"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

6/7 Febbraio 2019. da Chiang Rai a Nong Khiaw


Se finora è stata una passeggiata ora inizia l’avventura: il Loas.
Da Chiang Rai passando da Luang Namta per Nong Khiaw.
Due giorni massacranti che congiungiamo per praticità. Le visite ai luoghi di interesse si riducono a zero. Però per chi ha il piacere di viaggiare e sa vedere, coglie differenze di luoghi, costumi, fisiognomica, anche dal finestrino di un minivan.
Ma partiamo dall'inizio. Arriviamo alla Bus Terminal 1 di Chiang Rai, siamo ancora in Thailandia. Ad attenderci il “bus” che ci porterà a Chiang Kong, frontiera con il Laos. I bus partono ogni mezz'ora, prezzo della corsa 20 Bath (circa 50 centesimi di euro) per percorrere 61Km in 2 ore e mezzo. Allucinante, siamo solo all'inizio. Perché bus tra virgolette, perché definire bus il mezzo che abbiamo preso è offendere tutta la categoria dei bus. Tanto per cominciare l'autista decide, in tutta autonomia, che si viaggia con le porte aperte, ma non solo, pure i finestrini anteriori, lato autista e opposto, sono aperti. Un freddo che non vi dico. La mattina e la sera qui ci sono circa 12 gradi se non meno, immaginate alle 7 del mattino con i finestrini e porte aperti. Gli chiediamo di chiudere la
porta anteriore e lui ridacchiando lo fa, tanto tutto il resto è aperto. Pensate che faccia così perché non ha freddo?? che anche gli altri passeggeri , tutta gente del posto, non patiscano il freddo? no, non è così. La gente che sale e scende è coperta fino al collo e lo stesso autista ha giubbotto, cappello e mano in tasca quando non gli serve per inserire le marce, a proposito, la leva delle marce è tutto un programma; distante un metro dall'autista una leva lunga che sembra staccarsi da un momento all'altro. Comunque superata la gelata, vi assicuro che ci sembrava di stare dentro una cella frigo per due ore, arriviamo alla
stazione di frontiera. Da quì, una motocicletta cassonata ci aspetta per trasportarci alla border line attraversando il famoso ponte dell'amicizia “Fourth Thai-Lao Frienship Bridge” che scavalca il magnifico Mekong. Costo 20 Bht a testa e ce ne sono a rotazione. Arriviamo in frontiera. C'è già un po di fila ma sembrano veloci. Dobbiamo compilare 2 moduli, quindi chi dovesse essere lì, li prenda prima e poi, magari in fila, li compili. Uno è lungo e somiglia ad un conto corrente postale, l'altro è la richiesta di visto in diverse
parti. Arrivati al front office, troverete un paio di ufficiali che chiacchierano e prendono i due moduli, una foto tessera (qualunque dimensione va bene), passaporto e 35 dollari americani a testa. Sbirciando velocemente il passaporto, prendono i moduli compilati senza controllare niente e ti fanno passare affianco. Altro ufficio che timbra il passaporto e te lo restituisce...bohhh!. Comunque veloci per fortuna. Siamo dall'altra parte. Ciao bellissima Thailandia, di nuovo Kabpkun, grazie di tutto. Sono le 10.30 e siamo in Loas, esattamente a Vieng Mai. Cambia la lingua, la gente, il senso di marcia su strada e la moneta: Kip laotiano, 10.000 Kip=1 euro (cambio attuale), oi oi la testa. OK torniamo al viaggio; dalla frontiera ci
dobbiamo spostare verso Bokeo per l'omonima  stazione degli “autobus”. Iniziamo subito a scoprire come sono i laotiani: non si presentano proprio bene. Facciamo il biglietto che costa 50.000 Kip (circa 5 euro) per due. A parte il fatto che non sanno una, dico, una parola di inglese, molto peggio dei birmani, non riescono ad interpretare neppure i gesti più semplici, compreso il segno di ore nell'orologio. Ridono o ti mandano a quel paese. Non sono assolutamente accoglienti né sorridenti. Con il biglietto in mano, senza sapere esattamente da chi andare, chiediamo ad un autista se è lui che ci porterà a Bokeo, stazione bus. Lui guarda il biglietto se lo porta via e ci fa cenno di  salire sul furgoncino già strapieno di turisti. Moltissimi francesi o comunque parlanti francese e qualcuno parlante inglese. Caricati gli zaini e noi, si va. E dove ci porta questo imbecille? al molo!! da dove partono quasi tutti i turisti per percorrere il Mekong in direzioni diverse ma comunque verso sud, tagliando molte delle tappe che invece vorremmo fare noi. Scendono tutti e l'autista porta giù anche i nostri zaini, noi lo guardiamo e gli facciamo cenni MOOOLTO esaustivi sul fatto che ha sbagliato e che noi abbiamo detto Stazione BUS, allora lui, che ha capito esattamente di aver sbagliato, non scusandosi né rimediando in nessun modo, ci dice di dargli i biglietti, quelli che ci aveva preso lui per farci salire sul camioncino. Noi con abbastanza veemenza, direi incazzo, gli diciamo che li ha presi lui e li ha lui. Lui fa no con la testa e con le mani, entra incavolato nel camioncino e se ne va. Ci lascia lì come due scemi, incavolati come belve.
