"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

1 Aprile 2019. Trasferimento Can Tho - Ho Chi Minh (Saigon)


Sveglia e partenza alle ore 8.30 dall'ostello, dobbiamo raggiungere la stazione dei bus per il trasferimento verso Saigon. Il bus, che abbiamo prenotato online, è della compagnia Futa,
un'ottima compagnia di trasporti terrestri vietnamita, costo del biglietto per due 14 euro. Il trasferimento dall'ostello alla stazione bus è gratutito. Solitamente Futa esige la stampa del ticket prenotato online ma noi, purtroppo, non l'abbiamo potuta fare perché il nostro  ostello è sprovvisto di stampante ma una gentilissima ragazza della reception ha fatto una telefonata alla Futa e ci ha tolto dagli impicci. Ore 9.00, nessun problema fortunatamente e, puntualissimo, il bus parte alla volta di Saigon che dista circa 180 km. Il bus è dotato di poltrone totalmente reclinabili; comodissime per i lunghi tragitti. In questo caso impiegheremo soltanto 3 ore ma i bus della Futa sono così. Inoltre sono puliti e spaziosi,
efficientissimi. Serissimo l'autista e lo steaward, finalmente due “normali”. Mentre percorriamo i km che ci separano dalla bella Ho Chi Minh, vediamo diverse scene da città; gente sovraccarica di ogni cosa in motorino; bambini che vanno a scuola; mercati e case, non più capanne, in muratura e strade di collegamento ben asfaltate. Un bello spaccato di umanità che ci mancherà tanto. Dopo tre ore esatte, compreso una pausa per rifocillio, siamo nella grande città. Purtroppo pensavamo che il capolinea fosse un altro, visto che di stazioni bus ce ne sono diverse, invece il nostro è a 10 km dall'albergo che abbiamo prenotato (Saga Hotel, molto centrale; 20 euro al giorno, camera matrimoniale deluxe, che scopriremo essere molto confortevole -con bagno decente- e compreso di colazione ). Ci sono moltissimi taxi nello spiazzo antistante la stazione bus, abusivi e ufficiali. Chiediamo ad uno di essi e, nonostante non parlino inglese, ci sparano cifre alte, assolutamente fuori contesto. Decidiamo di chiedere se c'è un bus che porti al centro ma niente inglese. Vediamo una coppia di occidentali, anche loro un pochino spiazzati. Ci dicono che ci sono dei bus per i trasferimenti e, cercando in internet, capiamo quale prendere, sia noi che loro. Così ci dirigiamo alla fermata dell'autobus pubblico locale n.2, quella che ha una fermata vicina al nostro alloggio.
Fortunatamente alcuni vietnamiti che ci volevano proporre il transfert a pagamento, capendo che volevamo prendere il bus, ci avvisano che la fermata che serve a noi non è proprio lì, non l'avrebbe fatto nessuno!. Ci indicano a gesti dove andare, sono troppo belli questi vietnamiti. Così ci ritrasferiamo a circa 200 metri. Gli spostamenti con gli zaini addosso o da trascinare, sotto il sole, sono la cosa peggiore, anche perché  pesano. Arriviamo finalmente dove staziona l'autobus di linea n. 2; con difficoltà riusciamo a capire quale bus dobbiamo prendere e, una volta dentro, l'autista riesce a capire dove dobbiamo scendere e ci dice di non preoccuparci che ci avviserà lui. Il biglietto si fa a bordo, costo 5000 dong a testa (0.19 centesimi di euro). È uno dei mezzi pubblici usati dai locali, sgangherato e malandato ma almeno fa il suo dovere. Dobbiamo percorrere 10 km. Sul bus ci sono poche persone; una signora che prega, uno che dorme, una coppia di anziani che ci guarda attoniti e una ragazza con mascherina e cuffiette auricolari, felpa, jeans, calze e scarpe chiuse che ci sta a debita distanza, mmma’. Dopo circa mezz’ora, tra fermate e saliscendi, arriviamo al capolinea ma l'autista ci fa capire di aspettare, di non scendere. Infatti, scesi tutti, percorre circa 500 metri ancora e ci porta vicinissimo all'alloggio. Scendendo e guardando il tabellone indicativo delle linee di percorrenza, abbiamo capito che il n. 2 qui, dove siamo scesi, non passa; è stato una cortesia dell'autista; anche da noi fanno così vero? a già, non possono per motivi di ordine e sicurezzzzza. Siamo in hotel, sono le 13.15 circa. Prendiamo possesso della camera e usciamo a cercare qualcosa da mangiare. Sta pioviginando, ma c'è sempre caldo. La finta pioggerella finisce subito, fortunatamente. Dopo un panino e una birra seduti a bordo strada in una bancarella take away food, andiamo un po in giro: prima tappa la piazza denominata Saigon walking street o meglio Nguyen Hue Street di Saigon. È una zona
