"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

21 marzo 2019. Kampot - Pepe & Sale

Oggi in programma una gita speciale, in scooter tra pepe e sale. Come accennato ieri, oggi si va a visitare una grossa "farm".
Trovandoci a Kampot non potevamo perdere l’occasione di scoprire il vero tesoro di questa zona: il pepe! Il pepe di Kampot è uno dei più rinomati al mondo, immancabile in ogni ristorante francese che si rispetti ed amato dagli chef di tutto il mondo. Grazie alla particolare posizione geografica in cui cresce, tra mare e montagna, al suolo ricco di minerali ed al clima con abbondanti piogge ma anche molto sole, qui il pepe trova un ambiente ideale. Chiamato “re del pepe” per il suo aroma
forte e variegato, davvero inconfondibile, il pepe di Kampot è un incontro da non mancare. Questo pepe ha una storia antichissima, precedente anche la civilizzazione di Angkor, con piantagioni sul suolo cambogiano descritte già nel XIII sec. da viaggiatori cinesi. A rendere unico il pepe di Kampot anche il fatto che viene coltivato secondo i
metodi tradizionali tramandati da generazioni di coltivatori, senza l’uso di pesticidi o altri prodotti chimici. Scoprire come viene coltivato il pepe a Kampot è stato un lato sorprendente della nostra viaggio. Abbiamo potuto degustare le varie qualità di pepe, in particolare quello rosso, bianco e nero. Quello fresco salato e quello lungo rosso, aromatizzato. Insomma una esperienza unica, che solo la specificità del luogo poteva darci. Raggiungerla non è stato molto agevole, 23Km, otto dei quali in sterrato alquanto sconnesso, ripagati dalla vista di un bel lago "Secret Lake" e dalla bella esperienza fatta nella farm. Ci contraddistingue la curiosità, essendo relativamente vicini a Kep, che sarà la nostra prossima tappa, non ci facciamo sfuggire l'occasione per andare a fare una visita in anteprima.
Vai di scooter, altri 21Km. Arriviamo che è l'una circa, il paese ci fa subito una bella impressione, una spiaggetta molto curata e pulita come tutto il resto. Ne approfittiamo per degustare subito qualche piatto di pesce, non restiamo delusi, moooolto buono. La curiosità ce la siamo levata, l'appetito
pure, è ora di rientrare. Direzione saline, strada per Kampot, 26Km. La strada stavolta è tutta in asfalto, quindi si va spediti, in men che non si dica siamo alle saline. Essendo di un paese (Assemini) famoso anche per le sue storiche saline, non mi aspetto molto da questa
visita, sbagliato! Intanto le vasche dove evapora l'acqua sono molto più piccole rispetto a quelle che conosco io, ma soprattutto, il lavoro viene svolto completamente a mano. Straordinario, probabilmente lo stesso lavoro che facevano i lavoratori delle nostre saline all'inizio del secolo, usando attrezzi semplici e artigianali. Un viaggio nel tempo inaspettato. Percorriamo i sei, sette, chilometri che ci separano da Kampot fiancheggiando il fiume, passando per una zona residenziale molto bella. Belle case sulla sponda del fiume e grosse banche dalla parte opposta della strada e infine la nostra zona vicina al vecchio ponte di Kampot. Siamo nuovamente nel centro città. Qualche centinaio di metri e siamo in hotel. Siamo un tantino stanchi, abbastanza impolverati  per i chilometri percorsi in sterrato, per cui doccia e qualche ora al fresco e relax in camera. La sera andiamo a cercare un localino fresco e ventilato in riva al fiume, cenetta, passeggiata e si rientra. Anche oggi è andata, domani trasferta a Kep. Buonanotte.


