"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"
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24 febbraio 2019, Wat Phou - Pakse

Squilla il telefono in camera, guardo l'orologio, sono le 8.00: “good morning the motorbike is here!”; azz.. Ieri abbiamo prenotato uno scooter, con consegna prevista intorno alle 8.00 ma non pensavo fossero così puntuali. Mi metto addosso qualcosa e vado giù a concludere la consegna. Tutto ok. Caschi e scooter ci attendono. Sarà nostro per tre giorni, al costo di 50.000 Kips al giorno. Facciamo colazione e partiamo alla volta di Wat Phu, il sito archeologico più importante della regione e patrimonio dell'UNESCO. Dista 45 km da dove siamo alloggiati e quindi prevediamo un viaggio di circa un'ora. Facciamo il pieno con 2 euro (20.000 Kips) e si va. Come previsto arriviamo dopo un'oretta, la strada percorsa è molto ben messa,
probabilmente è privata perché, oltre questa buona impressione, ci sono dei caselli per il pedaggio, i due ruote sono esenti. È molto piacevole da percorrere perché è fiancheggiata da un lato dal fiume Mekong ed i suoi immancabili scenari, tra pescatori e isolotti, dall'altro da   risaie verdissime e altre coltivazioni come grano e granturco. Arriviamo al sito, sono le 10.10. Il caldo è già pesante. Parcheggiato nell'apposito spazio
riservato agli scooter, prezzo (5000 Kips), proseguiamo per la biglietteria, ci sorprende la cifra d'ingresso, abbastanza alta per questo paese: 50.000 Kips a testa, ovvero 5 euro a testa; vabbè è patrimonio UNESCO ed è un sito di grande rilevanza. Una “navetta” ci attende per portarci alla base del sito. Il Vat Phu, in questa zona tempio si scrive Vat e non Wat, è un tempio situato nei pressi di Champasak, sulla sponda destra del Mekong. Il nome, in lingua Lao, significa Tempio della montagna, deriva dal fatto d'essere stato costruito sulle pendici del monte Kao. La montagna possedeva un particolare significato in antichità, in quanto, la particolare forma del suo picco, ricorda il lingam ovvero la forma fallica sotto cui viene spesso adorato il dio indù Shiva. Per
questo motivo, la montagna era chiamata, nelle antiche iscrizioni Khmer, Lingaparvata, ovvero Montagna del Lingam, ovvero Montagna del Cazzo 😂😂😂. Nell' XI secolo venne trasformato in un luogo di culto buddista. Il sito è molto interessante e merita di essere visitato, ma altresì, meriterebbe di non essere visitato. E qui vorrei sfogare il mio, concedetemelo, incazzo. Io non sono archeologo e non ho competenze in materia ma vedere un sito di tale importanza abbandonato all'incuria, mi fa adirare. Immondezza in ogni dove, la plastica regna sovrana, la merda di vacca pure, è un pascolo libero e le bestie gironzolando ovunque. Gli addetti al “patrimonio dell'UNESCO” sono invisibili, in compenso ci sono tante bancarelle di doni per Buddha o souvenir. Nessuno che si prenda la briga di ripulire,
veramente uno schifo. Scendiamo i gradini, non sono pochi, che ci hanno portato fino alla sommità del complesso; visita al piccolo museo e via. Due ore e mezza sono passate veloci e assolate, lo stomaco reclama. Ci rimettiamo in sella al prode destriero e ci incamminiamo sulla via di ritorno. A pochi km, di passaggio, c'è un Buddha incastonato tra due alberi. Ci fermiamo un po’, facciamo due foto e, oltre alla bellezza degli alberi, non c'è altro. Ajo’, via di qua. A circa una ventina di chilometri vediamo per caso (culo direi) un'insegna con scritto ristorante, stranamente in inglese. Non si vede dalla strada perché è sul fiume. Si tratta di tre grandi chiatte galleggianti,  la centrale, dove c’è l'ingresso, ha tavoli, sedie e tanta gente (chiassosa); quella di sinistra, un po più piccola, ha tavoli bassi, senza sedie e le persone siedono per terra su grandi stuoie,Japanese Style; l'altra
ancora, ospita cucina e bagni. Tutti gli scarichi, d'acqua e non solo, rigorosamente sul fiume. Ci accorgiamo di essere delle mosche bianche perché c’è solo gente locale. Diverse tavolate piene di gente che ci guarda un po sorpresa. Stanno festeggiando qualcosa ma non capiamo cosa. Sicuramente si tratta di persone abbastanza abbienti, lo si deduce dagli abiti che indossano e dalle macchine parcheggiate.
L'ambiente è festoso e bevono come spugne, birre a cascioni(casse piene), sia uomini che donne. La birra è a temperatura ambiente e quindi usano mettere ghiaccio dentro ai bicchieri e versarla dentro, è un uso molto diffuso quello di consumare così la birra, che addirittura bevono con la cannuccia; l'avevamo già visto, inorriditi, da altre parti del Laos. Tra risate, brindisi e chiasso dei commensali vicini, noi ordiniamo pesce. Pesce che portano già tagliato, fritto/grigliato accompagnato dal riso glutinoso, appiccicoso, che qui sostituisce il pane e difatti si spizzica con le mani e si mangia intriso nelle salsine o negli intingoli delle portate, esattamente come facciamo col pane. Per giusta informazione, si chiama glutinoso perché in latino  "gluten" significa colla, infatti è appiccicoso; il riso ( lo sanno bene i celiaci) NON contiene glutine. Una delle tavolate più vicina ci coinvolge e tra brindisi e karaoke, di cui sono patiti, la finiamo a divertirci con loro, che non parlano una parola di inglese, solo laotiano come hanno detto a Robi. Ci offrono la birra, la frutta; le donne vogliono fare le foto con me, ridono e sono estremamente cordiali e simpatici, vorrei
precisare che non sono ubriachi, solo felici e spensierati. Finito il pranzo festaiolo ci rimettiamo in cammino. Arrivati in albergo alle 15.30 circa ci rintaniamo in camera. Il caldo è terribile. Così per caso veniamo a sapere che nell'attico, un piano sopra al nostro, c'è la piscina: nooo, e ce ne possiamo privare? Messo il costume, preparate due tazze di caffè saliamo su: bellissimo. Delle sdraio ci aspettano, i teli sono in dotazione all'albergo. Tuffo ristoratore, caffè, blog e così staremo fino al fantastico tramonto che vedremo proprio da quassù. Alle 18.30 scendiamo in camera e tra doccia e riordino si arriva all'ora di cena. Si va alla ricerca di qualcosa di buono, facile da trovare qui. La giornata finisce così, tra storia, incaz…,risate e tramonto da ricordare.