"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"
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21 marzo 2019. Kampot - Pepe & Sale

Oggi in programma una gita speciale, in scooter tra pepe e sale. Come accennato ieri, oggi si va a visitare una grossa "farm".
Trovandoci a Kampot non potevamo perdere l’occasione di scoprire il vero tesoro di questa zona: il pepe! Il pepe di Kampot è uno dei più rinomati al mondo, immancabile in ogni ristorante francese che si rispetti ed amato dagli chef di tutto il mondo. Grazie alla particolare posizione geografica in cui cresce, tra mare e montagna, al suolo ricco di minerali ed al clima con abbondanti piogge ma anche molto sole, qui il pepe trova un ambiente ideale. Chiamato “re del pepe” per il suo aroma
forte e variegato, davvero inconfondibile, il pepe di Kampot è un incontro da non mancare. Questo pepe ha una storia antichissima, precedente anche la civilizzazione di Angkor, con piantagioni sul suolo cambogiano descritte già nel XIII sec. da viaggiatori cinesi. A rendere unico il pepe di Kampot anche il fatto che viene coltivato secondo i
metodi tradizionali tramandati da generazioni di coltivatori, senza l’uso di pesticidi o altri prodotti chimici. Scoprire come viene coltivato il pepe a Kampot è stato un lato sorprendente della nostra viaggio. Abbiamo potuto degustare le varie qualità di pepe, in particolare quello rosso, bianco e nero. Quello fresco salato e quello lungo rosso, aromatizzato. Insomma una esperienza unica, che solo la specificità del luogo poteva darci. Raggiungerla non è stato molto agevole, 23Km, otto dei quali in sterrato alquanto sconnesso, ripagati dalla vista di un bel lago "Secret Lake" e dalla bella esperienza fatta nella farm. Ci contraddistingue la curiosità, essendo relativamente vicini a Kep, che sarà la nostra prossima tappa, non ci facciamo sfuggire l'occasione per andare a fare una visita in anteprima.
Vai di scooter, altri 21Km. Arriviamo che è l'una circa, il paese ci fa subito una bella impressione, una spiaggetta molto curata e pulita come tutto il resto. Ne approfittiamo per degustare subito qualche piatto di pesce, non restiamo delusi, moooolto buono. La curiosità ce la siamo levata, l'appetito
pure, è ora di rientrare. Direzione saline, strada per Kampot, 26Km. La strada stavolta è tutta in asfalto, quindi si va spediti, in men che non si dica siamo alle saline. Essendo di un paese (Assemini) famoso anche per le sue storiche saline, non mi aspetto molto da questa
visita, sbagliato! Intanto le vasche dove evapora l'acqua sono molto più piccole rispetto a quelle che conosco io, ma soprattutto, il lavoro viene svolto completamente a mano. Straordinario, probabilmente lo stesso lavoro che facevano i lavoratori delle nostre saline all'inizio del secolo, usando attrezzi semplici e artigianali. Un viaggio nel tempo inaspettato. Percorriamo i sei, sette, chilometri che ci separano da Kampot fiancheggiando il fiume, passando per una zona residenziale molto bella. Belle case sulla sponda del fiume e grosse banche dalla parte opposta della strada e infine la nostra zona vicina al vecchio ponte di Kampot. Siamo nuovamente nel centro città. Qualche centinaio di metri e siamo in hotel. Siamo un tantino stanchi, abbastanza impolverati  per i chilometri percorsi in sterrato, per cui doccia e qualche ora al fresco e relax in camera. La sera andiamo a cercare un localino fresco e ventilato in riva al fiume, cenetta, passeggiata e si rientra. Anche oggi è andata, domani trasferta a Kep. Buonanotte.


7 marzo 2019. Siem Reap. Angkor, 2°giorno, Bayon temple.


