"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

07 Aprile 2019, Hoi An la città delle lanterne.


Ore 6.00. Storditi e fusi ,appena scesi dal bus, veniamo circondati dai
taxi. Molti dei nostri compagni di viaggio prendono un altro bus che li porterà al centro perché da qui è abbastanza distante. Per noi è diverso perché abbiamo prenotato un alberghetto a due km dal centro città e dista "solo" 4 km da questa fermata del bus. Prendiamo un taxi, ufficiale con tassametro. Costo del breve tragitto 52.000 dong, 2 euro. Siamo nell' albergo ma non c'è nessuno. Chiamiamo e appare una Signora molto gentile che però parla solo vietnamita. Contatta qualcuno per telefono e ce lo passa. Una voce femminile ci dice che la camera non è pronta, ma questo lo sapevamo, e che il check-in è alle 14.00, sapevamo anche questo. Noi vogliamo soltanto lasciare i bagagli per poterci svegliare meglio da qualche parte, magari con un litro di caffè. Ok, ovviamente si può fare. Siccome
questo albergo è dotato di bici gratuite, inforchiamo due bici e pedaliamo verso il centro, la città antica.  Dopo pochi minuti  siamo immersi in un'atmosfera surreale. Nonostante siano le 7.00 del mattino, ci sono tanti turisti in giro, compresi asiatici, tra cui una coppia di sposini con tanto di bellissimi abiti, fotografo, parenti e amici. I negozi sono ancora chiusi e le caffetteria stanno aprendo i battenti. Ci sono lanterne appese in ogni dove e le stradine ne sono piene. Andiamo verso il fiume Thu Bon, attraversiamo il ponte e poi ci fermiamo per un caffè.  Non ci sentiamo stanchi stranamente. Rifocillati da caffè e dolce, che avevamo fortunatamente comprato ieri prima di partire, ci tuffiamo tra i meandri del paese. Strade, stradine, verde, fiori, orchidee e lanterne, molto romantico, fiabesco e pittoresco.
Giriamo un po e ci ritroviamo proprio sul "Ponte giapponese" il piccolo ponte coperto,  simbolo della città. Il nome originale è Lai Vien Kieu,  e al suo interno c'è un piccolo tempietto. Sovrasta il fiume Thu Bon attraverso cui la città si sviluppava con il commercio fluviale. Questo ponte collegava la parte riservata ai commercianti giapponesi da quella riservata ai cinesi. Questi ultimi però, pian piano, spodestarono i primi nel commercio con le aree limitrofe mantenendo, comunque, rapporti di civile convivenza con essi. La fortuna vuole che a quest'ora il passaggio e il piccolo tempietto siano aperti e gratuiti; di solito per entrare al tempietto si deve avere un biglietto. Sono le 10.00 ci viene l'ispirazione: andiamo al mare. Si,
Hoi An è sul mare della Cina ed è una località rinomata anche per la sua bella spiaggia, la spiaggia di Cua Dai. Pedaliamo per circa 10 minuti, la spiaggia dista 5 km. Arrivati, c'è un ingresso principale in cui si paga per il posteggio bici ed in cui vanno quasi tutti i turisti. Noi prendiamo la via traversa; a poche centinaia di metri, sulla parte sinistra dell'ingresso di cui prima, c'è un ingresso libero con tanto di baretti che, oltre a fare ristorazione e bar, offrono, compreso nella consumazione, lettini e ombrellone; qualora tu volessi solo questi ultimi, pagheresti 60.000 dong (2 euro e 30 centesimi) -  due lettini e ombrellone, grande grande, tutto il giorno. Non avevamo previsto di andare al mare e quindi non abbiamo né teli né costumi da bagno. Intorno ci sono poche persone, qualche turista sotto l'ombrellone.
Cosa facciamo, ce ne proviamo di un bagno dopo una notte insonne e senza una rinfrescata? Tolti pantaloni e maglietta, in mutande, nel mio caso anche reggiseno, ci tuffiamo in acqua. Che bella sorpresa; oltre alla pulizia e alla bellezza della spiaggia (ci ha ricordato il nostro poetto di Cagliari quando è perfetto), ci accoglie la limpidezza e la freschezza dell'acqua, magnifico. Stiamo un pochino così, in mutande, tra spiaggia e mare. Nel frattempo arrivano i turisti, non orde di turisti ma poche e giuste persone in total relax. Mezzogiorno, è ora di mangiare qualcosa. Ci arraffiamo i lettini con ombrellone, ordiniamo due bei piatti di Noodles al pomodoro e frutti di mare, innaffiamo il tutto con due birre grandi ghiacciate e chi sta meglio di noi? Costo di tutto ciò? 180.000 dong, 7 euro. Non manca la pennichella pomeridiana poi, alle 14.30 circa, togliamo gli ormeggi. Dritti dritti alla doccia dell'hotel. Doccia, caffè, lavaggio roba e pianificazione tappe ulteriori. Si fanno le 18.30, basta, usciamo. Sistemiamo la prenotazione in sospeso di questo hotel, perché fin'ora non avevamo visto nessuno se non la signora di cui sopra. Finalmente conosciamo la proprietaria o meglio la ragazza che gestisce tutto, che è anche l'unica a saper parlare inglese. Si chiama Hanh è gentilissima e ci da tante informazioni utili. Questo albergo si chiama Hanh Nhung Villa ed è a conduzione familiare; ci sono circa dieci stanze, una piscina pulitissima e un bel giardino, con tanto di orchidee, nel quale si fa la colazione (compresa nel prezzo di 15 euro a notte per la camera matrimoniale). La camera è enorme, il bagno pure; è tutto pulito. Davvero un ambiente confortevole. Fatto e detto tutto ad Hanh, si va a cena in un ristorante da lei suggeritoci: Tuan café and Restaurant, ottimo. Ambiente spartano, pochi turisti occidentali, simpatiche le due cameriere, gentilezza e cortesia. Io prendo un piatto tipico di Hoi An, il Cao lao, una specie di zuppa "asciutta" di noodles, carne, germogli di soia ed erbe aromatiche tra cui la menta selvatica e Gigi, non mi ricordo il nome del piatto di riso con tante cose buone dentro. Finito di cenare andiamo a prendere le bici in hotel e raggiungiamo il centro: una favola.
Ci accoglie un'atmosfera fiabesca; luci dappertutto. Le lanterne sono accese in ogni dove, compreso le acque del lago, dove barchette romantiche ti portano a fare un giro di 20 minuti. Tantissima gente in giro. Parcheggiamo le bici e proseguiamo a piedi tra folla e luci. Il mercato notturno dei souvenir è pieno di gente. Musica, sorrisi e felicità, ecco cosa si respira. Alle 22.00, improvvisamente, si spengono le luci, ecco qua; puntuali, dalle 22.00 inizia lo spegnimento e la chiusura dei negozi e tutto si trasforma.
È notte. Il silenzio comincia a prendere il sopravvento. Rimane il vociare dei turisti e il rumore delle serrande che si abbassano.
Atmosfera surreale. Rimane accesa qualche lucina sul fiume e la gente comincia a sgomberare le vie del centro. Anche il clima è meraviglioso, si sta benissimo. Riprendiamo le bici per rientrare  in albergo. Percorriamo i 2 km che ci separano dalla metà, tra le luci dei lampioni che ci fanno strada, qualche scooter e bici ad incrociarci, mentre il silenzio della città, poco prima caotica, fa presagire un meritato riposo di una notte d'estate. Giornata memorabile.

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