20 marzo 2019. Kampot - Bokor e parco


Ieri sera, alla fine, abbiamo deciso di andare al parco del Bokor. Stamattina quindi, armati di scooter perché i km da fare sono circa 40, solo per arrivare al parco, ci dirigiamo lì. Partiamo intorno alle 8.30. L'ingresso al parco, totalmente gratuito, dista circa 7 km dalla città di Kampot ma da questo si devono
percorrere altri 30 km per arrivare in cima al monte Bokor, laddove ci sono i resti della stazione climatica che costruirono i francesi, come ho accennato ieri. La strada da percorrere è fatta di tornanti di ottimo asfalto; tutto pulito e assolutamente fuori dal contesto, sembra una delle tante strade di montagna del nord Italia. Intorno una vegetazione sfavillante ne fa da cornice. La temperatura effettivamente cambia; dal caldo torrido della città si arriva ad avere anche un pochino di freschetto...finalmente. Poco traffico e strada davvero scorrevole, Gigi si diverte come un matto con lo scooter.
Prima di arrivare in cima (circa 1050 metri) si erge un grande Buddha su una collinetta dove alcuni seguaci sono già in preghiera. Come vi abbiamo già raccontato, una delle cose che ci lascia più attoniti è la devozione maniacale dei buddisti. Turisti che siano, arrivati con un bus da tour turistico, in visita ad un museo o in qualunque posto non prettamente dedicato, se trovano un Buddha si prostrano e pregano; integralisti buddisti; la cosa migliore è che, almeno loro, non si fanno saltare in aria e non uccidono in nome di un dio. Andati oltre, mentre si raggiunge la cima si incontrano gli edifici della stazione climatica ormai abbandonati alla foresta. C'è un belvedere in prossimità di un grande edificio chiamato Black House perché in parte era ricoperto di legno scuro; più avanti di qualche km i resti di una scuola e di un casinò. Ruderi di un passato sicuramente  sfarzoso, ormai lontano. Sono diversi i punti panoramici per strada, uno di questi è in un monastero chiamato Wat Sampov Pram pagoda.Secondo uno studio, la pagoda non è molto vecchia, ma piuttosto nuova.
Fu costruita nel 1924 dal re della Cambogia, Preah Sisovath Monivong, quando l'amministrazione della colonia francese sviluppò la zona di Bokor nel villaggio per le vacanze al fresco. All'epoca, quell'amministrazione francese fornì al re di Cambogia un posto per costruire il suo palazzo sulla cima della montagna; perciò, il re decise di costruire questa pagoda sul
terreno adiacente a cinque rocce stranamente scolpite, che sembrano cinque barche a vela. Infatti in molti siti web questo tempio viene denominato Wat Sampov 5 Pagoda. Alcuni monaci ci vivono nel quotidiano e tanti pellegrini vengono qui a fare la scampagnata religiosa. Continuando il nostro percorso ci imbattiamo in, in una nostrana chiesetta cristiana. Eccola lì, carina, carina, molto vuota e ormai rudere di pietra. Fu fatta costruire dai francesi nel 1920, probabilmente stanchi di avere sempre Budda tra le cosiddette. All'interno c'è un piccolo Cristo crocefisso, il Cristo sacro cuore al centro, San Giuseppe e la Madonna; faccio la mia preghiera di ringraziamento,
soprattutto, e si prosegue. Oltre la vetta non c'è altro, strada asfaltata che taglia la foresta. Ecco allora che cosa è davvero questo “Parco”: una bella strada asfaltata che sale su, offrendoti lo scenario di un bel panorama dai poin views da cui si intravedono, perché il cielo non è terso, le isole vietnamita di Phu Quoc, Koh Seh e Koh Thmei nel golfo della Thailandia. Niente di più. Di parco, come lo si intende, non c'è traccia. Non c'è alcun accesso alla foresta intorno, nessun sentiero, nessuna indicazione e nessun animale che si affacci sulla strada. Insomma è una fregatura per far trascorrere qualche ora ai turisti paganti il tour specifico. Una delle cose ancora più sconcertanti è lo scempio edilizio che stanno perpetrando nella zona, disboscando grandi aree per far spazio a mega hotel con casinò, uno scandalo. E vogliamo parlare della famose cascate? Per accedervi si paga un ticket, direi simbolico, di 50 centesimi, peccato che siano rocce prive di acqua. Diciamo che abbiamo trascorso una bella mattinata in
scooter a scorrazzare per una strada di “montagna” in cui c'è un piacevole refrigerio. Alle 13.30 siamo di nuovo  in città. È davvero carina Kampot; “smurziamo” due cosucce non proprio tipiche, spring rolls e cinnamon rools (non lo traduco perché si conoscono, dai), mentre chiacchieriamo fronte fiume e poi ci rintaniamo in albergo. Un paio d'ore tra social e pianificazione prossime tappe e il tempo passa. La serata si conclude in un localino italiano ben recensito(aimè abbiamo ceduto). Dopo più di tre mesi di sapori buoni ma molto ripetitivi, vorremo disintossicarci un po’ prima di continuare il nostro lungo percorso asiatico. Pasta, vorremmo un piatto di pasta. Carboidrati o non carboidrati non ce ne può fregar di meno, pasta. Abbiamo preso le penne all'arrabbiata fatte con
pomodori freschi. Devo dire non male, soprattutto cottura e sapidita’ ma non c'è storia. Italiano o no, quando non sei capace e non hai passione per la cucina, che fai solo per vile denaro, si vede e si sente; chi poi lo recensisce così ottimamente, vabbè non commento, ma va va. Domani visita alle coltivazioni di pepe, alle saline e tanto altro. Con una bella luna piena andiamo a nanna. Buonanotte 😉