Stamattina ci prendiamo un po di tempo per rimetterci in sesto e soprattutto per organizzare le prossime tappe. È necessario vedere un po cosa fare, che scelte fare nel nostro percorso in Cambogia. Il nostro viaggio ha diverse tappe prestabilite e precise da toccare ma è anche aperto ad eventuali cambiamenti in corso d'opera dipendentemente da tanti fattori estemporanei. Nonostante lo studio di mesi fatto a casa, avendo libertà di scelte e tempo soprattutto, possiamo cambiare qualcosa. Prendiamo diverse decisioni e facciamo il punto della situazione.
Trascorriamo così la prima parte della mattina. Non paghi della giornata di ieri, avendo lasciato diverse cose da vedere ancora, soprattutto il tempio di Bayon, in cui sono scolpite facce di Budda in ogni lato, alle 11.30 circa, prendiamo le bici, acqua, cappellino e via. Siamo matti: caldo afoso, come stare dentro al caminetto acceso. Alle 12.00 siamo di nuovo al check-in gate, altro timbro, anzi foro sul biglietto in corrispondenza del giorno (ingresso secondo giorno). Iniziamo a girare i siti, il caldo però è davvero pesante; abbiamo alle spalle la giornata di ieri e sinceramente siamo stanchi. Ci fermiamo in baracca per uno shakerato al caffè, ottimo. Gigi si tira su con la frutta, frullato di papaia. Ovviamente usano il
ghiaccio dappertutto e, nonostante le raccomandazioni a non berlo, lo beviamo da molto nelle bevande e non ci ha mai fatto male. Di pomeriggio, finalmente, andiamo a visitare e fotografare il bellissimo tempio dalle mille facce (mille si fa per dire) Indescrivibile. Con un video di immagini forse riusciremo a farvi capire qualcosa. Sono le 16.00, big Ben ha detto stop. Non ne possiamo più del caldo e le gambe cominciano a cedere. Rientriamo in albergo. La sera noleggiamo uno scooter perché nei prossimi due giorni di permanenza qui, vorremmo visitare dei siti più lontani e poi perché domani mattina andremo a vedere l'alba ad Angkor Wat. Ci aspetta una
levataccia, ore 5.00 si parte per essere lì alle 5.20, dovrebbe albeggiare alle 6.00. Stasera abbiamo cenato in un ristorantino molto carino e iper efficiente nonché pulitissimo, si chiama “Try me” (provami), l'abbiamo provato. Abbiamo preso due portate tipiche cambogiane, il Lok Lak, uno spezzatino sofisticato accompagnato dal l'immancabile riso e il Panang vegetable, un insieme di verdure saltate in padella con tofu, speziate e condite perfettamente, accompagnate sempre dal riso. Oggi abbiamo conosciuto la sorella della Angkor beer, la Cambodia beer, alla spina addirittura; che dire, buonissima.

