"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"
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30 Marzo 2019. Can Tho in scooter.

Oggi vorremmo vedere Can Tho in tutta la sua grandezza, ovviamente in scooter; noleggio per uno scooter 125 automatico=180.000 Dong (7 euro al giorno). Iniziamo a girare senza una
meta precisa per ora. Andiamo nelle strade più lontane, larghissime e ancora poco trafficate, sono le 9.00 del mattino. I negozi sono aperti da poco tempo ma diverse persone del posto stanno già mangiando per le strade. Seduti vicino alle bancarelle di pietanze tipiche, consumano la loro colazione. Solitamente mangiano la zuppa, con i noodles dentro. Non ci sono molti dolciumi in giro, qualche piccola pasticceria artigianale che offre soprattutto torte. Non è, però, loro abitudine mangiare dolci a colazione. Ci rendiamo conto di quanto sia immensa questa città e quanto sia ben organizzata.
Moltissime persone utilizzano il motorino, sempre dotati di casco. I caschi per moto sono semplicemente copri testa; si possono usare caschi tipici da moto ma anche quelli per mountainbike e addirittura gli e metti militari; l'importante è avere qualcosa sulla ccapoccia; nessuno, ma veramente nessuno, circola senza. Altra cosa che ritroviamo sono le nostre vecchie, “care”, chiese cattoliche. C'è una grossa comunità di cristiani/cattolici evidentemente, perché ci sono molte chiese sparse qua e là. Le luminarie sovrastano tantissime strade ma da spente ovviamente non rendono. Ci dirigiamo verso il fiume e costeggiamo il Flotting Market che abbiamo visto ieri in barca. Non ci sono molti accessi via terra ma qualche scorcio riusciamo a trovarlo.
L'immondezza regna sovrana, con la plastica al primo posto. Mentre percorriamo questi meandri ci imbattiamo in un mercato. Non paghi di tutti quelli che abbiamo visto in quasi quattro mesi, ci inrufoliamo anche in questo per vedere, soprattutto, se ci sono cose strane e se tra la carne ci siano serpenti, topi o altri animali non proprio piacevoli. Niente da fare; la cosa “”più strana”’ sono i rospi, che acquistano volentieri, sia morti che vivi, da scegliere. La cosa più caratteristica sono le ambulanti; hanno quasi tutte il cappellino a cono e la mascherina, oltre che indossare il pigiama.
La mascherina è diffusissima in tutti questi paesi, direi quasi un vezzo, un'abitudine perché,secondo noi, non è giustificabile la sua diffusione. Questi paesi non sono così visibilmente inquinati in quanto ad aria da respirare. L'inquinamento che hanno è ben altro, in terra. Dopo questa visita al mercato ci dirigiamo a circa 12 Km da quest'ultimo, verso il Il monastero buddista di Phuong Nam che  si trova nella zona storica di Lo Vong Cung, villaggio , comune My Khanh, distretto di Phong Dien (eeee in taddinanta insomma), a circa 15 km dal centro della città di Can Tho.
Lungo l'ingresso principale si trovano statue scolpite di 18 immagini arhat ( il buddismo Theravādade, uno dei rami del buddismo, definisce arhat come colui che ha acquisito conoscenza della vera natura dell'esistenza e ha raggiunto il nirvana). All'interno della sala principale invece c'è la statua del Buddha Sakyamuni, che è fatta di rame, del peso di 3,5 tonnellate e sculture di legno di statue di bodhisattva (Bodhisattva è una persona che si trova sul percorso verso Buddhahood, cioè di “risvegliato”, ma non ha ancora raggiunto esso). L’esterno del monastero è curato, pieno di piante e bougainvillea di colori sgargianti e
tutt'intorno ci sono spazi per rilassarsi, compreso una mini pagoda in mezzo ad un laghetto in cui nuotano le carpe. Oggi in questo bellissimo contesto in cosa ci imbattiamo, noi culoni? In un weekend dedicato ai giovani. Ci saranno un migliaio di ragazzi, suddivisi in grossi gruppi, probabilmente sono i corrispettivi della nostra “azione cattolica”. Sono festosi e quando arriviamo stanno facendo, probabilmente, colazione. Appena ci vedono salutano e pian piano cominciano a coinvolgerci tra loro; ci offrono dei saccottini di riso, poi da bere e ancora frutta, cominciamo a diventare “famosi”; molti vogliono fare le foto con noi, monaci compresi. Ci chiedono da dove veniamo, come ci chiamiamo, solite domande d'approccio.