19 marzo 2019. Da Shianoukville a Kampot


Alle 8.30, puntualissimo, arriva il minibus prenotato attraverso Stefano, ieri sera (costo 6 $). Si parte alla volta di Kampot distanza circa 100 km. Il viaggio dura 2 ore e mezza. Il bus era quasi vuoto e spazioso nonostante la trascuratezza, sufficientemente comodo, di colore giallo, sembrava di essere in uno "scuolabus" . Autista normale, almeno uno😅. Siamo a Kampot, ore 11 circa. È una bella cittadina di circa 50.000 abitanti attraversata dal fiume Praek Tuek Chhu. È stata colonia francese fino alla seconda metà del XX secolo ed è famosa per la produzione di pepe; è uno dei più rinomati al mondo, amato dagli chef di tutto il mondo.
Nonostante la devastante distruzione delle piantagioni da parte dei Khmer Rossi per soppiantare il riso al suo posto, ha visto una rinascita memorabile fino ad oggi. Oltre a questa eccellenza, Kampot è la città del Durian, un frutto di aspetto simile ad un'ananas con le “spine”. Questo frutto, simbolo della città, si trova riprodotto in monumento proprio al centro di essa. Non l’abbiamo ancora assaggiato,
nonostante sia presente in tutta l'Indocina; qui sicuramente lo faremo. Il Durian è famoso non solo per l'aspetto ma soprattutto per il suo odore, di cui si dice puzzi come formaggio stagionato e il sapore, che viene definito un misto di acidità e boh, vedremo. Infine, qui ci sono le saline e un famoso parco nazionale il “Preah Monivong”. Questo si trova sul monte chiamato Bokor, a 1040 metri di altitudine, in cui nei prini anni '20 i francesi colonizzatori costruirono un insieme di edifici, una sorta di resort di montagna, di lusso, che serviva loro come rifugio dalla calura della città. Ora è attrazione turistica soprattutto per il parco nazionale in cui si troverebbero diverse  specie vegetali endemiche, ma anche tigri, leopardi, bovini selvatici, zibetti, maiali e gibboni. L'elefante asiatico, in via di estinzione, dicono passeggi nel parco dove ci sono anche belle cascate.
Domani o dopodomani andremo a verificare. Per ora ci godiamo la giornata tra un kebab (oggi cucina mediorientale) e una birra in un bel ristorantino. La sera andiamo a zonzo. Dopo il bellissimo tramonto sul fiume andiamo, al night Market dove c'è soprattutto abbigliamento, niente di rilevante sinceramente. La città è molto carina, pulita e accogliente. Pieno di localini meravigliosi, dal pub al ristorante sulla barca. Molto bella davvero. Domani si va di scooter (5$ al giorno) per raggiungere le località più distanti ovvero le coltivazioni del pepe o il parco. Poi decideremo, a domani.

