"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"
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2 marzo 2019. Don Khon - visiting Don Det


Le giornate sono sempre bellissime. Caldo torrido ma la costante presenza del fiume ci dà respiro. Decidiamo di continuare ad ispezionare la parte restante dell'isola, verso sud. Riprendiamo le bici e iniziamo a pedalare. Le

strade sono molto pietrose, quindi, sembra di avere un motopicco. Ormai conviviamo con polvere, caldo e sudore. Nel nostro girovagare, ieri, abbiamo incontrato un sardo, un ragazzo sardo di San Sperate, Alessandro. Oggi ci imbattiamo proprio in lui che rientra dal punto da noi prefissato per oggi. Ci dice che non c'è più possibilità di inoltrarsi e che ad un certo punto la stradina è interrotta da un ponte diroccato. Ovviamente si torna indietro per percorrere la strada alternativa, Alessandro viene con noi. Siamo in tre e chiacchierare con un sardo, vicino di casa, viaggiatore e curioso come e più di noi, ci fa tanto
piacere. Arrivati, pedala, pedala, dove volevamo, ovvero alla parte estrema a sud, ammiriamo lo scenario da un molo dal quale parte il tour per vedere i famosi delfini dell'Irrawaddy. L’irrawady per noi è uno dei bellissimi ricordi del Myanmar, è il fiume che percorremmo, in battello, nel tragitto Bagan/Mandalay. Il nome attribuito a questo mammifero deriva dal fatto che fu avvistato per la prima volta lì, in Myanmar, nell'Irrawaddy. Questi delfini sono stanziali anche in quest'area e spesso vengono avvistati. È molto diverso da quello comunemente conosciuto, il suo nome scientifico è Orcaella Brevirostris ed è simile al Beluga. Il nome scientifico deriva dal fatto che è imparentato con l'orca e che ha il muso corto, dal latino brevi rostris, dal rostro (muso) corto e qui Piero Angela si ritira. Comunque non li abbiamo visti🤣. Per vederli o sperare di vederli, prenderemo un battello nei prossimi giorni e vi racconteremo. Per ora stiamo ad ammirare lo scenario dal molo; è davvero bello quì, sembra un lago anzi una laguna.
Affiorano ciuffi di isolotti qua e là e l'acqua ne fa da specchio. Riprese le bici torniamo indietro, ormai abbiamo esplorato in lungo e largo Don Khon. Ci rimane l'isola ad essa collegata da un ponte: la caotica, irriverente, hippie, Don Det. Attraversiamo il villaggio della nostra isola, il ponte, e siamo a Don Det. Percorriamo la via centrale, anche questa sterrata ma più regolare, é molto carina, molto più accogliente di Don Khone; ci sono guesthouse, piccoli alberghetti, uffici turistici con parvenza di uffici
turistici, sembra davvero ben organizzata. La cosa migliore poi è che si affaccia su un angolo di Mekong molto più suggestivo della nostra zona. Isolotti e verde ci appagano la vista. Non vediamo né ci accorgiamo di questa descrizione fatta da molti, sul web, della sua stravaganza, anzi. Probabilmente la sera si anima un bel po’ ma sinceramente se l'avessimo vista prima saremmo rimasti qui; per le serate “mondane da sballo”, laddove ci fossero realmente, basterebbe semplicemente evitarle.Ci piace
tanto Don Det. Ci fermiamo per un panino e birra fresca, che con un po di difficoltà troviamo, perché la pigrizia innata di questa gente è veramente esagerata. Alessandro è sempre con noi, un'ottima compagnia. Ci dà suggerimenti di viaggio, scambiamo tante riflessioni importanti sulle impressioni di viaggio e arriviamo spesso alle stesse conclusioni, soprattutto sui laotiani: sono delle MER.. . §«¬¿|§ E !!! Se qualcuno avesse un'opinione diversa prego contattarci perché vorremmo sapere che film ha visto. Per
rientrare da noi prendiamo la via parallela, che fiancheggia il fiume. Molto scenografica, bellissimi scenari. Foto e foto, anche quando troviamo, sulla stradina, una carbonaia. Non è una donna che vende carbone ma un manufatto in cui si produce il carbone vegetale in modo artigianale. È una cupola alta circa un metro, fatta di un impasto di argilla e fieno, dentro cui si mettono pezzi di legna che vengono carbonizzati, per il procedimento andate a leggere Wikipedia 😉 . OK, arriviamo all'alberghetto che ci ospita, fronte fiume. Salutiamo Alessandro, che domani partirà per alti lidi, con la promessa di rimanere in contatto e soprattutto di vederci in Sardegna per scambiarci opinioni davanti ad un buon bicchiere di birra o il nostro buon vino e i nostri desiderati formaggi; a proposito qui non esistono e ci mancano tanto. Un'altra cosa che manca in queste due isole è un ATM (Bancomat), quindi venite con contanti.

