"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

12 Aprile 2019. Transfert da Hoi An ad Hue’ (circa 120 km).


Stamattina ci si prepara all'ennesimo trasferimento, Hue’, a circa 120 km da quì, da Hoi An. Si parte dall'Hotel in minivan per poi prendere un bus, sleeping bus (praticamente sono quasi tutti così), per percorrere questa
distanza in circa 4 ore. Il costo per l'intero transfert è stato di 300.000 dong per entrambi, 12 euro. Puntuali si parte. Il tragitto è scorrevole e l'autista è “normale”. Solita sosta dopo circa due ore e poi via fino alla meta. Ore 12.00 Samo ad Hue’. [Huế è una città al centro del Vietnam che dal 1802 al 1945 fu sede della dinastia Nguyen e capitale nazionale. Una delle sue principali attrazioni è l’ampia cittadella del XIX secolo, circondata da un fossato e da
spesse mura di pietra. Al suo interno si trovano la Città imperiale, con palazzi e santuari, la Città Proibita Viola, antica residenza dell’imperatore, e una riproduzione del Teatro Reale. cit] Oltre alla cittadella una delle attrazioni del posto sono le tombe degli imperatori della dinastia Nguyen; veri e propri mausolei immersi in ettari di giardini molto curati. Ha circa 460.000 abitanti e quindi è una bella cittadina grandina ma vivibile. Già si respira aria di località tipicamente turistica, con tantissimi localini, caffetterie e gente che va e viene. È attraversata dal fiume Huong Giang ed è stato uno dei centri culturali, religiosi ed
intellettuali dell'intero Vietnam, sembrerebbe lo sia ancora. Il nostro hotel si chiama “Thai Binh 2” ed è in un'ottima posizione nel centro città. Con la modica cifra di 22 euro, per camera più colazione, alloggiamo in questa struttura molto carina ma soprattutto con uno staff efficiente e gentilissimo. Camera e bagno molto grandi e puliti; balcone e visuale sulla città ci rincuorano, meno male. Dopo aver depositato i bagagli andiamo a pranzo vicino all'hotel dove, in un localino piccolo a gestione familiare, che si chiama “Family House” consumiamo il nostro pranzo vietnamita: spring rools tipici del posto e un piatto di noodles ai gamberi, della casa.
Gironzoliamo e ci rendiamo conto che è una città molto carina e romantica ma soprattutto è il giusto connubio tra antico e moderno. Ci avviciniamo alle mura della cittadella, che visiteremo domani o dopodomani; un via vai di gente, foto di gruppo e tanti turisti occidentali. La sera arriva e, dopo una mega doccia, usciamo a cena. Ci inoltriamo in quello che è il cuore della movida Hueana: la Thi Sau Street. È una lunga via che di dirama in altre due, a Y, piena di locali, musica e divertimento, ricorda vagamente la Khao San Road di Bangkok ma in misura ed eccessi ridottissimi; anzi eccessi zero. Scegliamo un locale in cui sentiamo musica americana anni
60 ed in cui un uomo, in stile rockabilly , balla sulle note di essa. Il locale è veramente carino e ci piace. Ci facciamo tentare dal Burgher; si, oggi American style...in attesa di andare da Isa. Il “personaggio” che balla è il titolare del locale e mentre attira l'attenzione simpaticamente sui passanti, non manca di prestare un occhio di riguardo per gli astanti e lo staff efficiente e veloce di giovani ragazzi sorridenti al suo servizio. Insomma un bel volpino, giusto direi. Ci coinvolge nel ballare perché, appena saputo che siamo italiani, si è svenato. Coincidenza vuole che il suo nome si pronunci come quello di Gigi, pazzesco. Dopo tante risate, birra locale new entry “Hoda” e big burger buonissimo, rientriamo esausti in hotel; è mezzanotte ormai, ma quì i locali con discoteca all'aperto sono strapieni e festosi. La cosa più bella è che non ci sono neanche lontanamente situazioni imbarazzanti e di minchionaggine adolescenziale che si vivono da noi, tra acidi e alcol, forse gli incivili stanno dall'altra parte del mondo.

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