18 marzo 2019. Shianoukville in scooter


Ieri notte ha piovuto tanto, e per fortuna direi, almeno bagna il terreno. Stamattina il tempo è sereno, c'è un po’ di grigiore ma tanto caldo. Decidiamo di vedere qualcosa in più. Nella nostra guesthouse, Stefano affitta gli scooter per 5 dollari al giorno. Si va di scooter. Direzione città a circa 10 km da quì, dove invece c'è il piccolo villaggio originario, Otres village.
È indescrivibile ciò che stanno facendo gli ormai padroni cinesi: smantellamento di tutto e palazzi, palazzi, hotel, casinò su casinò.
Pensiamo che il loro scopo sia quello di creare una Las Vegas asiatica, ma non sono americani e non credo ci riusciranno. Ci sono gru e operai da ogni parte; polvere, immondezza e cantieri aperti dappertutto, pazzesco. Cerchiamo di vedere la parte costiera e ci rendiamo conto che ci sono bei tratti di costa con belle spiaggette e un bel mare ma ci sono costruzioni fino all'acqua. In alcuni punti, dove ci sono i resort di lusso, la spiaggia è piccola ma pulita, appena dopo, a 10 metri, immondezza a non finire. Insomma, sarebbe una bella costa se fosse ben tenuta e curata sia in
spiaggia che intorno. Spesso sentiamo tanfi di fogna che ci sturano il naso. Gli scarichi sono a mare, capito? I cinesi poi, nella loro mania espansionistica, disorganizzati come sono, stanno facendo solo casini e casinò. Qui c'è addirittura un’ isoletta che è collegata alla terraferma da un ponte: privato! Era una proprietà russa fino a qualche anno fa. C'erano delle famiglie russe “particolari” che si facevano un po di guerra tra loro. Accadde un fattaccio e partirono le
raffiche dei kalashnikov. Via i russi arrivarono i cinesi “particolari” e comprarono tutto. Insomma, questo tratto di costa cambogiana ne ha visto delle belle e ora vede di peggio. Chissà come finirà. Siamo curiosi e ci ripromettiamo di tornare fra qualche anno, giusto per dovere di cronaca😜🤣. Durante il tragitto ed esattamente tra Indipendence Beach e Lomharkay Beach, ci imbattiamo in una comunità di scimmie che vivono praticamente sugli alberi a bordo strada. Sono tantissime e divertentissime.
Si avvicinano ai passanti e spesso attraversano, mettendo in pericolo automobilisti e se stesse. Qualche bambino o anche adulto porta loro del cibo ad esempio banane, popcorn o frutta varia. Prendono delicatamente dalle mani dell'offerente il gustoso dono e lo mangiano avidamente. Sono troppo carine; molte femmine vanno in giro con la piccola prole avvinghiata addosso. I cuccioli sono una meraviglia; saltano e giocano fra loro o con le mamme. Bella esperienza ravvicinata. Dopo aver visto di tutto e di più, torniamo al villaggio dove siamo alloggiati. Anche quì, tra macerie, polvere e cantieri aperti ci sono tanti localini molto carini, compreso quello in cui sabato sera abbiamo fatto tardissimo ascoltando buona musica dal vivo, attorniati da un mondo di occidentali hippies e qualche vecchio babbione divertente, il locale, come ho già scritto, si chiama Straycats, che vuol dire gatto randagio,
esattamente come molti di coloro che lo frequentano. Andiamo a pranzare in spiaggia allo Sam's Beach bar and Bungalow, dove abbiamo mangiato anche nei due giorni precedenti. Ci facciamo due piatti composti con pesce e calamari, verdurine e patate fritte comprese sempre le immancabili birre alla spina (a proposito, 500 ml di draft beer, birra alla spina, 0,75 dollari, circa 65 centesimi di euro). Passa una simpatica donna con un cesto pieno di cannocchie appena cotte, un dollaro l'una. Purtroppo avevamo quasi finito di mangiare  i nostri piatti composti ma non ci siamo fatti pregare troppo dalla simpatica signora e ne abbiamo comprato un numero n, meglio non dirlo🤣🤣🤣sazzagonisi (=gente che mangia troppo). Imbrattati fino alle orecchie ce le gustiamo e facciamo anche le foto con Lady cannocchia, davvero simpatica. Con la pancia piena, più di un litro di birra a testa e felicità, rientriamo nella nostra guesthouse dove Stefano ci accoglie carinamente. Chiacchieriamo un po’ con lui e ci facciamo finalmente raccontare qualcosa in più sui cambogiani e su questo posto. Un caffè espresso, che la fidanzata prepara magnificamente e arriva la sera. In camera ci aspetta una doccia mega e i bagagli da preparare perché domani mattina ci spostiamo verso altra meta.