Vabbè non possiamo perderci d'animo non possiamo far niente, purtroppo. Risolviamo con un altro tuk tuk e qualche euro in più. Siamo a Bokeo, 12:30, si parte, prezzo del biglietto 60.000 Kip a testa (6 euro), per la cronaca, c’è un’altra corsa alle 9 del mattino, per noi impensabile da prendere . Stavolta chi ci trasporta è un minivan, anche questo pieno in ogni ordine di posto. Il minivan conterrà forse tredici posti, ma l'autista  riempie pure i due posti affianco a lui. Si riparte, i chilometri da percorrere sono circa 190, sembrano pochi, ma con le strade piene di fossi, alcuni tratti sterrati, altri con lavori in corso e ancora tornanti ripidissimi, dove il minivan arranca a venti all'ora, il risultato è una
media di percorrenza di 40 Km orari. Il viaggio diventa lunghissimo. Il minivan è scomodissimo, siamo strettissimi in sedili minuscoli e la testa che barcolla a destra e a
sinistra. Per fortuna c’è un paesaggio bellissimo, foresta da entrambi le parti della strada, straordinario. La stanchezza ci assale e la testa inizia a ciondolare, la schiena reclama e il di dietro pure. Alle quattro siamo a destinazione. Siamo stremati, attorno alla stazione dei bus, dove è tutto su sterrato, quattro case, quattro baracche, due distributori di benzina e due bancomat, di cui uno fuori servizio; benvenuti a Luang Namtha Bus Station. Ci guardiamo intorno sconfortati, il Laos non è sicuramente un paese che accoglie il turista a braccia aperte, almeno per ora. Proviamo a chiedere qualche informazione, le uniche cose che sanno dire in inglese sono i prezzi dei tuk tuk, per il resto zero assoluto. Addirittura un ragazzo, grandicello, e' scappato; saremo mica così brutti !? Dobbiamo trovare dove dormire, possibilmente vicino alla stazione dei bus, perché domani mattina vorremmo andare via da qui. Un cartello di fronte: “Guesthouse”. Entriamo e chiediamo ad una specie di orso con felpone e cappuccio il prezzo e visione della camera. Lui al primo “Hello” tira fuori un cartello con scritto in inglese: room 1 day Kip 70.000. Ok vediamola: è squallida, il bagno fa schifo ma il letto sembra decente, per una notte potrebbe andare (prezzo 70000 Kip = 7 euro circa). Depositiamo i bagagli e andiamo a cercare qualcosa da mangiare, abbiamo mangiato solamente una banana e qualche wafer in tutto il giorno, siamo affamati. Lo sconforto sale di più, ci sono tre baracche all'aperto con una temperatura che la sera necessita di piumino. Pensare di mangiare all'aperto ci angoscia ma guardiamo cosa
propongono i “menù”. Due con menù incomprensibili, nel terzo ci disgusta la visione della carne verdognola e lasciamo perdere. Risultato, compriamo, nella stessa guesthouse di alloggio, due barattoli di noodles, quelli che si vendono anche nei nostri supermercati, li riempiamo di acqua calda e li mangiamo in camera, ci sembrano la miglior cosa (comunque sono davvero mangiabili). Un'altra sorpresa l'abbiamo avuta quando ci siamo seduti sul letto per mangiare la “cena”; non c’è materasso! solo un tavolato con una coperta sopra e un lenzuolo, è durissimo, si sono fatte le sette di sera, la camera è freddissima e non esiste riscaldamento. Senza neanche il coraggio di lavarci, alle 20.00 siamo a letto vestiti, Roberta addirittura con il piumino.  Buonanotte, si fa per dire…..passerà.