27 febbraio 2019. da Pakse a Don Khon

Ore 7.00 sveglia. Dopo colazione e check-out hotel, si riparte. Strano
ma vero, il tuk tuk arriva puntualmente alle 8.10. Dobbiamo essere alla stazione bus entro le 8.30.  Durante il tragitto di qualche km carichiamo altre 4 persone con relativo bagaglio. Fortunatamente arriviamo puntuali per la partenza delle 8.30 in bus. Si parte. Solita storia, l'autista si ferma per una commissione in un negozio di dolciumi e poi riparte. Dopo un'ora, altro stop; sarebbe lo stop di cortesia per far fare  i bisogni e le compere ai turisti trasportati ma non ci illudiamo; si è fermato per 10 minuti con questa scusa ma in realtà doveva scaricare ciò che aveva comprato nel negozio di dolciumi di prima, scatole di qualcosa che aveva stipato nel portabagagli. Comunque, meno male che il punto di imbarco per le isole, Ban Nakasong, è vicino. Solo due ore di bus e ci siamo. È un piccolo
villaggio  il cui molo è punto di arrivo e partenza da e per le isole. Le 4000 isole, in realtà, sono un arcipelago che si chiama Si Phan Don e se anche non è composto da 4000 isole, sono comunque tante.  Il fiume Makong si dirama tra esse e quando è in piena ne sommerge tante. Alcune ne sono esenti e sono stabilmente abitate. In esse ci sono villaggi e scuole ma anche molti resort e attività ricettive e ricreative. Le tre
isole più rinomate, perché più attrezzate di tutto, sono: Don Khong, Don Det e Don Khone, dove prendiamo alloggio noi. La prima è la più grande, si parla di 18 km per 8, ed è anche la più tranquilla, fin troppo. Si dice non ci sia quasi niente se non qualche bungalows e locande ristorante. La seconda è di fronte alla nostra, sono dirimpettaie e collegate da un ponte. Si dice sia la più mondana e "hippie", dove vanno soprattutto i giovani a "" rilassarsi"". La nostra, Don Khone, è una via di mezzo. Da qui si organizzano diverse escursioni e ci sono zone più o meno frequentate. Don Khone (Khon) è ben organizzata e accogliente. Ovviamente i resort, guesthouse e alberghetti sono bungalow di legno o strutture in muratura abbastanza spartane ma molto confortevoli. 
Quasi tutte si affacciano sul fiume, dove la visuale è incantevole. Le stradine interne sono sabbiose e sterrate. Ci sono due scuole e diversi abitanti residenti. Biciclette e motorini non mancano mai. La cosa più divertente è vedere i bambini guidare gli scooter; 125 cc condotti con nonchalance da piccolini, più o meno di dieci anni. Qui, come in tutte le zone da noi toccate, il motorino non è una conquista o un premio ambito, è semplicemente il mezzo per spostarsi, fare commissioni o andare a scuola. Purtroppo l'inquinamento è dilagante ma è un capitolo troppo complesso da toccare. Ma stiamo in tema isola:  ci piace questo posto qua.
Unico "neo" il mio amatissimo caldo; mai chiederò il divorzio, dovessi boccheggiare e morire bollita, però, è davvero quasi al limite di sopportazione, soprattutto perché non c'è il mare dove potersi refrigerare, motivo per cui si trovano  diverse piscine, da noi spesso disdegnate prima d'ora. Nel fiume è meglio evitare di mettere un piede, non è proprio invitante, è marrone. Per giusta informazione, per questo tragitto, dall'hotel di Pakse all'isola, tutto compreso, quindi anche barca dal molo di Nakasong a Don Khone, abbiamo speso 65.000 Kips a testa (6.50 euro) e impiegato 2 ore e mezza. La sera, dopo aver visto come organizzarsi per le prossime giornate, ceniamo in uno dei tanti ristorantini, ma la sorpresa è che c'è un ristorantino indiano, indiano, indiano! Noi adoriamo la cucina indiana e ci tuffiamo dentro. Io prendo un menù vegetariano (troppa carne fin'ora), Gigi il "carniano"😂. Chi conosce la cucina indiana sa di cosa parlo, troppo buona. Alle 21.00 siamo già rientrati dell'alloggio. Qui non si fa vita mondana. La fanno le zanzare per noi, purtroppo la malaria è in agguato. Speriamo bene😐

N.B. SULLE ISOLE NON CI SONO ATM. POTETE PRELEVARE SOLO A BAN NAKASONG!!!!