Poi, con nostra meraviglia, succede l'impensabile, i gruppi cominciano a sfidarsi a suon di Watt, parlo di suono e musica. Ogni gruppo si evidenzia con quanto più casino può fare, musica “tecno” a palla, tutti che ballano, monaci che riprendono quanto succede, tutti sorridenti e festosi. E noi che siamo venuti a cercare un monastero di meditazione e relax. Incuriositi ci avviciniamo, mai l'avessimo fatto; ragazzi e monaci ci invitano a prendere parte alla festa, sono le dieci del mattino. Noi, che siamo rinomatamente asociali🤥😜😜, iniziamo a ballare con loro e scoppia una festona. Fanno a spintoni per poter ballare vicino a noi, è una festa che coinvolge tutti. Immaginate questi
ragazzi, presi dalla frenesia della musica, con questi due stranieri (scemi) in mezzo che ballano con loro, finita la quiete che si addice a i giardini del tempio. Sono accoglienti e positivi, proprio come i nostri giovani🙊. Dopo la festona danzante si sono ripresi il proprio posto nel proprio gruppo iniziando il lavoro di dialogo collettivo con i monaci, evidentemente per parlare dell'argomento dell'incontro. Dopo circa un'ora e mezza usciamo dal Tempio carichi di energia positiva. Sulla strada di rientro esploriamo il mercato mattutino che sta in città; è un'estensione grandissima di merci e alimenti, molto simile a quelli già visti, se non fosse per la grandezza. Anche qui cerchiamo qualcosa di strano ma sinceramente, oltre al contesto in sé che è sempre strano, non c'è niente di sovraumano. Rientro in ostello dopo aver mangiato un panino al volo. Nel tardo pomeriggio usciamo nuovamente con direzione Pagoda di Chua Nam Nha.
La pagoda appartiene alla religione del buddismo Theravada. Non solo è particolare dal punto di vista architettonico, ma è soprattutto importante per la storia ad esso associata a molte attività patriottiche di alcuni studiosi e intellettuali vietnamiti.  La Nam Nha Pagoda è famosa per la sua lunga storia di attaccamento al movimento rivoluzionario contro la Francia. Si trova a 5km dal centro della città e ha una parvenza abbastanza semplice nonostante sia colorata. All'interno ci sono sculture di legno che rappresentano i profeti. Ci sono tre sale, ma la sala principale è il luogo per l'adorazione; qui si trovano tre statue di Buddha fuse in bronzo. Vediamo i monaci; sono molto diversi dai
soliti monaci buddisti; non sono rasati e sono vestiti con un pantalone leggero bianco, sotto ad una specie di abito talare nero lungo, di stoffa leggera, aperto ai lati. Scarpe basse nere, anch'esse di stoffa e un copricapo molto particolare. Qui ne abbiamo visti tre, tutti ragazzoni alti. Arrivano alcune signore in bicicletta, sono vestite casual; dopo pochi minuti le rivediamo con addosso lo stesso abito nero dei monaci ma senza copricapo. Una di loro, con gentilezza, mi fa capire a gesti che non posso entrare a causa dei miei pantaloni, troppo colorati probabilmente (oppure non coperti da gonnelone?), purtroppo non ho capito. È il momento della funzione religiosa. Stiamo un pochino a vedere da fuori ma poi, sentendoci di troppo, togliamo gli ormeggi. Tornando verso la città andiamo a vedere la
