"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

8 Aprile 2019. Hoi An, mare e dintorni.


Stamattina ci svegliamo un pochino storditi, è presto, sono le 7.00. Si fa colazione nel giardino dell'albergo. Il clima è estivo ma non opprimente. Oggi non vorremmo fare un granché e quindi, inforcate le biciclette, andiamo nel centro storico: sono solo le 8.00 ed è già pieno di
gente. Le strade sono un pullulare di turisti col naso all'insù per vedere la bellezza delle lanterna di seta appese dappertutto. Hoi An ha una produzione tessile molto importante, soprattutto seta. Moltissimi vengono qui a farsi confezionare abiti su misura da sarti esperti e rinomati. Oltre alla seta, un altro loro orgoglio è la ceramica nonché la lavorazione delle pelli, di tutto un po’. Le influenze cinesi e giapponesi sono ben permeate in ogni cosa. Intorno alle 10.00 ci dirigiamo verso il mare. Pedaliamo tra la gente e i motori che non danno mai precedenza, usciamo dal centro e prendiamo la pista ciclabile.
Questa è un viavai di bici e scooter; fiancheggia, da un lato, una delle strade di collegamento tra le province vicine e, dall'altro, tante coltivazioni lussureggianti. Lo spettacolo offerto non è poco: risaie verdissime e buoi massicci cavalcati dagli allevatori con tanto di cappello a cono. Questi 5 km che separano la città dalla spiaggia offrono punti di osservazione notevoli. Non paghi di ciò, non andiamo dritti verso la spiaggia ma prendiamo una strada perpendicolare, una via traversa. Dapprima incontriamo un tempio, non citato nei blog, che secondo noi merita di essere visitato. È il To Dinh Van Duc.
Monaci dalla testa rasata si alternano ai “laici” devoti, anche questi con tanto di tonaca grigio topo. Il giardino del tempio è un'alternanza di statue e fiori; l'interno uno scintillio di colori accesi, il rosso predomina. Usciti da qui continuiamo a scoprire questa parte di Hoi An; praticamente si tratta di una zona limitrofa, una delle tante aree di periferia dove insistono le coltivazioni e gli allevamenti, compreso quello delle anatre. Gli occhi non bastano. Vediamo e passiamo tra laghetti con pescatori a caccia di prede, risaie verdissime, garzette (uccelli), buoi e allevatori, con tanto di persone che salutano con cordiale accoglienza. La passeggiata in bicicletta è stata proficua. Riprendiamo la strada principale e arriviamo al mare. Stesso iter di ieri ma oggi, con i costumi addosso, possiamo permetterci di prendere subito possesso dei lettini e ombrellone e farci un tuffo rinfrescante.
La spiaggia, così come il mare, è pulita ed è un piacere starci. Pranziamo nel baretto  in cui abbiamo pranzato ieri, gestito da una famiglia composta da figlio, sveglio e parlante inglese e genitori anziani. Si ordina ciò che si vuole dal menù che ti fanno avere e, una volta pronto, te lo servono in spiaggia, nel tavolino sotto il tuo ombrellone. Siccome si ricordano di noi, di ieri insomma, con i piatti da noi ordinati ci portano un piatto di frutta in omaggio, solo qui succedono queste cose. Stiamo al mare fino alle 16.00 poi torniamo in città; sempre più gente. Parcheggiato le bici vicino ad un tempio, chiuso, facciamo un pochino di ispezione per capire cosa visitare nei prossimi giorni. Comincia ad imbrunire e si accendono le lanterne, ore 17.30. Bello, bellissimo, affascinante. Ok, andiamo a farci la meritata doccia. In albergo sistemiamo alcune cose, tra cui programmi futuri e poi andiamo a cena nel secondo ristorante suggerito da Hanh, il Nahan's kitchen a cento metri da noi. Anche questo è rinomato e recensito benissimo. Io prendo un pesce in umido su foglia di banano, una prelibatezza, Gi una specie di caponata di melanzane, buonissima. Sono le 21.30 e siamo esausti, si rientra. Blog, prenotazioni varie, decisioni da prendere per le tappe future e buonanotte al secchio🤣. Domani prevediamo una levataccia per vedere la città senza il.caos dei turisti in giro. Notteee

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