"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"
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26 febbraio 2019. Bolaven Pateau - Pakse

Ultimo giorno a Pakse. Dedicheremo la giornata ad una delle maggiori attrazioni della provincia del Champasak, il tavoliere di Bolaven, a circa 40 km da Pakse in direzione Paksong, cittadina che sta a 1300 metri di altitudine. Armati di scooter ci prepariamo ai 40 km da fare. La giornata è meno ventosa ma la foschia mattutina è sempre presente, la
temperatura è ottima, caldo sopportabile, si parte. La strada per questa piana, che sta ad est della città, è assolutamente ben percorribile, nuova e larga. Fiancheggiamo diverse scuole primarie e villaggi di cui uno, in particolare, specializzato nella lavorazione del bambù intrecciato da cui si ricavano manufatti di uso quotidiano, dalle gabbie per i volatili ai contenitori per cuocere il riso. Poco prima di arrivare alla meta prevista, ci fermiamo in una delle tante piantagioni di caffè con annesso il loggiato bar.
La Piana del Bolaven è nota per la presenza di cascate e soprattutto per le coltivazioni del tè e del caffè, uno dei più cari al mondo. Ci sono coltivazioni di Arabica e di Robusta dappertutto. All'interno di questa piantagione, in cui ci siamo fermati, percorriamo diversi centinaia di metri tra le coltivazioni e rimaniamo particolarmente affascinati dalle piante dei due aromi. La Robusta è bellissima, ha le foglie di un verde brillante, grandi, ovali, morbide e pendenti, col bordo leggermente ricciato. L'Arabica invece sembra una pianta nostrana, molto
comune, con foglie più piccole e rigide al tatto e di un verde più scuro. Tra i rami e tra le foglie ci sono i chicchi freschi, delle bacche rosse. Queste, una volta diventate nere, vengono colte e lasciate essiccare al sole. Una volta essicate si sbucciano e viene fuori il chicco, che però è chiaro; sembra mezza arachide. Questi chicchi vengono poi tostati e sono pronti per la macinazione. Il tè invece ha una procedura di lavaggio foglie, macerazione, ossidazione ed essiccazione (non ci hanno spiegato niente, tutto dedotto dai disegni sulle lavagnette). Ci siamo dati al caffè ovviamente; abbiamo assaggiato un espresso Arabica e uno Robusta (1 euro ognuno, come stare a casa). Il primo era esattamente come il nostro caffè del bar, niente di rilevante, leggermente asprigno e forte; il secondo era leggerissimo e quasi insapore. Insomma,
tra le varietà di caffè, il sapore dipende da tostatura e capacità di preparazione, quindi solo un grande intenditore potrebbe saper notare e valutare qualità e differenze sostanziali. Continuando il cammino e arriviamo alla nostra tappa: la cascata più alta che c'è, la Tad Fane. Parcheggio motorino 5000 Kips, ingresso 10.000 Kips a testa. Un breve tragitto tra la vegetazione della foresta dove sentiamo un ... “antifurto”; è un insetto simile ad una falena che 'grida' e fa un rumore pazzesco, assordante. È presente un po dappertutto sulle piante della zona e purtroppo vola via non appena ti avvicini. Per quanto riguarda la cascata invece, in verità sono due cascate gemelle, quasi speculari, di due corsi d'acqua, che si tuffano insieme per fare un salto di 120 metri. Molto belle e suggestive. Torniamo in sella e continuiamo: altra cascata, la Tad Yung, più piccola della prima ma molto carina, costo di ingresso uguale alla prima. All'ingresso, tra le bancarelle di souvenirs, vediamo delle tessitrici che lavorano su un telaio “portatile”. Stanno sedute in terra e lo trattengono con piedi e mani. Ancor più singolare la presenza di donne di etnia Kathu, che vivono in quest'area;
piccolissime di stazza, vestite con abiti tipici laotiani e dotate di espansore in avorio ai lobi delle orecchie, sorridenti e pronte a farsi fotografare. Superato l'ingresso percorriamo un sentiero tra la foresta e scendiamo ad ammirare la cascata. Foto di rito e ripartenza per l'ultima cascata che visiteremo, una cascata minore ma altrettanto suggestiva, la Tham Champee, il costo d'ingresso cambia, tutto 5000 Kips (parcheggio ei nostri due ingressi). Sono le 14.30 e decidiamo di rientrare con tranquillità a Pakse. Ci aspettano i 40 km da
percorrere. Arrivati ​​nei pressi della città ci rendiamo conto della differenza di clima dovuta all'altitudine; qui c'è un caldo boia. Gironzoliamo alla ricerca di qualcosa da mangiare ma non abbiamo voglia di niente di caldo. I gelati qui scarseggiano e la colazione abbondante ci sostiene ancora, quindi direzione hotel, piscina e relax fino a sera. Dopo la sacrosanta doccia si va al Daolin a gustare la loro ottima cucina. Domani trasferimento per l'ultima tappa del nostro viaggio in Laos, le 4000 isole.