“”spiaggia””; un litorale, molto curato sulla strada, che fiancheggia un lembo di spiaggia sul fiume, marroncino, con la sua immondezza di qua e di là. È un punto di ritrovo e rilassamento per i locali, le persone del posto intendo. Spazi allestiti con sdraia e tavolini su questo tratto di fiume. A qualche centinaio di metri invece c'è tutta una zona, una lunga strada che è già in festa. Oggi è sabato. Gente che passeggia tra bancarelle di bevande e di alimenti, Street food appunto. Non ci facciamo mancare un succo di frutta fresca doclificato con la canna da zucchero che pressano al momento; il succo zuccherino è ricavato dallo schiacciamento della canna da zucchero che viene infilata in un torchio apposito. Stiamo a guardare questa bella umanità. Molti ci guardano un po sorpresi, siamo gli unici con gli occhi verso il basso. Turismo occidentale 0. È evidente che siano abituati ai
turisti perché il loro approccio non è mai di meraviglia ma di semplice domanda “e voi occidentali qui tra noi ?? come mai non siete nei migliori ristoranti del posto e invece siete seduti qui a bere le nostre bevande piene di ghiaccio quando vi si dice di non prendere mai nulla col ghiaccio dentro perché insalubre? Invece noi, imperterriti, stiamo proprio in mezzo a voi, perché ci piacete e tanto. Infatti è qui che ceneremo oggi. Dopo aver visto i banconi di alimenti esposti, pesce, frutti di mare, carne ecc, decidiamo di fermarci. Ne scegliamo uno allestito, come tutti del resto, con tavolinetti di plastica e seggioline di plastica (quelle che usano nelle nostre scuole materne) dove consumare le pietanze. Gli imbonitori ci sono piaciuti; ragazzi giovani di cui uno parlante
inglese, una mosca bianca qui. Scegliamo un pesce bello grande, una specie di leccia, un po di gamberoni freschissimi e ci sediamo ad aspettare che ce li preparino. Ovviamente il vino non esiste nelle bancarelle, ci sono solo bibite, acqua e birra, tutto caldo!. Prendiamo le birre Saigon (new entry nella nostra collezione), buona e leggermente amarognola. Purtroppo sono a temperatura ambiente (25 gradi!!) e per loro è normale bere le bevande con il ghiaccio nel bicchiere: un cubone di ghiaccio nel boccale e la birra è fresca, per loro. Ci adeguiamo e beviamo la nostra birra annacquata. Nel frattempo arrivano verdure spadellate, che avevamo chiesto, i gamberoni grigliata con le salsette apposite e poi il pesce grigliato su lettino di verdure, coperto di arachidi. Spesso in questi paesi si trova la frutta secca a guscio in tantissime pietanze; a noi piace molto. Insieme a tutto questo ci portano delle verdurine a crudo, tagliate a julienne, dei noodles sbollentati e dei fogli di farina di riso. Sono gli stessi che si usano per fare gli spring rools fritti, solo che qui, in Vietnam soprattutto, oltre che fritti, li cuociono a vapore oppure, come in questo caso, te li danno “crudi”. Devi semplicemente prendere il foglio di farina di riso, riempirlo di noodles, pesce e verdurine, rotolarlo e mangiarlo, dopo una piccola immersione nella salsa di soia apposita. Vi assicuriamo che oltre allo spasso di farli
da noi, sono buonissimi; il tutto usando mani e barchette cinesi. Gli scarti si buttano dentro cestinetti di plastica, quelli da ufficio, ma quasi tutti buttano a terra; Gigi si adegua subito, io, inizialmente, non riesco a buttare in terra col cestino affianco ma poi, vedendo come funziona, lo faccio. Quando i clienti vanno via, i ragazzi “camerieri” spostano tutto e spazzando l'immondezza raccogliendo e buttando i resti in un bidone….meno male. Sono frenetici, attenti e veloci e le pietanze sono davvero belle da vedere e buone, per quanto ci riguarda. La spesa è stata di circa 12 euro tutto compreso, con tre birre incluse. Stiamo constatando che il Vietnam è, probabilmente, il paese più economico tra tutti. Per mangiare è quasi scandaloso. Anche in Laos spendevamo pochissimo ma qui si va dai quattro ai sei euro tutto compreso, in due, a pasto, vi assicuro abbondante, non lesinano nelle pietanze.