16 e 17 marzo 2019. Otres Beach, Shianoukville.


Queste due giornate le abbiamo dedicate a stare a fare un ca…, al mare.
La mattina, dopo colazione e gran calma in tutto, manco fossimo giamaicani, ci sitemiamo alcune cosucce: blog, foto, itinerari prossimi, prenotazioni e così via. Intorno alle 12.30, attraversata la strada, siamo in spiaggia.
Andiamo a fare una passeggiata verso i ristorantini e quì, fronte mare, mangiamo. Dopo, sbragati nei lettini da spiaggia (sono gratuiti) ci facciamo una pennichella. Intorno alle 17.30 passano due ragazzi, un ragazzo ucraino e una ragazza brasiliana che ormai vivono in Italia da 15 anni; lei addirittura in Val Pusteria da 15 anni😱; ma ve la immaginate una brasiliana in Val Pusteria? Eppure è molto felice di vivere lì. Sono due giramondo giovanissimi, avranno si e no 25 anni che si mantengono durante i viaggi facendo lavoretti. Qui lavorano per una
pasticceria e la sera portano i dolci in spiaggia, li vendono ad un dollaro e 50 l'uno. Donuts al cioccolato (ciambelle americane),  Chocolate brownie (torta al cioccolato), torta al limone e una specie di tortina/babà al liquore con ripieno di crema al frutto della passione… una goduria🤤. Noi, ovviamente, non possiamo non aiutare dei bei giovani, puliti e carini, a viaggiare e quindi facciamo il sacrificio🤥 di chiacchierare un pochino con loro e comprare i dolcetti. Insomma due belle giornate di sole, mare e relax. A cena, la sera del 16 torniamo al Moon Shack, dove abbiamo
mangiato la sera in cui siamo arrivati. Dopo cena andiamo a sentire musica dal vivo in un locale sui generis che, guarda caso, si chiama Straycats (gatto randagio). La cena del 17 marzo invece sarà la pizza. Come sempre buona; in una pizzeria/ristorante che si chiama “Invito”(era di gestione italiana in origine, ora gestito da tailandesi) il pizzaiolo lavora la pasta come vediamo fare ai grandi pizzaioli, la apre e la lancia in aria facendola roteare; alla fine delle evoluzioni e della cottura nel forno a legna, la pizza è ottima.
La nota stonata di tutto è, purtroppo, ciò che è intorno a noi. Lavori in corso, polvere e immondezza non mancano mai. Peccato davvero.