pedonale larga 60 metri che parte dal Palazzo del Comitato Popolare, il Municipio, edificio di stile coloniale francese del XX secolo, con la statua di Ho Chi Minh di fronte ad esso, fino al fiume Song Sai Gon. Nel 2015, Nguyen Hue St, è diventata una "strada pedonale" - una rara concessione da parte dei leader della città all'idea che gli spazi pubblici e le passeggiate sono parti importanti della città. Guardando verso il fiume Saigon, vedi ergersi l'edificio più alto della città, il Bitexco Financial Centre, un grattacielo di 265 metri. Le strade sono trafficatissime, scooter a non finire ma anche macchine e macchinoni, attraversare, anche sulle strisce pedonali o negli incroci semaforizzati è una roulette russa. È molto più soffocante della bella grande Can Tho; questa è una metropoli molto caotica e moderna. I palazzi e alcuni grattacieli ci sovrastano;
ristoranti di ogni tipo, molti bellissimi e carissimi. Si è passati ad un altro standard. Mega alberghi di lusso, cinque stelle, negozi e centri commerciali; le grandi griffe: Chanel, Gucci, Louis Vuitton, Burberry e  Cartier e lo Sheraton e chi più ne ha più ne metta. Insomma non è un paese per poveri. Ci sono anche i più modesti ristoranti e le bancarelle di street food, compreso un'area dove cucinano tante prelibatezze a prezzi modici. È tornato McDonald e Burger King con KFC c'è un mix di tutto ciò che si può trovare in un metropoli asiatica. Tra le tante particolarità vediamo, proprio ad un lato della piazza di cui sopra, un palazzo di nove piani, in ognuno dei quali, in ogni balcone, c'è un'insegna: sono appartamenti allestiti ad attività commerciali, entriamo e saliamo. Non è il massimo della pulizia ma una marea di gente entra ed esce. In ogni piano, in ogni appartamento c'è qualcosa: ristorantini, caffetterie, parrucchiere, abbigliamento. Ognuno allestito e arredato in modo originale, molto curati all'interno, troppo originale davvero. Questa sera, infatti, dopo essere tornati in hotel per la doccia e qualche aggiornamento sul da farsi, andiamo a mangiare proprio lì, in uno di questi ristorantini.
Andiamo a mangiare il Poke. Il ristorantino, infatti, si chiama Poke’ Saigon ed e’ davvero carino. Due ragazze vietnamite, giovani e simpatiche lo gestiscono. Per chi non lo sapesse il Poke, che noi abbiamo scoperto a Los Angeles, grazie alla nostra Isa, è un piatto statunitense di origine hawaiana a base di pesce crudo, servito come antipasto o come portata principale. A questo si abbinano tutte le verdure e le salsine che vuoi, tutte rigorosamente mostrate nel bancone ed elencate da chi te le serve e prepara difronte. Alla base si può metter anche del riso, bianco o nero a seconda dei gusti. Il tutto è composto davanti a te dentro ad una ciotola che può essere di misura regolare o grande. Vi assicuro che è una prelibatezza. A noi piace tanto e qui è stato preparato con ottimi ingredienti freschi. Dopo aver mangiato il nostro Poke e chiacchierato un pochino con una delle due ragazze, incuriosita dal fatto che l'avevamo già mangiato in America, usciamo dal palazzo pazzo e ci inrufoliamo tra la marea di gente in giro. I grattacieli sono tutti illuminati con led che cambiano colore spessissimo, gente festosa e turisti nostrani, no italiani, girano tra le strade felici, come noi, di stare qui.


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