Felici e strapieni gironzoliamo ancora tra le locande e la gente; il karaoke non manca mai. Al rientro ci fermiamo in città dove da qualche giorno è allestita una fiera del libro: pazzesca. Stand immensi con migliaia di libri, dalla narrativa a quelli scolastici; dai classici alla letteratura moderna, c'è di tutto. Ci sono anche qui bancarelle di roba da mangiare e dolciumi ma c'è soprattutto tantissima gente: sembra una mega sagra paesana importante. Non immaginate la marea di giovani che acquistano libri, esattamente come fanno i nostri 🙊, bellissimo davvero. E si, questi vietnamiti, poco civili e soprattutto fuori dal mondo….mi sa tanto che i pregiudizi che abbiamo noi, paesi “ “‘“civili””” dobbiamo rimangiarceli a colazione e merenda! Amen

29 Marzo 2019. Can Tho. Cai Rang Flotting Marke


Stamattina la levataccia delle 04.30 è giustificatissima: andremo a vedere i Flotting Markets, i famosi mercati galleggianti. È ancora buoio pesto quando scendiamo per strada; un uomo
che è venuto a prenderci ci indica la strada per l'imbarco.Percorriamo circa 100 metri a piedi dietro a lui e ci troviamo al molo. Tante barchette con altrettante barcaiole, timoniere donne. Una di queste, ma non la facciona simpatica di ieri, ci sorride caldamente e ci fa accomodare nella sua. Faremo un tour nei meandri dei fiumi “distributori” del delta del Mekong (di cui ho accennato ieri) che durerà circa 7 ore e che avrà come tappe importanti due mercati galleggianti e una fabbrica di noodles; costo del pacchetto per due 450.000 Dong, 15 euro circa. Questo tipo di tour è proposto  ai turisti dagli stessi albergatori ma anche direttamente sul posto, nel molo, dagli stessi barcaioli. Le cifre sono molto simili ma con l'albergo abbiamo risparmiato, strano a dirsi. Spesso i turisti
scelgono di stare in gruppo e si fanno trasportare da grosse barche dotate di guida. Altri, come noi, preferiscono la tranquillità di una barchetta. L'atmosfera è fantastica, il caldo umido della notte ci avvolge mentre percorriamo la prima parte di fiume. Ci sono ancore le luminarie della città accese in lontananza e i pali della luce che illuminano i viali adiacenti al fiume, compreso le luci dei grandi alberghi. Una mezza luna splendente e una manciata di stelle ci sovrastano. Pian piano si procede, affiancati spesso dai barconi e dalle altre barchette di turisti. Si dice a tutti che l'orario migliore per i mercati galleggianti è la mattina presto così non ci sono troppi turisti in giro e quindi tutti i turisti si ritrovano
insieme all'alba, come le nostre partenze intelligenti (Avviso Importante “suggeriamo a chi volesse mettersi in viaggio in macchina per XY, di partire alle XY per non trovare troppo traffico” e tutti partono all'ora XY e ci si ritrova imbottigliati, tutti insieme appassionatamente). Dopo circa 45 minuti di navigazione, mentre un’alba meravigliosa fa capolino e schiarisce il cielo con pennellate rosa arancio, arriviamo al primo mercato sull'acqua il Cai Rang Flotting Market. È pazzesco; una miriade di imbarcazioni che si incrociano, affiancano e trasbordano merci alimentari. Barche strapiene di ogni ben di Dio; frutta e verdura soprattutto.
Qualche imbarcazione scarica o carica dai moletti adiacenti la merce. Cucine ambulanti allestite sulle barchette fungono da mini ristori, servendo soprattutto zuppa di noodles calda. È una frenesia di interscambi e compravendite condita dalla curiosità di noi turisti. È una esperienza davvero difficile da spiegare ma che val la pena vivere se si ha la fortuna di venire qui. Barche di ogni stazza, da quelle di tre metri a quelle da venti, cariche di ogni bontà, sfilano davanti ai nostri occhi strabiliati. Lasciamo il mercato dopo una buona mezz'ora e una miriade di fotografie e continuiamo la navigazione.