La mattina alle 6.30 siamo già svegli e dolenti, usciamo quasi subito per fare i biglietti per l'altro transfert che ci aspetta, quello per Nong Khiaw, dove ci si può probabilmente rilassare un pochino tra affluenti del Mekong, grotte e foresta.
C'è tanta nebbia e la temperatura è davvero bassa. FRIUSUUU. Qui c'è una notevole escursione termica tra giorno e notte.
Ovviamente la nostra colazione sarà un caffè americano, grazie alle scorte di bustine di nescafe’ che abbiamo sempre con noi e all'acqua calda del bollitore della guesthouse. Fatti i biglietti, siamo i primi. Costo 100.000 kip a testa (tot. 20 euro). Partiamo alle 9.00, unica
partenza giornaliera. Anche qui un minivan, più confortevole del precedente ma pur sempre piccolino e le ore di viaggio dovrebbero essere sei. Puntuale ma sovraccarico di turisti, parte alle 9.00. Il viaggio comprende diverse soste: dopo due ore per toilette; dopo altre due per mezz'ora di pranzo e poi diverse fermate che fa l’autista per sue esigenze o semplicemente per dare passaggi ad alcuni suoi conterranei tra i villaggi. Quando ci fermiamo per il pranzo, idem come ieri, due baracche polverose in cui c'era solo roba incomprensibile, già cotta oppure sulla brace. Noi, affamati come siamo,
non disdegnano del pollo alla brace e del fegato su spiedini, non sappiamo di che animale, né vogliamo saperlo. Era buono. Con le mani sporche, toccando soldi e qualunque altra cosa (qui non ci sono i lavandini con bagno e sapone, al massimo un bagno turco e stop) mangiamo e facciamo finta che quella carne non sia quella verde che vediamo sempre nei mercati; chissà l'aviaria o altro se sono in agguato. Un po’ di carta igienica per pulirsi, spesso si usa così, già visto da altre parti, e si mangia. Pazienza, ormai è fatta. Comunque, tornando al trasferimento, alla fine, dopo circa sette ore, arriviamo
a destinazione. Il nostro alloggio è molto carino, sta sul fiume Nam Ou, un affluente del Mekong. La visuale panoramica dal balcone è meravigliosa e ci appaga di tutto il disagio del viaggio. Ma indovinate cosa facciamo subito??? una mega doccia interminabile. Stanchi ma ristorati, andiamo a mangiare qui vicino. Non c'è praticamente niente. Poche case due localini/baracca. Oggi mangiamo dove si dice che si mangi molto bene: Mama Laos. Ci accoglie una ragazzina che si spaventa quando chiediamo il menù e scappa dicendo “no english”. Intravediamo all'interno della casa/cucina una signora anziana (forse la cuoca), sdraiata su un materasso, avvolta da coperte, che guarda la tv; ci fa cenno di
sederci fuori e aspettare. Ok, aspettiamo. Dei francesi molto carini ci dicono che questo è l'andazzo normale ma che vale la pena aspettare perché la cucina è buonissima. I tavoli sono rigorosamente di plastica, con tovaglia di plastica insudiciata, le posate dentro un contenitore alla mercé di ogni cosa, salse e salsine aperte e salviette di carta per pulirsi, come in ogni baracca che si rispetti, sempre così anche in Myanmar e nelle baracche su strada in Thailandia . Arriva una ragazza molto carina che parla un pochino di inglese e riusciamo a farci portare tre pietanze: una tipica del Laos, una con germogli di bambù carne e verdure e l'altra solo di verdure cotte che qui come in Birmania definiscono “fried”, fritte, ma sono spadellate. Il piatto laotiano era una zuppa di noodles laotiani, praticamente spaghettini di riso, verdure e carne, un brodo buonissimo così come tutto il resto e siccome la temperatura è scesa, ci sta proprio bene. Spesa “cena” 50.000 Kip (5 euro) compresa birra “Laosbeer”, buona, buona, buona. Ok stop, rientriamo in alloggio, nella camera confortevole e pronta ad accoglierci per la nanna.

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