata Amazon cafe' (catena antagonista della americana Starbucks), con un paio di caffettoni ghiacciati e tante chiacchiere sul nostro bellissimo viaggio e considerazioni su questa terra. La giornata trascorrerà così, un pochino alla maniera laotiana, a scazzo. Domani mattina presto trasferimento per Pakse, porta d'ingresso all'ultima parte del nostro soggiorno in Laos che ci porterà nella zona rinomatamente più interessante: le 4000 isole.

1 commento:

  1. Mi sa che da quelle parti abbiano anticorpi da vendere 🤣🤣🤣

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