Entriamo in un canale trasversale attorniato da casette/palafitta ognuna con balconcino provvisto di fiori e di immondezza sottostante, non manca mai. Nonostante ciò, la bellezza della vegetazione intorno a noi è entusiasmante. Arriviamo così ad una fabbrica artigianale di noodles. Scendiamo a conoscerne il procedimento di produzione. Ci accolgono diverse persone sorridenti e ci spiegano come funziona il tutto. Dapprima si macina il riso per ottenerne una farina che viene diluita in acqua e lasciata a macerare per qualche ora; se si vuole colorare e aromatizzare l'impasto, si aggiungono prodotti naturali: il rosso si ottiene dalla patata dolce, rossa appunto, così come il verde con spinaci o altre
verdure verdi e così via. Dopodiché si ottiene un liquido che viene cotto a vapore spalmandolo, tipo crepes, su un panno di stoffa. Una volta cotto, due minuti circa, lo si mette ad asciugare un pochino usando una sorta di “clava” di bambù intrecciato, pratica che viene subito provata da Gigi che si cimenta a farlo. Infine, questa crepes gigante si taglia a spaghetto, facendola passare all'interno di un macchinario. Una volta fatta la “matassa” di spaghettini, si fa essiccare definitivamente all'aria. Assaggiamo qualcosa tra cui quelli fritti, buonissimi. Risaliamo nella nostra imbarcazione e, usciti dal canale, riprendiamo a percorrere il fiume principale. Percorriamo tanti km di bellissimi scenari, fino a raggiungere il secondo mercato.
Fhon Dien Flotting Market, questo a dire il vero non è un granché; si tratta di poche barche allestite di sola frutta da vendere soprattutto ai turisti che, come noi, sono giunti fin qua. Non vale assolutamente la pena farsi portare fin qui per vedere questa trovata turistica se non per il paesaggio che la precede. Continuiamo ancora la navigazione prendendo la via del rientro; il sole inizia a scaldare tanto. Il nostro comandante percorre una via alternativa a quella di andata, imboccando un altro canale trasversale. È abbastanza stretto e a tratti anche poco profondo tant'è che si rende necessario procedere a remi anziché a motore. Curioso il loro modo di vogare: a remi incrociati; la nostra comandante è bravissima.
La scenografia è sempre più ricca di fauna e flora, soprattutto alberi da frutto. Banani, mango, papaia verde e chi più ne ha più ne metta, nascono spontaneamente come da noi il fico d'india, dappertutto. Sbuchiamo nei pressi del primo grande mercato visto stamattina, sono circa le 12.00 e questo è agli sgoccioli. Hanno praticamente tirato i remi in barca, il giusto riposo dopo una giornata di lavoro. Procediamo; ora, con la luce piena del sole le condizioni del fiume ci appaiono nella loro cruda realtà. Tutta la poesia svanisce per lasciar posto a quella che, ormai, devasta il mondo: la plastica. Ne galleggia di ogni forma e specie ma le situazioni peggiori sono a bordo fiume, in particolar modo dove vi sono
abitazioni; cumuli di immondezza spaventosi. Si incastrano tra rami, reti ed elica dei motori, compreso il nostro. Ogni tanto la signora alla guida è costretta a tirare su l'elica per liberarla dall'inesorabile busta di plastica che le si è avvolta attorno. Tralasciamo le impressioni e le considerazioni che abbiamo fatto in merito a tutto questo perché davvero complesse. Alle 13.00 siamo di nuovo sul molo dal quale siamo partiti stamattina. Caldo, caldissimo, fame famissima, cerchiamo qualcosa da mettere sotto i denti. Il Vietnam è famoso, tra le tante cose, per il buon cibo e le ottime zuppe. Ci viene l'ispirazione, nonostante il caldo, di mangiare proprio questo. Ci facciamo preparare una zuppa ai frutti di mare e verdure che si cuoce sul tavolo; praticamente ti portano tutto a crudo e tu devi cuocerti tutto all'interno di un pentolino alimentato dal fuoco, in cui c'è già un brodo di acqua e spezie (un si sistema di cottura trovato spesso anche in Laos).
Con la pancia piena e soddisfatti di tutto, rientriamo in ostello dove ci attende una mega doccia e un po di rilassamento al fresco. La sera usciamo per le vie limitrofe dove viene allestito un mercato di street food notturno; ci sono tantissime specialità che vengono cotte al momento e noi non ce ne priviamo. Gironzoliamo fino a tarda sera e rientriamo per la meritata nanna.