15 marzo 2019. Da Phnom Penh a Sihanoukville

Stamattina lasciamo la bella e bizzarra capitale per dirigerci a sud, sulla costa. La nostra intenzione è quella di stare un pochino al
mare, che ci manca assaiiii. Tutto questo caldo senza mare, per noi sardi, è una tortura. Direzione Sihanoukville. È una città portuale affacciata sul golfo del Siam. Le sue spiagge sono sempre state una meta turistica molto importante, soprattutto per gli stessi cambogiani. Il resto del mondo si è affacciato qui negli anni 2000, facendola diventare una delle mete più ricercate. Ha avuto un boom economico/turistico fino a qualche anno fa. Circa due anni fa sono arrivati i vicini cinesi ad acquistare praticamente tutto.  Da meno di due anni sono scappati quasi tutti gli operatori stranieri, compreso 12 strutture alberghiere e di ristorazione italiane. Ora è un cantiere aperto, lavori in corso e polvere, é veramente un gran caos. Nel web ne parlano tutti male, ma noi volevamo vedere con i nostri occhi. È vero, ma non é solo questo. Di fronte a Sihanoukville ci sono delle bellissime isole dove poter soggiornare per una bella vacanza al mare. I costi dei resort sono abbastanza alti per i parametri cambogiani, ma se è la vacanza dell'anno, magari ci sta.
Qui invece sulla penisola non si sta malissimo come dicon tanti. Certamente la polvere è  dappertutto; lavori in corso e cantieri aperti in ogni dove, però a noi è andata bene.
Siamo a Otres 2,  la striscia di spiaggia più tranquilla della zona; una lunga lingua di sabbia finissima, abbastanza pulita con un bel mare (e lo diciamo noi sardi!) da vivere. Sinceramente, girando per i mari del mondo, abbiamo visto di peggio. La stessa blasonata Playa de Carmen nella penisola dello Yucatan, in Messico, in confronto è un emerito cesso. Quindi, è sempre tutto relativo nel giudicare cose luoghi e persone. Ognuno si porta dietro il proprio bagaglio di conoscenze, esperienze e soprattutto capacità o meno di dissociazione dal proprio vissuto socio/culturale. Mi spiego meglio; se sono sarda abituata ad avere il mare più bello del mondo intorno a me ovviamente dovunque io vada lo relazionero' con esso e la partita sarà impari. Ma se ho viaggiato abbastanza e ho visto altre realtà saprò che si, il mio mare rimarrà il più bello del mondo ma ce ne sono altri che meritano. Bisogna comunque sempre toccare con mano. Per arrivare qui abbiamo impiegato 6 ore di Van Ford Transit, 13 posti, pieno fino all'orlo di bagagli che non lasciavano molto
spazio alle gambe. L'autista, un giovane "temerario" (io lo definirei diversamente) e incosciente, correva come un matto e prendeva ogni buca e fosso senza riguardo, né per la macchina tantomeno per noi passeggeri anzi; se poteva tornava indietro a prendere quelli evitati🤣, come la formosa scena di Aldo, Giovanni e Giacomo nello sketch " La Subaru Baracca" in cui Giovanni prendeva in pieno gli animali, compresa la famiglia di ricci,  tornando indietro a schiacciare i superstiti 😂. Sorpassi a destra e sinistra invadendo spesso anche la corsia opposta. Le auto, della corsia opposta, gli
facevano gli abbaglianti ma lui ci dava dentro e le sfiorava, un matto; nonostante ciò delle 4 ore previste (partiti alle 8.00 dall'hotel) ne abbiamo impiegato 6, arrivati alle 14, comprensivo di due soste tecniche; agenzia CTT. Il tutto è costato 12 dollari a testa, dall'albergo di Phnom Penh alla cittadina di Sihanoukville. Da questa abbiamo dovuto prendere un tuk tuk per raggiungere la nostra guesthouse che sta sulla costa, pagato 4 dollari per trasporto. Alloggiamo nella Arni's Rest Guesthouse, gestita da un giovane italiano, Stefano, e la sua gentilissima fidanzata cambogiana. Molto carino ed essenziale, a 100 metri dalla spiaggia. Facendo una lunga passeggiata ci siamo resi conto che questo tratto di spiaggia è, secondo noi, uno dei più belli. Pulita la spiaggia, pulito il mare, alberi che creano ombra assolutamente utile nelle ore caldissime e poi, soprattutto, sta tra il caos della città che si vede in lontananza alla nostra dx, con i suoi
palazzoni affacciati sulla spiaggia,  e i resort più frequentati sulla sinistra. In questi ultimi si trovano anche  ristorantini e lounge bar attrezzati di lettini e sedie sdraio. Ovviamente in uno di questi ci fermiamo e beviamo una birra fresca godendo del nuovo tramonto, sull'oceano. La serata la concludiamo nel villaggio vicino alla guesthouse, in un ristorantino suggerito da Stefano, dove con 15 dollari totali finalmente mangiamo pesce:  buono, pesce grigliato, semplice, salato al punto giusto, accompagnato da calamari spadellati con aglio e verdure, patate arrosto e un litro e mezzo di birra ghiacciata.