5 marzo 2019. Da Don Khone a Siaem Reap


La giornata di oggi ci vedrà protagonisti in un trasferimento di quelli
impegnativi. Oltre a cambiare “città”, cambieremo pure nazione. Oggi entriamo in Cambogia e lasciamo il Laos che ci ha ospitato, non tanto volentieri, per un mese, l'impressione è questa. Partiamo dal moletto di Don Khone, ci aspettano 400Km circa da fare. Giusto il tempo di fare colazione e la barca viene a prenderci, carica altri passeggeri e alle 8:00 salpiamo. Da questa isoletta arriviamo a Ban Nakasang. Abbiamo fatto i biglietti con AVT, un agenzia che, sulla carta, dovrebbe essere un po più affidabile rispetto le altre.
Prezzo del biglietto da Don Khone a Siaem Reap, 28€ a testa. A proposito, a Don Khon non ci sono ATM (bancomat), quindi prelevate prima di arrivare alle 4000 isole. Tornando al nostro trasferimento, dopo circa 30 minuti di navigazione in barca fatiscente, come tutto del resto, attracchiamo a Ban Nakasong (qui ci sono i bancomat); ci spostiamo per qualche centinaio di metri, un minivan ci attende, pensavamo di avere un servizio un po migliore, non è così. Minivan strapieno; per far salire un passeggero in avanzo ci dobbiamo stringere e per mezz'ora questa sarà la nostra situazione “stretti stretti”. Siamo al confine con la Cambogia.
Per uscire dal Laos troverete degli sportelli, a destra del passaggio obbligatorio, in cui siede la polizia di frontiera. Sono militari scazzatissimi e poco cortesi che hanno, ormai, la consolidata consuetudine di rubare 2 dollari a testa, così, come tangente per poter uscire dal paese. Tutti lo sanno, pochissimi protestano, tutti siamo totalmente impotenti, qui non si scherza. Messi due timbri sul passaporto dati i due dollari a cranio, puoi uscire. Attenzione: vi dobbiamo raccomandare, purtroppo, di fare questo passaggio con questi farabutti di militari, perché, di fronte a questi, sul lato sinistro, ci sono alcuni civili, in apparenza molto gentili, che ti invitano ad affidarti a loro per le procedure di passaggio in frontiera. Questi ti faranno tutto ma facendoti pagare almeno 5 dollari a testa in più. Tutto per due moduli semplicissimi da compilare all'ingresso in Cambogia. Il furto, che non riguarda la somma ma ovviamente il gesto, quindi, è da entrambi i lati.
Lasciato il check point laotiano, facciamo qualche centinaio di metri in una  una landa desolata, non c'è un cane, nel vero senso della parola. Arriamo in prossimità di due edifici pacchiani, simili a pagode, qualcuno ci indica di entrare in uno dei due. Siamo totalmente soli perché il resto della comitiva del minivan probabilmente si è fatta abbindolare da quegli imbroglioni della frontiera in Laos. Entriamo in questo specie di grande ufficio con diversi sportelli. All'interno ci sono anche qui dei militari, faccia cupa, poco accoglienti, poco disponibili. Ci indicano il primo modulo da compilare, molto semplice. Primo sportello: consegna di tutto ovvero una fototessera, 35 dollari, passaporto, modulo compilato. Ti prendono le impronte digitali, ti fanno una foto (non bastava la fototessera) e poi passi allo sportello 2, affianco. In questo, il militare timbra il passaporto. Sportello 3: compilizione e consegna di un altro modulo, simile al primo. 4 sportello ti danno l'ok e ti lasciano andare.
Abbiamo impiegato pochissimo ed è andata bene. Sempre a piedi e sotto il sole, usciamo dal gate e arriviamo all'ufficio AVT: una baracca nella polvere, che vende due biscotti e cucina qualcosa da mangiare qualora si avesse fame. Sono circa le 10.00 e ci comunicano che il bus, anzi minivan (viaggiano solo minivan tra i confini), partirà alle 11.30. Caldo, polvere e attesa. Arrivano anche gli altri dispersi, alle 12.00 si parte. Minivan fatiscente, aria condizionata poco efficiente e con finestini chiusi per la polvere. Fortunatamente il viaggio è “solo’’ di mezz'ora. Stop alla cittadina di Stung Treng. Qui ne vediamo delle belle; turisti in attesa come noi, tutti ammassati in un altro pseudo ufficio ristorante dove dovrebbero essere smistati i passeggeri per le due mete: Siem Reap o la capitale Phnom Penh. Nel frattempo gente del posto che mangia insetti come le api il miele, graditissime le blatte, alle quali tolgono prima le zampette poi giù tutto in un boccone, sgranocchia e vai😱. Alle 14.00, con un'altro minivan leggermente decente, si parte finalmente: destinazione Siem Reap, circa 5 ore di viaggio. Le ore saranno 6; dentro il minivan l'aria condizionata non funziona bene ed è come fare la sauna. Una tappa per i bisogni e per sgranchire le gambe e via di nuovo.
Stranamente qui gli autisti corrono come matti. Assistiamo a sorpassi con sfioro e ci cag… spesso; Aiuto. Il nostro primo tramonto in Cambogia lo vediamo dal finestrino del minivan. Arriviamo sani e salvi alle 19.00. Ci fanno scendere in prossimità di un ufficio dove dei tuk tuk dell'agenzia AVT, gratuitamente, ti accompagnano all'alloggio prenotato, buon servizio. Ovviamente il conducente del tuk tuk si propone come autista e guida per i giorni del tuo soggiorno, per la modica cifra di 20 o più dollari. Ci sembra di essere tornati in Italia con i prezzi dei servizi. Arrivati in hotel, stremati, dopo una doccia da squoio, andiamo a cercare qualcosa da mangiare, to’ una pizzeria con forno a legna. Secondo voi? Era ottima. Ovviamente facciamo conoscenza con la nostra nuova bevanda: la Ankgor beer, buona buona.