13 e 14 marzo 2019. In giro per Phnom Penh tra mercati, tempio e Mekong.

In questi ultimi giorni di permanenza qui, ci dedicheremo a scoprirne i meandri. Intanto iniziamo con i mercati; ce ne sono diversi e in diverse parti della città: c'è quello russo, quello centrale, quello
notturno e altri simili. Il mercato russo deve il suo nome al fatto che negli anni 80 gli espatriati russi venivano qui a comperare. Quello centrale si chiama così perché sta al centro della città. Quello notturno, indovinate perché si chiama così. Ce ne  almeno altri due molto grandi e tanti minori ma sinceramente ci bastavano questi. Sono enormi e trovi davvero di tutto, dalla carne alla parrucchiera, passando per le gioiellerie e i pescivendoli, senza dimenticare manicure e pedicure. Souvenir a prezzi stracciati marche e griffe taroccate di tutti i generi. Ormai siamo abbastanza abitati a questa specificità asiatica ma c'è sempre qualcosa di nuovo da vedere. La sera giriamo per le strade e ci rendiamo conto che qui è peggio di Bangkok a prostituzione. Non c'è una o due strade dove trovarle,
ma interi quartieri. Sempre la stessa solfa: massageee o hellooo, donnine giovanissime e pronte a tutto pur di guadagnare facile. Ritroviamo con "" piacere"" i rincoglioniti che vengono qui a fare sesso o a trovarsi la badante bag.. Insomma, squallore puro. Per il resto la città è molto accogliente, abbastanza sporca in alcuni punti ma facilmente fruibile. I locali, intendo le persone del posto, sono sempre molto accoglienti e si nota subito la loro abitudine a trattare con turisti di tutto il mondo. La maggior parte conosce l'inglese e sono soprattutto molto disponibili.


14 marzo 2019, oggi visita al tempio della città, il Wat Phnom. Situato in cima a una collinetta alta 27 metri, Wat Phnom è l'unica "collina" in città. Secondo la leggenda, la prima pagoda su questo sito fu
eretta nel 1372 per ospitare quattro statue di Buddha depositate qui dalle acque del fiume Mekong e scoperte da Lady Penh. Da qui il nome della città Phnom Penh o "collina di Penh". Un dollaro a testa per l'ingresso e tante cose da vedere. Non parlo del sito in se, carino, ma niente di rilevante, ma della vita attorno ad esso. Benedizioni strane da parte di pseudo santoni, donazioni di denaro e beni alimentari; santoni/sacerdoti "in borghese" che, mentre tutti pregano o si fanno benedire dai "" colleghi"" con tanto di incensi accesi e budda, contano i soldi offerti🙏. È Tutto molto interessante, direbbe Rovazzi. Nel giardino attorno, molto carino, si trova un grande orologio e una scultura in paglia di un grande cane...boh. Usciti da lì, non prima di aver visto
un serpente verde bellissimo lottare con una specie di grande lucertolona grigia con i pois arancioni sul tronco di un albero maestoso, andiamo al mercato lì vicino. Scene fantastiche, nel vero senso della parola, forse con qualche immagine riusciremo a descriverle. È ora di metter nello stomaco qualcosa, oggi coreano, zuppa dal nome improponibile e polpettine, davvero ottimo. Serata conclusiva con tanto di tramonto in battello sul Mekong. Con 5 dollari comprensivi di bevanda a scelta, puoi fare il tour in barca, sul Mekong, per un'ora. Bellissima sensazione di completo rilassamento; sarà la barca, la serata calda o la birra, ma ce la godiamo. Finiremo la giornata cenando indiano: Palak panee, Masala Dal, Naan, roti, Momo e la nostra, poco indi, birra.

Piccolo video che racconta il nostro passaggio a Phnom Penh. Link sotto
https://youtu.be/WvDMQ-KVz7E